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La decima nell’Antico Testamento e il dare nel Nuovo Testamento


Brian Anderson

 

Introduzione

 

L’idea che ogni credente sia in obbligo davanti a Dio di dare la decima (il dieci percento delle loro entrate per l’opera di Dio) è molto diffusa nella chiesa evangelica odierna. A molti credenti viene insegnato a dare la decima molto presto nelle loro vite spirituali. Alcune chiese credono così tanto in questa pratica che i loro membri recitano regolarmente il Credo del Decimante: “la decima è del Signore, in verità lo impariamo, in fede lo crediamo, con gioia la diamo, la decima!” Altri predicatori dicono che chiunque non dia la decima per l’opera di Dio sta derubando Dio ed in alcuni casi dicono addirittura che è sotto maledizione, secondo Malachia 3:8-10. In questo articolo esamineremo l’insegnamento biblico sul soggetto della decima, con l’intenzione di capire quale sia la sua rilevanza per i credenti nel Signore Gesù Cristo che vivono sotto il Nuovo Patto. Lo faremo esaminando quanto la Bibbia ha da dire sulla decima: 1) prima della Legge mosaica, 2) sotto la Legge mosaica, e 3) nel Nuovo Testamento. 

 


1. La decima prima della Legge Mosaica

 

Vi sono due passaggi biblici che parlano della decima prima dell’istituzione della Legge al Sinai. Essi coinvolgono due patriarchi giudaici, Abraamo e Giacobbe.

 

Genesi 14:17-20: “Com’egli se ne tornava, dopo aver sconfitto Chedorlaomer e i re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella valle di Sciavè, cioè la valle del re. Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote del Dio altissimo. Egli benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra! Benedetto sia il Dio altissimo, che t’ha dato in mano i tuoi nemici!» E Abramo gli diede la decima di ogni cosa.”

 

In questo passaggio ci viene detto che Abraamo diede una decima a Melchizedec, presumibilmente come espressione di gratitudine a Dio per averlo messo in grado di riscattare suo nipote Lot che era stato fatto prigioniero. Chi crede che la decima è vincolante per i credenti del Nuovo Testamento dicono che siccome la decima fu praticata prima della Legge Mosaica deve essere anche praticata dopo la Legge Mosaica (che è stata resa obsoleta dallo stabilimento del Nuovo Patto mediante il sacrificio di Cristo, cf. Ebrei 8:13). Prima di giungere già a conclusioni, però, diamo uno sguardo più da vicino al testo e cerchiamo di fare alcune precise osservazioni. 

 

Non vi è evidenza in questo testo che la decima fu comandata da Dio. Anzi, ogni cosa nel testo ci conduce a credere che l’aver dato questa decima fosse una decisione e scelta del tutto libera da parte di Abraamo. In quanto tale, essa fu completamente volontaria. Come vedremo un pò dopo nel nostro studio, decimare sotto la Legge non era affatto volontario, ma era obbligatorio per tutto il popolo di patto di Dio. Inoltre, questa è la sola decima mai menzionata che Abraamo abbia mai dato. Non abbiamo alcuna evidenza che questa fosse la sua pratica generale. Inoltre questa decima provenne dalle spoglie di guerra che Abraamo acquisì in battaglia. Come noteremo nel nostro studio, la decima richiesta sotto la Legge Mosaica era invece parte dei raccolti e greggi e doveva essere data su base annuale, e non aveva niente a che fare con le spoglie di vittoria militare!

 

Genesi 28:20-22: “Giacobbe fece un voto, dicendo: «Se Dio è con me, se mi protegge durante questo viaggio che sto facendo, se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi, e se ritorno sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio  e questa pietra, che ho eretta come monumento, sarà la casa di Dio; di tutto quello che tu mi darai, io certamente ti darò la decima».”

 

In questo passaggio Giacobbe fa un voto in risposta ad una visitazione divina in sogno. Nel sogno Giacobbe vide una scala che raggiungeva il cielo e gli angeli di Dio che ascendevano e discendevano su di essa. Nel sogno Dio si trovava al di sopra della scala e diceva a Giacobbe: “Io sono il Signore, il Dio di tuo padre Abraamo e il Dio di Isacco; la terra su cui giaci la darò a te e ai tuoi discendenti. I tuoi discendenti saranno anche come la polvere della terra, e tu ti allargherai ad ovest, e ad est e a nord e a sud, e in te e nei tuoi discendenti tutte le famiglie della terra saranno benedette. Ed ecco, sono con te, e ti preserverò ovunque andrai, e ti riporterò in questa terra, perché non ti lascerò finché abbia fatto quanto ti ho promesso” (13-15). Dio promise a Giacobbe che sarebbe stato con lui, e lo avrebbe preservato dovunque sarebbe andato e lo avrebbe riportato in questa terra. In risposta, Giacobbe fece un voto di dare a Dio una decima se Dio avesse mantenuto la Sua promessa. 

 

Di nuovo, dobbiamo osservare esattamente cosa dice e cosa non dice il testo. Il testo non dice che Dio comandò a Giacobbe di dargli una decima. Di nuovo, come per l’esempio di Abraamo, sembra che il suo decimare fosse un atto puramente volontario. Inoltre non vi è esempio nel testo che la decima fosse stata una pratica generale nella vita di Giacobbe, e, se pure lo fosse diventata, lo diventò soltanto dopo che Dio adempì le Sue promesse nei suoi riguardi, e questo accadde 20 anni dopo che Giacobbe pronunziò queste parole! 

 

Questi due esempi sono i soli esempi di decima che si trovano nell’Antico Testamento prima della Legge Mosaica. Entrambi sono esempi di donazioni volontarie, e non richieste da Dio. In entrambi vediamo che la decima non fu una pratica generale della vita di Abraamo o di Giacobbe. Anzi, nel caso di Abraamo vediamo che egli diede una decima delle spoglie di guerra ad un sacerdote, e questo soltanto una volta. Se queste sole due evidenze dovessero obbligare in qualche modo i credenti sotto il Nuovo Patto a dare la decima, allora ci troviamo su un terreno davvero poco solido. 

