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Celebrare la Cena del Signore

 

 

Chi visita la nostra chiesa noterà presto due aspetti dei nostri incontri che si potrebbero descrivere come “non tipici”. Primo, ci incontriamo nelle case piuttosto che in un edificio di chiesa. Secondo, mangiamo un pasto completo ogni domenica. La nostra pratica di incontrarci nelle case è discussa altrove (vedi articolo), e non ne parleremo in dettaglio qui. Questo breve articolo descrive il perché mettiamo così tanta enfasi sui nostri pasti domenicali insieme, e cosa essi significano per noi. 

 

Quando mangiamo insieme ogni domenica, di solito di sera, non è perché il nostro incontro coincide con l’ora di cena. Programmiamo intenzionalmente il nostro incontro verso quell’ora (a volte anche a prenzo, o perfino colazione qualche volta). Per i cristiani, mangiare un pasto insieme durante il loro regolare incontro settimanale è un modo di partecipare in un tempo speciale e significativo di comunione l’uno con l’altro e con Cristo. Questo è il motivo per cui Paolo chiama questo pasto settimanale “la Cena del Signore” (I Cor. 11:20). 

 

I nostri pasti includono molti tipi di cibo che ogni membro si sforza di provvedere affinché ve ne sia abbastanza per tutti da condividere insieme. Ma una parte del pasto, benché non tipica nella nostra società occidentale, ha anche un significato speciale per i cristiani: un pane ed un calice. Pane e vino (o succo d’uva), elementi comuni della pasqua ebraica e di molti pasti del mondo del Mediterraneo, ricevettero un significato speciale da parte di Cristo quando ne parlò come simboli del Suo “corpo” e “sangue” (Luca 22:19-20). Siccome Cristo fece questo, e siccome la chiesa primitiva cercava di seguire questo pattern dando un significato speciale al “calice che benediciamo” e al “pane che spezziamo” (I Corinzi 10:16) noi facciamo lo stesso includendo pane e succo d’uva (che noi crediamo abbia il medesimo significato simbolico del vino in quanto anch'esso il "prodotto della vite", come è detto letteralmente nel testo greco originale, Matt. 26:29; Marco 14:25; Luca 22:18) nei nostri pasti. Essi servono come simboli visibili e tangibili della morte sacrificale di Cristo alla croce e del fatto che Lui è cibo e bevanda spirituale per i credenti (Giovanni 6:26-35, 52-59; I Cor. 10:17). Mangiando questo pasto insieme con la chiesa, il corpo di quelli che condividono insieme la vita in quanto redenti dalla morte sacrificale di Cristo, partecipamo alla comunione l’uno con l’altro e con Cristo Stesso. Anche in connessione alla Cena del Signore come vero e proprio pasto festivo di comunione, questi elementi ci incoraggiano a guardare al Suo ritorno e al glorioso convivio nuziale che tutti i veri credenti godranno con Lui in quel tempo (Matt. 26:29; Luca 22:16; Apoc. 19:9). Sedendoci attorno a dei tavoli, o in un soggiorno, e condividendo questo pasto con questi elementi simbolici ogni settimana in amore ed unità, “proclamiamo la morte del Signore finché Egli venga” (I Cor. 11:26). 

 

Paolo disse in I Corinzi 10:17, “siccome vi è un sol pane [Cristo] noi che siamo molti siamo un solo corpo, perché partecipiamo del solo pane”. Paolo non era fisicamente coi Corinzi quando scrisse questo (stava scrivendo da Efeso), e tuttavia sembra includere se stesso e tutti gli altri veri credenti come facenti parte dei “molti” che sono “un sol corpo” che partecipano dell’ “unico pane”. A motivo di questo, e perché vi sono esempi nel Nuovo Testamento di alcuni cristiani che visitavano delle chiese e che venivano inclusi nella comunione di una chiesa locale non loro (ad es. Atti 20:1-12; Rom. 16:1-2), noi diamo il benevenuto a tutti quelli che sono parte del corpo di Cristo (cioè, tutti i veri credenti), a mangiare la Cena del Signore con noi quando visitano la nostra chiesa. 

 

Di certo nei nostri incontri ci saranno spesso dei non cristiani (come figli di credenti non convertiti, ospiti che sono interessati a sapere di più su Cristo, etc.). Anch’essi sono benvenuti a mangiare con noi, ma a motivo del significato speciale e simbolico del pane e del calice che condividiamo come credenti, chiediamo ai non cristiani di non partecipare a questo aspetto del pasto. A volte questo significherà che i non cristiani staranno a guardare nel momento in cui i cristiani prendono parte a questi elementi insieme. Altre volte i non cristiani passeranno semplicemente oltre questi elementi mentre riempiono i loro piatti con altri tipi di cibo. Apprezziamo a questo riguardo la comprensione e cooperazione di tutti, perché il prezioso significato di questi simboli potrebbe presto sbiadirsi, confondersi o perfino svanire se non viene fatta alcuna distinzione. 

