La Casa di Dio
La verità di Cristo a un Testimone di Geova
Francesco De Lucia
Sono tante e serie le differenze dottrinali tra un cristiano evangelico e un Testimone di Geova, ma nessuna di esse è così seria come quella riguardante l’identità stessa del Signore Gesù Cristo. I Testimoni si sbagliano gravemente a questo riguardo: essi predicano un altro Cristo, che non è quello biblico e che non salva. A chi si trovi nel futuro a parlare con un Testimone consiglio di focalizzare la propria discussione solo sulla dottrina di Cristo, una dottrina basilare del NT ed essenziale alla salvezza (cf. Gv. 8:24, 28, 58; Romani 10:8-12). Se si persuade un Testimone che egli si sbaglia su questo punto, ciò basterà a fargli rendere conto che si trova in una setta da abbandonare, capirà di essere stato ingannato e ammetterà poi anche di potersi sbagliare su altri argomenti.
Chi abbia provato a discutere Bibbia alla mano con i Testimoni saprà che essi sono preparati dalla loro organizzazione a parlare cogli evangelici e a dibattere abilmente in base alla loro traduzione distorta della Bibbia il significato di passaggi che spesso gli evangelici usano per dimostrare la divinità di Cristo, passaggi come Giovanni 1:1, Giovanni 10:25-30, Colossesi 1:15. Negli anni ho capito che è saggio lasciare questi passaggi in secondo piano e focalizzarsi su altri che anche nella loro traduzione sono rimasti intatti, ovvero confrontare alcuni passaggi dall’Antico Testamento, che loro ammetteranno si riferiscono a Yahweh (Geova), e che il loro Nuovo Testamento mostra che si riferiscono a Cristo. Davanti a questo approccio un Testimone non saprà cosa dire ed egli lascerà la vostra casa con qualcosa a cui pensare!
Fate dunque questo. Non lasciate che la discussione sia impostata e condotta dal Testimone, ma ditegli che voi siete disponibili ad una discussione se lui è disposto a rispondere alle vostre domande. Poi confrontate i seguenti passaggi dall’AT con alcuni del NT che ad essi si riferiscono e chiedete al Testimone se è vero o meno che il Nuovo Testamento sta riferendo a Cristo i passaggi che nell’Antico Testamento stanno parlando di Yahweh (che lui chiama Geova):
a) Confronta Isaia 6, dove Isaia vede Yahveh (e nessun altro) seduto sul trono, e Giovanni 12:37 e seguenti, dove Giovanni dice che Isaia vide Gesù Cristo (e nessun altro).
b) Confronta Salmo 102, dove in tutto il Salmo il salmista prega e parla e dà del “Tu” a Yahveh e nessun altro, e Ebrei 1:10 e seguenti, dove Ebrei dice che quei versi, quel “Tu”, si riferiscono al Figlio.
c) Confronta Malachia 3:1 dove Yahveh afferma che manderà davanti a Sé (Yahveh) il messaggero, con Marco 1:1-8 (e gli equivalenti nei sinottici) dove Giovanni battista, che è quel messaggero, è mandato davanti a Cristo (che dunque è Yahveh). Inoltre, Egli chiama il Signore Gesù, preceduto dal messaggero (il battista), come “l’Angelo del patto”, e questi, in altri passaggi nell’AT, è detto essere Yahveh, portare il Suo nome, quando parla lui parla Yahveh, etc.: cf. Genesi 22:11-18; Esodo 3:1-6; Giudici 6:11-24 (anche Esodo 23:20-23 con Marco 2:1-12: l’angelo, che è Yahveh, come Gesù, perdona i peccati).
d) Confronta Gioele 2:32, dove è affermato che chiunque avrà invocato il nome di Yahveh sarà salvato, con Romani 10:8-12 che cita questo passaggio dicendo che è il nome del Signore Gesù Cristo.
e) Confronta Salmo 68:18 dove dice che Yahveh è salito in alto e portando prigionieri ha dato doni agli uomini con Efesini 4:7 e seguenti che dice che il Signore Gesù Cristo è salito in alto e ha dato doni, etc..
f) Confronta Zaccaria 12, in particolare il verso 10, con Giovanni 19:37: Yahveh parla e dice che guarderanno a Lui che hanno trafitto, che in Giovanni è Gesù Cristo.
g) Confronta Isaia 44:6; 45:21; 48:12, che dicono che Yahveh è il primo e l’ultimo, il principio e la fine, con Apocalisse 1:7-8, 17-18; 2:8; 22:13, che dicono che sia il Padre sia Gesù Cristo sono il primo e l’ultimo, l’alfa e l’omega, il principio e la fine. Prima del primo non c’è niente, e sono dunque entrambi eterni nell’eternità passata, e se Gesù è una creatura e il Padre è detto essere il primo, Gesù non può essere detto altresì il primo, perché sarebbe il secondo rispetto al Padre che è il primo.
h) Confronta Isaia 43:10-11; 45:21 dove Yahveh dice che al di fuori di Lui non c’è Salvatore, con I Timoteo 1:1; II Timoteo 1:10; Tito 2:13; 3:6 (etc.) che affermano che Gesù Cristo è il nostro grande Salvatore. Anche Salmo 130:8 con Matteo 1:21. Se non c’è Salvatore se non Yahveh, e Gesù è il Salvatore, allora Gesù è Yahveh.
i) Confronta Isaia 48:11 dove Yahveh dice che non darà la Sua gloria ad un altro, con Giacomo 2:1; I Corinzi 2:8; Giovanni 17:5 etc., dove Gesù Cristo è detto essere il Signore della gloria, avere la stessa gloria del Padre, etc. Yahveh non dà la Sua gloria ad un altro, e quindi Cristo è il Signore della gloria perché è Yahveh.