 


2. La decima sotto la Legge Mosaica

 

Cosa insegna la Bibbia sulla decima sotto la Legge Mosaica? In questa sezione del nostro studio, esamineremo tutti i passaggi significativi della scrittura che descrivono la decima sotto la Legge. 

 

Levitico 27:30-33: “«Ogni decima della terra, sia delle raccolte del suolo, sia dei frutti degli alberi, appartiene al Signore; è cosa consacrata al Signore. Se uno vuole riscattare una parte della sua decima, vi aggiungerà il quinto. Ogni decima dell’armento o del gregge, il decimo capo di tutto ciò che passa sotto la verga del pastore, sarà consacrata al Signore. Non si farà distinzione fra animale buono o cattivo, e non si faranno sostituzioni; se si sostituisce un animale all’altro, tutti e due saranno cosa sacra; non si potranno riscattare».”

 

Notate in questo passaggio che la decima è descritta come “raccolte del suolo”, “decima della terra”, “frutti degli alberi”, “decima del gregge”. La decima non consisteva in denaro. In nessun luogo nella Scrittura si troverà che la decima era un dono monetario a Dio. Inoltre questa decima era probabilmente data su base annuale. Ogni anno, dopo che la terra era stata mietuta, il popolo portava ai sacerdoti levitici la decima del loro raccolto e dei loro armenti e greggi. Penso quindi che possiamo prontamente capire che il decimare settimanale o mensile basato sul nostro guadagno lavorativo praticato in molte chiese non è affatto la stessa cosa che la pratica della decima nell’Antico Patto. 

 

Numeri 18:21-24: “Ai figli di Levi io do come proprietà tutte le decime in Israele in cambio del servizio che fanno nella tenda di convegno. 22 I figli d’Israele non si avvicineranno più alla tenda di convegno, per non caricarsi di un peccato che li farebbe morire. 23 Ma il servizio della tenda di convegno lo faranno soltanto i Leviti; ed essi porteranno il peso delle proprie iniquità; sarà una legge perenne, di generazione in generazione; e non possederanno nulla tra i figli d’Israele; 24 Poiché io do come proprietà ai Leviti le decime che i figli d’Israele presenteranno al Signore come offerta elevata; per questo dico di loro: Non possederanno nulla tra i figli d’Israele.”

 

Notate in questo testo che la decima era designata per il supporto dei Leviti. Siccome i Leviti non avevano eredità nella terra di Canaan come le altre tribù, Dio provvide al loro supporto attraverso le decime del resto di Israele. Infatti in Numeri 18:31 ci viene detto: “E potete mangiarla dovunque, voi e le vostre famiglie, perché è il vostro compenso in cambio del vostro servizio nella tenda di convegno”. La decima era il compenso che Dio provvedeva per i Leviti in cambio del loro servizio sacerdotale. Questo è simile al supporto che gli ufficiali governativi ricevono oggi dallo Stato attraverso le tasse pagate dai lavoratori. 

 

Deuteronomio 14:22-27: “Avrete cura di prelevare la decima da tutto quello che produrrà la tua semenza, da quello che ti frutterà il campo ogni anno. Mangerai, in presenza del Signoretuo Dio, nel luogo che egli avrà scelto come dimora del suo nome, la decima del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio e i primi parti dei tuoi armenti e delle tue greggi, affinché tu impari a temere sempre il Signore, il tuo Dio. Ma se il cammino è troppo lungo per te, e tu non puoi trasportare fin là quelle decime, essendo troppo lontano da te il luogo che il Signore, il tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome, perché il Signore, il tuo Dio, ti avrà benedetto, allora le convertirai in denaro, terrai stretto in mano questo denaro, andrai al luogo che il Signore, il tuo Dio, avrà scelto. Impiegherai quel denaro per comperarti tutto quello che il tuo cuore desidera: buoi, pecore, vino, bevande alcoliche, o qualunque cosa possa piacerti di più; e lì mangerai in presenza del Signore tuo Dio, e ti rallegrerai tu con la tua famiglia. Non abbandonerai il Levita che abita nelle tue città, poiché non ha parte né eredità con te.”

 

Questo testo descrive una decima per le feste religiose in Israele. Numeri 18:21 ci dice che Dio diede le intere decime in Israele come eredità ai Leviti. Se ogni decima intera era data ai Leviti, allora come poteva questa decima essere usata per le feste religiose di Israele? La risposta deve essere che questa è una seconda decima. La prima decima era usata a supporto dei Leviti, la seconda decima era usata per sponsorizzare i festival religiosi e venne chiamata la Decima delle Feste. Il popolo di Israele doveva usare questa decima in presenza del Signore a Gerusalemme (il luogo dove Egli scelse di stabilire il Suo nome). Se fosse stato troppo gravante portare questa decima a Gerusalemme, allora era loro permesso venderla e portare il denaro a Gerusalemme dove potevano comprare beni per le feste. Dio espressamente incoraggiò a spendere il loro denaro per “qualsiasi cosa il loro cuore desideri”, incluse bevande forti! Il proposito era che Israele imparasse a temere il Signore loro Dio e a gioire davanti a Lui. Notate che avere un senso del timore del Signore e gioire davanti a Lui non sono reciprocamente esclusivi, ma erano cose complementari che accompagnavano l’un l’altra. Questa decima rendeva possibile ottenere il cibo e le bevande necessarie per godere delle feste religiose di Israele ed adorare Dio. 

 

Deuteronomio 14:28-29: “Alla fine di ogni triennio metterai da parte tutte le decime delle tue entrate di quell’anno e le depositerai dentro le tue città; il Levita, che non ha parte né eredità con te, lo straniero, l’orfano e la vedova che abitano nelle tue città verranno, mangeranno e si sazieranno, affinché il Signore, il tuo Dio, ti benedica in ogni opera a cui porrai mano.”