 

Una categoria di persone che non è benvenuta a partecipare a questo pasto è chi si trova sotto la disciplina di una chiesa, essendo stato espulso da una vera comunione cristiana a motivo di peccati gravi abituali o credenze eretiche. Non ci viene permesso di avere comunione con tali “cosiddetti cristiani” a motivo del loro stile di vite e/o credenze che li rendono indistinguibili dal resto del mondo o da chi aderisce a gruppi religiosi non cristiani. Come Paolo disse in I Corinzi 5, “non dobbiamo neppure mangiare con un tale” (v. 11). Chi si professa cristiano ma ricade in questa categoria non sarà meramente escluso dal condividere il pane e il calice o dal mangiare la Cena del Signore con noi, ma non sarà nemmeno il benvenuto a partecipare ai nostri incontri. 

 

Un’ammonizione finale deve essere data a riguardo della partecipazione alla Cena del Signore, ed ha a che fare con chi si professa cristiano e che si comporta in modi che rivelano o conducono a divisioni nella chiesa. Molti dei cristiani di Corinto stavano facendo distinzioni tra se stessi ed altri credenti. Queste divisioni probabilmente avevano a che fare con separazioni dovute a status sociale o livelli economici. Siccome non stavano trattando tutti quelli che erano in Cristo come eguali spiritualmente, il pasto che stavano mangiando quando si radunavano insieme come chiesa non era “mangiato insieme”. Al contrario, mettevano in evidenza la loro distinzione non dando il benvenuto l’uno all’altro e non condividendo il loro cibo ed avendo comunione come un corpo solo. Erano tutti in un medesimo luogo, dando così l’apparenza di essere un solo corpo, ma in realtà erano divisi invece di uniti. 

 

Nel rivolgersi a questi credenti, Paolo dà loro un forte rimprovero (I Cor. 11:17-22) ed un avvertimento: 

 

Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà dal calice del Signore indegnamente sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ora ciascuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva dal calice; poiché chi mangia e beve [indegnamente], mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo [del Signore]. Per questo motivo molti fra voi sono infermi e malati, e parecchi muoiono. Ora, se esaminassimo noi stessi non saremmo giudicati (1 Cor. 11:27-31).

 

L’avvertimento di Paolo è forte: chi dà l’apparenza di essere parte del corpo incontrandosi insieme e mangiando questo pasto, ma in realtà sta causando o promuovendo divisione nella chiesa con le loro azioni egoiste, si sta esponendo al giudizio di Dio. Sta mangiando “in modo indegno”, che significa in un modo che non corrisponde alla natura sacrificale della morte di Cristo, che Paolo ha appena sottolineato. Il suo avvertimento non intendeva far diventare questo pasto festivo di comunione un tempo triste di auto-esame in cui si china il capo e si cerca di pensare a peccati non confessati o difetti personali. Piuttosto, esso serviva come avvertimento per chi si comportava in modo egoista a non “disprezzare la chiesa di Dio” (11:22) trattando se stessi come più importanti degli altri. Dio giudicherà tali persone, possibilmente perfino mandando loro malattia o morte (I Cor. 11:29-31)!

 

Per riassumere, la Cena del Signore è un pasto vero e proprio di comunione che i cristiani condividono insieme quando si radunano per il loro incontro settimanale. Il pasto include gli elementi commemorativi del pane e del succo d’uva, che rappresentano il corpo e il sangue di Cristo. Quando le nostre varie congregazioni si radunano per i loro incontri settimanali, tutti i presenti che sono veri seguaci di Gesù Cristo sono benvenuti a partecipare pienamente. I non cristiani che sono interessati ad imparare su Cristo sono benvenuti a prender parte e mangiare con noi ma come osservatori, e noi chiediamo loro di astenersi dal prendere parte agli elementi simbolici del pane e del succo d’uva. I professanti cristiani che pensano o si comportano in modi che tendono a produrre divisione nella chiesa vengono avvertiti ad esaminare se stessi e ravvedersi davanti a Dio (perfino, se necessario, a fare ammenda con un fratello o sorella offesa in quel momento stesso), e poi a partecipare in modo umile e gioioso come veri membri del corpo di Cristo. 

Traduzione di F. De Lucia dell'articolo originale

con permesso della Christ Fellowship of Kansas City © 2014 ChristFellowshipKC.org

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