2) Alla luce dei punti a-i sopra (ed è una selezione limitata), si possono poi comprendere chiaramente i molti passaggi del NT che affermano esplicitamente la Deità di Gesù Cristo, che non è quindi una “deità” inferiore, derivata o creata come affermano i Testimoni, ma la Deità di Yahveh Stesso: Colossesi 2:9 (che guarda alla natura divina di Cristo), Romani 1:20 (che guarda più alle qualità divine di Cristo), Romani 9:5; Giovanni 1:1, 14; 8:24, 28, 58; 13:19; 10:25-30; 14:6-11; e davvero tanti altri nel NT. E’ una dottrina basilare del NT, ed essenziale alla salvezza (cf. Gv. 8:24, 28, 58; Romani 10:8-12).
3) Risposta alle più comuni obiezioni scritturali dei Testimoni alla Deità di Gesù Cristo:
a) Gesù è il “primogenito” di ogni creatura: parola che troviamo in Colossesi 1:15; Romani 8:29; Ebrei 1:6; essa può significare e significa nella Scrittura qualcosa di diverso da “primo nato/creato”, ovvero “primo in ordine di importanza, rango”: cf. Salmo 89:20, 27 con 1 Samuele 17:12-14 dove Davide, che era l’ultimo di molti fratelli, è detto essere il primogenito, ovvero il più eccelso dei re (che era poi una figura di Cristo, il primogenito dei re della terra, ovvero il Re dei re); anche Genesi 41:51-52 con Geremia 31:9 dove Efraim è detto essere il primogenito pur essendo il secondo in ordine di nascita. Il significato è che Cristo, Yahveh fattosi uomo/creatura, è il più importante, eccelso, superiore, tra le creature proprio perché benché divenuto creatura è e rimane anche Dio: il Dio-uomo (Gv. 1:1, 14).
b) Gesù è il “principio” della creazione di Dio (Apocalisse 3:14): la parola greca “principio” può significare anche: “origine, fonte”, “chi/cosa dà origine ad un processo” e questo anche nella cultura e filosofia greca extra-biblica (e.g., Aristotele); inoltre, può anche significare “governatore, autorità”. Questo in Apocalisse si riferisce all’autorità di Creatore e Governatore di Gesù Cristo; a conferma di questo anche il fatto che la medesima parola è usata per descrivere il Padre in Apocalisse 21:5-7.
c) Gesù è l’“unigenito” Figlio di Dio: la parola greca tradotta con “unigenito” significa “speciale, unico, di un solo tipo”, cf. Ebrei 11:17, dove Isacco è detto essere l’unigenito di Abraamo, che quindi chiaramente non significa “il solo generato” (perché Abraamo aveva altri figli) e non si riferisce al fatto che è stato creato, ma al fatto che era “unico, speciale”. Una parola usata quindi per riferirsi alla specialità di qualcuno, senza di necessità riferirsi alla sua creaturalità.
d) Gesù è la creata “sapienza di Dio” (Proverbi 8): Proverbi 8:22 e seguenti non parlano affatto di Gesù, come vogliono i Testimoni, ma di una personificazione poetica della sapienza, che è detta essere anche nostra sorella in Proverbi 7:4-5 (Gesù è nostra sorella?); questo è anche confermato dal fatto che la follia, il suo contrario, è altresì personificata in Proverbi 9:13 e seguenti, e paragonata con la sapienza descritta ai versi precedenti del cap. 9. Se la sapienza è Gesù, chi sarebbe dunque la follia? Entrambe sono personificazioni poetiche di qualità morali giustapposte l’una all’altra per contrasto.
e) Gesù afferma che il Padre è “maggiore” di Lui: una volta compreso, alla luce di cui sopra, che una delle Persone della Deità Si è umiliata diventando vero uomo per la nostra salvezza (cf. Fil. 2), e che in quanto tale Egli Si è davvero abbassato e ha volontariamente limitato Se Stesso per un periodo di tempo per la nostra salvezza, si capirà anche che in quanto vero uomo, quanto alla Sua vera umanità, nella Sua umanità, Egli fu inferiore alla divinità del Padre. Diventato vero uomo e limitatosi volontariamente in quanto tale, la Seconda Persona fu inferiore, per un periodo, quanto alla Sua umanità, alla Prima Persona che rimase soltanto divina.