 

Qui ci viene detto di una terza decima che veniva raccolta ogni terzo anno. I commentatori biblici non concordano sul se questa fosse una vera e propria terza decima o una seconda decima usata in modo diverso ogni terzo anno. Giuseppe Flavio ci dice che era una decima separata. Altri antichi commentatori giudaici dicono che si trattava di una seconda decima usata in modo diverso ogni tre anni. Probabilmente è impossibile determinare con esattezza la verità. In ogni caso, i Giudei dovevano dare almeno 20% dei loro raccolti e greggi e forse anche fino al 23,3%. Questa particolare decima potrebbe essere chiamata la Decima dei Poveri. Non doveva essere raccolta a Gerusalemme, ma nelle loro città. Le persone delle città dovevano portare una decima dei raccolti e delle greggi e raccoglierle per provvedere ai poveri delle loro città, il che voleva dire gli stranieri, gli orfani e le vedove. Il sistema delle decime, quindi, assomiglia in molti modi al nostro sistema di tassazione odierno. Israele era governato da una teocrazia. Sotto la teocrazia le persone dovevano supportare gli ufficiali governativi (i sacerdoti leviti), le feste nazionali, e i poveri (stranieri, vedove, orfani). 

 

Neemia 12:44: “In quel tempo alcuni uomini furono nominati sorveglianti delle stanze che servivano da magazzini delle offerte, delle primizie e delle decime: dai campi intorno alle città dovevano raccogliere nei magazzini le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai Leviti; poiché i Giudei erano contenti di vedere i sacerdoti e i Leviti ai loro posti.”

 

Notate che il testo dice che le decime erano assegnate dalla legge. Queste non erano volontarie, come nel caso di Abraamo e Giacobbe. Similmente, leggiamo in Ebrei 7:5: “Ora, tra i figli di Levi, quelli che ricevono il sacerdozio hanno per legge l’ordine di prelevare le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché questi siano discendenti di Abraamo”. La decima non fu mai volontaria sotto la Legge mosaica. Al tempo di Neemia alcuni erano stabiliti per raccogliere le offerte e le decime e depositarle in magazzini designati appositamente per quello scopo. Questi magazzini vennero chiamati più tardi “depositi”, e di essi si parla nel nostro prossimo testo, in Malachia 3. 

 

Malachia 3:8-12: “L’uomo può forse derubare Dio? Eppure voi mi derubate. Ma voi dite: “In che cosa ti abbiamo derubato?” Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti da maledizione, perché mi derubate, voi, tutta quanta la nazione! Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo», dice il Signore degli eserciti; «vedrete se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla. Per amor vostro, io minaccerò l’insetto divoratore affinché esso non distrugga più i frutti del vostro suolo, la vostra vigna non sarà più infruttuosa nella campagna», dice il Signore degli eserciti. «Tutte le nazioni vi proclameranno beati, perché sarete un paese di delizie», dice il Signore degli eserciti.”

 

Per poter trarre alcune importanti verità da questo passaggio, lo esamineremo verso per verso. 

 

3:8: Qui ci viene detto che nel trattenere le decime un uomo stava di fatto derubando Dio. Ovvero, stava trattenendo qualcosa che non è suo, ma è proprietà di Dio. Sotto l’Antico Patto, la decima era obbligatoria. Trattenerla, non darla, era uguale a divenire un ladro. Notate anche che Dio dice che le persone lo stavano derubando nelle “decime”, plurale, e non singolare, nella “decima”. Queste “decime” si riferiscono alle diverse decime richieste al popolo di Dio, quella per i Leviti, quella per le feste, e quella per i poveri, di cui abbiamo parlato prima. Inoltre, si osservi che Dio non aveva da obiettare soltanto sulle decime, ma anche riguardo alle offerte. Queste offerte fanni riferimento, senza dubbio, alle offerte specificate in Levitico 1-5, come le offerte per il fuoco, quelle di grano, quelle di pace, quelle per il peccato, e quelle per la colpa. Queste offerte erano offerte di animali sacrificali. Le provviste di cibo per i Leviti provenivano in larga parte da questi animali sacrificali, a cui era loro permesso di partecipare in alcuni casi. A questo punto sorge una domanda importante. Perché riconosciamo che gli animali sacrificali sono obsoleti sotto il Nuovo Patto, ma non riconosciamo che lo sia la decima? Se siamo obbligati a pagare la decima oggi, allora siamo certamente obbligati a dare anche animali sacrificali. Dio mette insieme queste due cose, e dice che il Suo popolo lo stava derubando nel trattenere entrambe queste cose. Non possiamo scegliere quello che ci pare comodo e trattenere invece da Dio quello che non ci interessa. O offriamo a Dio entrambe le cose, e quindi anche gli animali sacrificali, le offerte richieste oltre alle decime, oppure affermiamo che questi doni sono entrambi aboliti con l’abrogazione della Legge Mosaica. 

 

3:9: Qui ci viene detto che se Israele tratteneva le decime ed offerte era maledetto. Si noti che il verso non dice “siete maledetti, perché mi derubate, o voi intera razza umana”, ma dice “l’intera vostra nazione”. Se la decima è un comandamento morale ed eterno per tutti e sempre, allora l’intera razza umana sarebbe sotto maledizione per questa cosa. Ma il nostro testo dice che soltanto l’intera nazione di Israele era sotto la maledizione per questa cosa. E’ interessante notare che in Deuteronomio 28 ci viene detto che se Israele avesse disubbidito ai comandamenti di Dio sotto la Legge Mosaica sarebbe stato maledetto. Si notino i seguenti testi: “Maledetto sarà il frutto del tuo seno, il frutto della tua terra; maledetti i parti delle tue vacche e delle tue pecore … Il tuo cielo sarà di bronzo sopra il tuo capo e la terra sotto di te sarà di ferro. Al posto della pioggia il Signore manderà, sul tuo paese, sabbia e polvere che cadranno su di te dal cielo, finché tu sia distrutto … Porterai molta semenza al campo e raccoglierai poco, perché la cavalletta la divorerà. Pianterai vigne, le coltiverai, ma non berrai vino né coglierai uva, perché il verme le roderà. Avrai degli ulivi in tutto il tuo territorio, ma non ti ungerai d’olio, perché i tuoi ulivi perderanno il loro frutto … Tutte queste maledizioni verranno su di te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai ubbidito alla voce del Signore tuo Dio, osservando i comandamenti e le leggi che egli ti ha dato” (Deut. 28:18, 23-24, 38-40, 45). In questi versi Dio avverte che se il Suo popolo Israele avesse disubbidito ai Suoi comandamenti e statuti, tutte quelle conseguenze sarebbero venute su di loro.  

 

3:10: In questo passaggio Dio parla del “deposito”. Da Neemia 12:44 sappiamo che questo termine si riferisce alle camere del tempio designate per raccogliere le decime del popolo per il supporto dei sacerdoti. Non vi è alcun’evidenza biblica per identificare questi “depositi” con gli edifici ecclesiastici a cui i credenti sotto il Nuovo Patto debbano portare il loro denaro. Inoltre, la ragione per cui Israele doveva portare l’intera decima nel deposito era per poter far sì che vi fosse sempre cibo nella casa di Dio. Dio voleva che i Leviti avessero di che mangiare. Questo era il proposito di queste decime portate nel tempio di Dio. Ci viene anche detto che, se il popolo era fedele nel portare queste decime nel deposito, Dio avrebbe aperto le finestre del cielo e avrebbe riversato su di loro tanta benedizione da non saper più che farsene. Senza dubbio ciò si riferisce alla promessa di pioggie abbondanti che producessero generosi raccolti. 

 

3:11: Dio promette poi in questo testo di rimproverare per loro il divoratore, in modo che non distruggesse più i frutti della terra. Indubbiamente il “divoratore” sono le locuste che Dio avverte verranno sui loro raccolti se avessero fallito di portare le decime (Deut. 28:38). 

 

3:12: In questo testo Dio promette che se Israele fosse stato obbediente nel dare le decime ed offerte, tutte le nazioni l’avrebbero chiamato benedetto. E’ interessante che Dio non soltanto avvertì Israele delle maledizioni per la disubidienza alla Legge Mosaica, ma che promise anche benedizioni per l’ubbidienza a quella Legge. Si notino questi testi: “Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del Signore tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, il Signore, il tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra; e tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te, se darai ascolto alla voce del Signore tuo Dio … Benedetto sarà il frutto del tuo seno, il frutto della tua terra e il frutto del tuo bestiame; benedetti i parti delle tue vacche e delle tue pecore … Il Signore ordinerà, e la benedizione verrà su di te, sui tuoi granai e su tutte le tue imprese; ti benedirà nel paese che il Signore, il tuo Dio, ti dà … Il Signore, il tuo Dio, ti colmerà di beni: moltiplicherà il frutto del tuo seno, il frutto del tuo bestiame e il frutto della tua terra, nel paese che il Signore giurò ai tuoi padri di darti. Il Signore aprirà per te il suo buon tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la pioggia al tempo giusto, e per benedire tutta l’opera delle tue mani; tu presterai a molte nazioni e non prenderai nulla in prestito” (Deut. 28:1-2, 4, 8, 11-12). Qui Dio promette di benedire Israele materialmente se fosse stato ubbidiente. Le promesse includono raccolti abbondanti, piogge copiose, e grandi aumenti di greggi e armenti. 

 

Quindi, io sono convinto che le benedizioni e maledizioni di cui si parla in Malachia 3:8-12 si riferiscono alle benedizioni materiali che Dio promise ad Israele se avesse obbedito ai Suoi comandamenti e statuti. La decima era uno di questi comandamenti. 

 

Cosa possiamo concludere, quindi, sulla decima sotto la Legge Mosaica? Penso che possiamo dire tranquillamente che la decima non aveva niente a che fare col dare denaro mensilmente o settimanalmente, ma aveva a che fare con l’adorazione di Dio regolata dall’Antico Testamento. Il comandamento di decimare, come quello di non mangiare particolari animali, è stato reso obsoleto e messo da parte dall’inaugurazione del Nuovo Patto nella morte di Cristo. La decima era la tassa ordinata da Dio sotto il sistema governativo teocratico dell’Antico Testamento. 

 

Se qualcuno però volesse davvero decimare e farlo secondo la Scrittura, allora dovrebbe fare quanto segue: 

 

1) Lasciare il suo lavoro e comprare una fattoria, per poter allevare greggi e crescere raccolti;

2) Trovare qualche sacerdote levitico da poter supportare;

3) Usare i suoi raccolti per osservare le feste religiose veterotestamentarie come la Pasqua, gli Azzimi, la Pentecoste, e i Tabernacoli;

4) Iniziare col dare a Dio almeno il 20% di tutti i suoi raccolti e greggi;

5) Aspettarsi che Dio lo maledica con deprivazione materiale se fosse infedele nel fare tutto questo, o che lo benedica materialmente se fosse obbediente a tutto questo.

 

Penso che tutti noi concordiamo che tutto questo è completamente assurdo! Se riconosciamo che Cristo ha abolito il sacerdozio levitico, i sacrifici animali, e le feste religiose, allora perché ci aggrappiamo ancora alla decima, che era parte di questo sistema di ordinanze veterotestamentarie? 

 


3. La decima nel Nuovo Testamento 

 

La cosa interessante sul concetto della decima nel Nuovo Testamento è la sua quasi virtuale assenza. Vi sono quattro passaggi che menzionano la “decima” nel Nuovo Testamento. Vediamoli. 

 

Matteo 23:23: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del comino e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre.”

 

Questo passaggio in Matteo è ripetuto in Luca 11:42. In entrambi i casi è importante notare che la decima aveva a che fare con erbe e prodotti dei campi e non denaro. Inoltre, Gesù pronunciò queste parole ai Farisei religiosi e osservanti della Legge di Mosè mentre quella Legge era ancora in auge. Dire che Gesù affermò che era giusto decimare per noi perché lo era per loro significa fraintendere il fatto che i Farisei vivevano ancora sotto un patto diverso con leggi diverse dal Nuovo Patto sotto cui vive il credente cristiano. Mediante la Sua morte Cristo ha inaugurato un Nuovo Patto, e così ha apportato un cambiamento nella legge (Luca 22:20; Ebrei 7:12). Infine, notate che la decima menzionata qui non era volontaria in alcun senso della parola. Gesù dice loro che avrebbero dovuto decimare, perché questa legge era obbligatoria e vincolante per tuttti i Giudei.

 

Luca 18:12:  “Io digiuno due volte la settimana, pago la decima su tutto quello che possiedo”

 

In questo passaggio Gesù racconta la parabola del Fariseo e del pubblicano. Cristo mette queste parole nella bocca del Fariseo che si credeva giusto, “io pago la decima su tutto quello che possiedo”. Qui Cristo enfatizza che chi si crede giusto confida in qualcosa che fa per farsi accettare da Dio, ma non è comunque mai giustificato davanti a Lui. Di nuovo, Cristo sta parlando di un Fariseo che decima mentre vive sotto la Legge Mosaica, non di un cristiano che decima sotto il Nuovo Patto. 

 

Ebrei 7:1-10: “Questo Melchisedec, re di Salem, era sacerdote del Dio altissimo. Egli andò incontro ad Abraamo, mentre questi ritornava dopo aver sconfitto dei re, e lo benedisse. E Abraamo diede a lui la decima di ogni cosa. Egli è anzitutto, traducendo il suo nome, re di giustizia; e poi anche re di Salem, vale a dire re di pace. Senza padre, senza madre, senza genealogia, senza inizio di giorni né fine di vita, reso simile quindi al Figlio di Dio, egli rimane sacerdote in eterno. Pertanto considerate quanto sia grande costui al quale Abraamo, il patriarca, diede la decima del bottino! Ora, tra i figli di Levi, quelli che ricevono il sacerdozio hanno per legge l’ordine di prelevare le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli, benché questi siano discendenti di Abraamo, Melchisedec, invece, che non è della loro stirpe, prese la decima da Abraamo e benedisse colui che aveva le promesse! Ora, senza contraddizione, è l’inferiore che è benedetto dal superiore. Inoltre, qui, quelli che riscuotono le decime sono uomini mortali; là, invece, le riscuote uno di cui si attesta che vive. In un certo senso, nella persona di Abraamo, Levi stesso, che riceve le decime, ha pagato la decima; perché egli era ancora nei lombi di suo padre, quando Melchisedec incontrò Abraamo.”

 

In questo lungo passaggio lo scopo dell’autore è mostrare la superiorità del sacerdozio di Cristo sul sacerdozio levitico, ed esortare per questo i suoi lettori a non ritornare alle loro forme di adorazione precedenti, che includevano il sacerdozio, il tempio e i sacrifici. L’autore menziona il racconto di Abraamo che paga una decima a Melchizedec per mostrare che siccome Levi era nei lombi del patriarca Abraamo è come se Levi stesso avesse pagato una decima a Melchizedec e fu benedetto da lui. E siccome è ovvio che è sempre il minore ad essere benedetto dal maggiore, Melchizedec e il suo sacerdozio sono maggiori di quello dei Leviti. Qui l’autore agli Ebrei sta semplicemente riaffermando il fatto che Abraamo pagò decime a Melchizedec, un fatto che abbiamo già notato. Il proposito di questo passaggio non è di esortare i credenti cristiani a dare come diede Abraamo, ma di istruirli a capire l’eccellenza e superiorità del sacerdozio di Cristo rispetto al sacerdozio levitico. E’ contro il proposito stesso del passaggio fargli dire che la decima si applica ai cristiani, perché il testo non fu scritto per quel fine, non ha niente a che fare col donare cristiano, e sta parlando invece dell’argomento della superiorità del sacerdozio di Cristo. 

 

Bene: questi passaggi finora considerati rappresentano la totalità di quanto il Nuovo Testamento insegni sulla decima. Non vi è alcuna parola in tutto il Nuovo Testamento che comandi o anche solo suggerisca che i credenti sotto il Nuovo Patto debbano decimare. Ma se il Nuovo Testamento non dice niente sul dovere cristiano di decimare, ci parla certamente del soggetto del dare. 

 

Il Nuovo Testamento non prescrive mai una certa percentuale obbligatoria richiesta come standard di partenza per il nostro dare. Le Scritture invece dichiarano: “dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso” (II Cor. 9:7). La decima dell’AT era obbligatoria per legge, e non opzionale, ma l’insegnamento del NT sul dare ha un carattere volontario. “Infatti io ne rendo testimonianza; hanno dato volentieri secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi” (II Cor. 8:3). Questo dare volontario è esattamente quello che Abraamo e Giacobbe fecero prima della Legge, ed è quanto tutti i cristiani devono fare oggi. I credenti sotto il Nuovo Patto sono liberi di dare quanto scelgono di dare. Se vogliono dare il 10% come fecero Abraamo e Giacobbe, sono liberi di farlo, ma se decidono di dare il 9% o l’11% o il 20% o il 50% sono liberi di fare anche quello. Il loro standard nel dare non è una percentuale fissata per legge, ma l’esempio del loro meraviglioso Salvatore: “infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi” (II Cor. 8:9). Il nostro standard nel dare è Cristo Stesso, che non diede 10, 20 o 50, ma 100%! Diede tutto quello che aveva, inclusa la Sua vita stessa per redimere peccatori come voi e me!

 

Chi è ricco, potrebbe pensare che nel dare la decima ha già compiaciuto Dio. Ma per un ricco dare 10% è rendersi spiacevole a Dio, se da un lato egli vive una vita di lussuria stravagante e dall’altro dà i meri rimasugli all’opera di Dio e ai bisogni degli altri. La volontà di Dio per un ricco potrebbe essere che egli dia perfino il 50 o più percento invece che soltanto il 10%. Ogni individuo deve cercare Dio per capire in che modo Lui vuole che egli dia. 

 

Inoltre, chi è povero non deve sentirsi in colpa se non riesce a dare il 10%. E’ vero che Dio onorerà e benedirà chi dà in modo sacrificale, ma se un individuo decide che non può dare il 10% e comunque farcela a coprire le spese basilari, dovrebbe essergli permesso di avere quella libertà senza giudicarlo. Dio non ha mai comandato che i cristiani sotto il Nuovo Patto debbano dare una percentuale fissa. 

 

Che questo studio possa liberarci dai lacci delle tradizioni degli uomini che non sono basate sulla Parola di Dio (Marco 7:1-13). Guardiamo a Cristo come lo standard del nostro dare. Cerchiamo Dio diligentemente, e siamo generosi e pronti a condividere quanto abbiamo così da poterci mettere da parte un tesoro per il futuro, e impossessarci di quella che veramente è vita (I Tim. 6:18-19)!

 


4. Dare secondo il Nuovo Testamento


Se è vero che la decima era parte dell’adorazione di Israele nell’AT, e che essa non ha una rilevanza pratica per i cristiani sotto il Nuovo Patto, la domanda sorge naturale: “cosa insegna il Nuovo Testamento sul dare?” Di certo il luogo per iniziare a capire la volontà rivelata di Dio sul dare sono le Scritture del Nuovo Testamento. Questo è proprio dove intendo portarvi per esaminare insieme la volontà di Dio per i cristiani sul dare. 

 

 

Quanto dare

 

Abbiamo determinato che la decima non è lo standard per i credenti del Nuovo Patto, e allora in che modo determiniamo quanto debbano dare i cristiani? Esaminiamo tre testi differenti per raccogliere qualche informazione su questo punto importante. 

 

I Corinzi 16:1-2: “Quanto poi alla colletta per i santi, come ho ordinato alle chiese di Galazia, così fate anche voi. Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa [lett. “per conto suo”], metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare.”

 

Nel nostro testo l’apostolo Paolo dirige la chiesa di Corinto nella loro colletta per i poveri santi a Gerusalemme, e li istruisce a dare proporzionalmente a quanto può. Non parla di una decima, ma di un dare proporzionato alla propria prosperità. Il punto è semplice: chi ha di più dia di più. 

 

Atti 11:27-29: “In quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme ad Antiochia. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi, predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti durante l’impero di Claudio. I discepoli decisero allora di inviare una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità, ai fratelli che abitavano in Giudea.”

 

Notate nella narrativa che i fratelli ad Antiochia diedero per alleviare la sofferenza dei fratelli in Giudea in modo proporzionale ai loro mezzi. In altre parole, diedero secondo quanto potevano. Chi aveva di più, diede di più. Chi aveva di meno, diede meno. Semplice e chiaro. 

 

II Corinzi 9:7: “Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso.”

 

Qui Paolo istruisce la chiesa a dare quanto ognuno ha deliberato in cuor suo. Notate che l’apostolo non comanda loro quanto dare o di dare una percentuale fissa. Dice loro semplicemente di dare quanto hanno deciso di dare in anticipo. Molte volte quando vediamo un bisogno decidiamo quanto dare, ma siamo poi tentati di dar meno quando si presenta il momento vero e proprio di dare. Paolo ci insegna che dobbiamo essere fedeli: quanto decidiamo di dare poi lo diamo di fatto. Ma notate che Paolo lascia decidere la quantità di quel dare ai Corinzi. Non dobbiamo permettere che qualcuno ci manipoli o ci intimidisca a dare una percentuale fissa creando sensi di colpa o facendo pressione. Non deve esservi un obbligo nel nostro dare: la quantità deve essere decisa da noi liberamente. 

 

Questi testi del NT ci insegnano che Dio lascia il quanto dare a noi. Dovremmo dare in maniera proporzionata ai nostri mezzi, e per come Dio ci ha prosperato, ma alla fine siamo liberi di dare quanto abbiamo deciso di dare. Questo è liberatorio se consideriamo le tattiche manipolative che spesso vengono usate nelle chiese oggi. Sono stato in chiese dove si esortava i leader a fare dei prestiti per poter dare una certa quantità, e dove veniva detto che se non avessero dato una certa quantità l’opera di Dio sarebbe fallita. I membri della chiesa dovevano telefonare e persuadere i parenti per farsi aiutare economicamente per poter poi dare una quantità precisa. Vi erano budget con precise quantità richieste da ogni membro, e col tempo la pressione a dare aumentava sempre più. Tutto questo è contrario a quanto l’apostolo insegna in II Corinzi 9:7: “Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso.” La volontà di Dio è questa: quando vediamo un bisogno, dobbiamo pregare seriamente per essere guidati a come possiamo andargli incontro. E poi, in base alla nostra situazione finanziaria, dobbiamo dare con gioia. 

 

 

Perché dare

 

Per quali tipi di bisogni dobbiamo usare il nostro denaro? Il Nuovo Testamento ci dà qualche indicazione a riguardo? Credo che le Scritture siano molto chiare in quest’area. Il Nuovo Testamento insegna che vi sono tre propositi per cui dare.

 

1. Per andare incontro ai bisogni dei santi: questo è un tema presente in tutte le Scritture. Consideriamo alcuni testi. 

 

Atti 2:44-45: “Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le proprietà e i beni e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.”

 

Lo spirito d’amore e generosità era così grande nei primi anni della chiesa che i credenti cedevano volontariamente e gioiosamente le loro proprietà e possedimenti perché servissero ai bisogni degli altri santi. Quando vi fu bisogno, si spinsero fino al punto da vendere terre e case per prendersi cura l’uno dell’altro (cf. Atti 4:34). 

 

I Giovanni 3:17: “Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui?”

 

Galati 6:9-10: “Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma specialmente ai fratelli in fede.”

 

Benché il “fare il bene” non è chiaramente definito, di sicuro include dare per andare incontro ai bisogni di chi fa parte della famiglia della fede. 

 

Oltre a questi chiari testi, leggiamo anche in Matteo 25:31-40 che quando Cristo ritornerà separerà le pecore dai capri. Le pecore sono descritte come chi ha nutrito Cristo quando aveva fame, Gli ha dato da bere quando aveva sete, e lo ha vestito quando aveva freddo. Quando le pecore rispondono, “Signore, quando ti abbiamo visto affamato, assetato, e nudo?” E Lui risponde loro: “In verità vi dico, nella misura in cui lo avete fatto ad uno di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me”. Qui Gesù ci dice molto chiaramente che quando usiamo il denaro per vestire e nutrire i fratelli di Cristo, ovvero i credenti secondo Mat. 12:50, stiamo servendo Lui Stesso. Inoltre I Timoteo 5:16 ci dice come la chiesa deve supportare le vedove bisognose. Inoltre, abbiamo visto nei testi già citati le molte esortazioni che l’apostolo Paolo dà per aiutare i poveri santi a Gerusalemme. E’ dunque molto chiaro che una delle priorità del dare secondo il NT è andare incontro ai bisogni dei santi. 

 

2. Per andare incontro ai bisogni dei leader cristiani: oltre ad usare il nostro denaro per andare incontro ai bisogni dei nostri fratelli e sorelle in Cristo, le Scritture ci dirigono ad usare il nostro denaro per supportare gli operai cristiani, cioè i leader cristiani. Consideriamo i seguenti passaggi. 

 

I Timoteo 5:17-18: “Gli anziani che tengono bene la presidenza siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento; infatti la Scrittura dice: «Non mettere la museruola al bue che trebbia»; e: «L’operaio è degno del suo salario».”

 

In questo testo, la parola “onore” deve significare più che mera stima e rispetto, perché al verso 3 dello stesso capitolo 5 Paolo dice a Timoteo di “onorare le vedove che sono veramente tali”. Onorare queste vedove significa provvedere ai loro bisogni (v. 8) e assisterle (v. 16). Quindi, quando Paolo parla di “onorare” gli anziani che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento e lo fa direttamente dopo che ha parlato di “onorare” le vedove, egli deve avere in mente la stessa cosa, ovvero provvedere per i loro bisogni e aiutarli finanziariamente in modo che possano darsi all’opera di affaticarsi, cioè di fare tanto nella predicazione ed insegnamento della Parola. Un anziano che insegna è come un bue che dovrebbe poter mangiare mentre sta trebbiando, ovvero: dovrebbe essere supportato e curato mentre sta lavorando. Egli è anche come un operaio che è degno del suo salario. La pratica del NT è di stabilire anziani affinché essi sorveglino le chiese che gli apostoli fondavano. Paolo sta qui dirigendo le chiese a provvedere finanziariamente e assistere questi anziani in modo che essi potessero darsi al loro compito di servire il gregge nella chiamata e coi doni che Dio ha dato loro. 

 

1 Corinzi 9:6-14: “O siamo soltanto io e Barnaba a non avere il diritto di non lavorare? Chi mai fa il soldato a proprie spese? Chi pianta una vigna e non ne mangia il frutto? O chi pascola un gregge e non si ciba del latte del gregge? Dico forse queste cose da un punto di vista umano? Non le dice anche la legge? Difatti, nella legge di Mosè è scritto: «Non mettere la museruola al bue che trebbia il grano». Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte. Se abbiamo seminato per voi i beni spirituali, è forse gran cosa se mietiamo i vostri beni materiali? Se altri hanno questo diritto su di voi, non lo abbiamo noi molto di più? Ma non abbiamo fatto uso di questo diritto; anzi, sopportiamo ogni cosa per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo. Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono all’altare hanno parte all’altare? Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunciano il vangelo vivano del vangelo.”

 

In questo passaggio Paolo dice che gli apostoli avevano tutto il diritto di non lavorare nel mondo e di poter ricevere supporto da quelli che servivano con la loro opera. Egli asserisce chiaramente che il Signore Stesso ha deciso e stabilito che chi proclama il vangelo viva del vangelo. 

 

Filippesi 4:15-18: “Anche voi sapete, Filippesi, che quando cominciai a predicare il vangelo, dopo aver lasciato la Macedonia, nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l’avere, se non voi soli; perché anche a Tessalonica mi avete mandato, una prima e poi una seconda volta, ciò che mi occorreva. Non lo dico perché io ricerchi i doni; ricerco piuttosto il frutto che abbondi a vostro conto. Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell’abbondanza. Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio.”

 

In questo testo l’apostolo afferma espressamente che il dono che i Filippesi gli avevano mandato era un aroma fragrante, un sacrificio accettevole, e che era gradito a Dio. Dio Stesso ci ha qui dato la Sua approvazione nell’usare il nostro denaro per supportare gli operai cristiani fedeli. Quindi, è importante che il popolo di Dio utilizzi le sue risorse finanziarie per supportare operatori cristiani, che siano anziani di chiesa locale o evangelisti o missionari itineranti. 

 

3. Per andare incontro ai bisogni dei poveri: oltre ad usare il nostro denaro per andare incontro ai bisogni dei santi e degli operatori cristiani, le Scritture ci dirigono ad usare il denaro per andare incontro ai bisogni dei poveri. Consideriamo i seguenti testi. 

 

Luca 12:33-34: “Vendete i vostri beni e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. Perché dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore.”

 

Efesini 4:28: “Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno.”

 

Qui non ci viene detto di dare a chi è credente, ma è generale, e quindi a chiunque possa essere nel bisogno. 

 

Giacomo 1:27: “La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.”

 

Visitare gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni deve significare più che far loro una visita, ed implica che significhi anche aiutarli, dare loro in modo sacrificale. 

 

Come abbiamo visto, possiamo riassumere l’insegnamento del Nuovo Testamento sul perché dare in questo modo: per andare incontro ai bisogni dei santi, degli operatori cristiani, e per andare incontro ai bisogni dei poveri. Notate che il dare nel Nuovo Testamento è sempre con lo scopo di andare incontro ai bisogni delle persone. E’ interessante notare che la maggior parte del denaro che le chiese evangeliche in Occidente danno vada a finire, oltre che per i salari dei leader, per gli edifici di chiesa: un proposito che nel NT non viene mai menzionato. La Bibbia non ci parla di farsi debiti per comprare edifici costosi e grandi, per la semplice ragione che la chiesa primitiva non si incontrava in edifici speciali, ma nelle case. Dunque, non vi erano spese amministrative risucchiate per questi fini dalle finanze della chiesa. In questo modo tutto il dare del popolo di Dio andava direttamente ad incontrare i bisogni veri e propri delle persone. 

 

Incidentalmente, non vi è niente nella Scrittura che richiederebbe che tutto il nostro donare per l’opera del Signore vada prima ai leader di chiesa, per poi essere usato da loro. Anzi, credo che parte del nostro dare debba andare direttamente da persona a persona per poter preservare l’anonimato (Matt. 6:1-4). E’ ragionevole, quindi, mettere da parte una parte del vostro totale a casa o in un qualche conto speciale così che quando sorga un bisogno speciale o un’emergenza abbiate qualcosa da cui poter attingere per andare incontro a quel bisogno. 

 

Come dare

 

Oltre ad illuminarci sul quanto e perché dare, le Scritture ci insegnano varie cose sul come dovremmo dare. 

 

1. In modo anonimo: In Matteo 6:1-4 Gesù ci insegna che dovremmo dare in segreto così che Colui che vede in segreto ci dia la ricompensa. Questo modo di dare è preferibile perché protegge il donatore dall’orgoglio spirituale. Quando diamo direttamente a qualcuno, cerchiamo di andare incontro ad un bisogno senza far in modo che il beneficiario sappia chi gli ha dato il denaro. 

 

2. In modo volontario: II Corinzi 8:3-4: “Infatti io ne rendo testimonianza; hanno dato volentieri secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi.”

 

Qui ci viene detto che le chiese di Macedonia diedero volentieri, nessuno le manipolò o le forzò. In II Corinzi 9:7 Paolo dice di dare ognuno come ha deciso in cuor suo, “non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso”. Se non dobbiamo dare di mala voglia né per forza, allora significa che dobbiamo dare volontariamente. Dio vuole che il nostro dare venga dal profondo del cuore, vuole che noi diamo perché lo vogliamo. 

 

3. Aspettandoci benedizioni: Quando diamo dobbiamo aspettarci che Dio ci benedica in questa vita presente. Considerate quanto dice l’apostolo Paolo. 

 

II Corinzi 9:6: “Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.”

 

Quando qualcuno semina a mano aperta potrebbe sembrare stia sprecando del buon seme. Ma se trattenesse il seme nel pugno, o ne gettasse solo pochi, vi sarebbe una mietitura molto esigua. E così è anche col dare cristiano. Se diamo niente o molto poco, possiamo aspettarci molto poco. Ma se diamo a mano aperta, generosamente, possiamo aspettarci di mietere generosamente. John Bunyan disse: “Ecco lì un matto, o sarà un santo? Ei diede e ricevette tanto”. Molti hanno distorto questo passaggio per insegnare che Dio vuole che diamo per poter ricevere tanto. Ma questo tipo di insegnamento fa appello alla carne, e promuove uno spirito di cupidigia nei credenti. Paolo stava piuttosto insegnando che dobbiamo dare, così da poter ricevere, così da poter dare ancora di più. Guardiamo infatti come continua ai versi 8-11: “Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quello che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona; come sta scritto: «Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno». Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare fornirà e moltiplicherà la vostra semenza, e accrescerà i frutti della vostra giustizia. Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi.” 

 

Notate in questo passaggio che Paolo dice che Dio benedirà il donatore generoso facendo abbondare per lui ogni grazia così che ne avrà un’abbondanza per ogni buona opera. Inoltre Dio promette di moltiplicare la semenza del donatore affinché possa seminare ed aumentare la mietitura della sua giustizia. Questi passaggi indicano inequivocabilmente che Dio benedice chi dà in modo che possa dare di più. Siccome Dio è il più grande donatore di tutti, dovremmo cercare di essere come Lui. Il solo modo in cui saremo in grado di dare di più nel futuro è cominciare a dare di più ora! E’ interessante che questo è proprio quello che ci insegnano i Proverbi di Salomone, benché fossero stati scritti centinaia di anni prima. Vediamone alcuni. 

 

Proverbi 19:17: “Chi ha pietà del povero presta al Signore, che gli contraccambierà l’opera buona.”

 

Proverbi 11:24-25: “C’è chi offre liberalmente e diventa più ricco, e c’è chi risparmia più del giusto e non fa che impoverire. Chi è benefico sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato.”

 

Inoltre, dovremmo anche aspettarci che Dio ci benedica nella vita a venire. Se vi è una cosa che è chiara nella Bibbia, è che quando diamo stiamo accumulando per noi stessi un tesoro nel cielo. Notate l’enfasi sul tesoro futuro e celeste nei seguenti passaggi: 

 

Matteo 6:19-21: “Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore.”

 

Matteo 19:21: “Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi».”

 

Luca 12:33: “Vendete i vostri beni e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove ladro non si avvicina e tignola non rode.” 

 

1 Timoteo 6:18-19: “Ordina loro di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l’avvenire, per ottenere la vera vita.”

 

In tutti i passaggi sopra, che siano diretti ai discepoli, al giovane ricco, o ai credenti ricchi in Efeso, il messaggio è lo stesso: dare generosamente sarà redarguito da un tesoro celeste. Vorreste avere un tesoro sulla terra dove perirà, o in cielo dove ne godrete eternamente? La vostra risposta a questa domanda rivelerà molto di come vedete ed usate la vostra ricchezza. 

 

4. Con gioia: In II Corinzi 9:7 impariamo lo spirito con cui dobbiamo dare: “Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso”. Se ogni credente sapesse di quale pioggia di benedizioni godrebbe nel dare, sarebbe come i cristiani di Macedonia che pregarono Paolo per poter avere un’opportunità di dare (II Cor. 8:3-4)! Dare dovrebbe esser visto come un gran privilegio, non come un peso o un triste dovere. Dio non vuole che il Suo popolo dia per senso di obbligo, ma con un’attitudine di gioia e allegrezza. Il passaggio definitivo nel Nuovo Testamento che dichiara l’attitudine con cui dobbiamo dare lo descrive così: “con gioia”! Che Dio ci aiuti a dare con lo spirito che onora Lui!

 

5. Facendo sacrifici: nelle Scritture ci sono vari esempi in cui Dio guarda con approvazione al donare sacrificale. 

 

2 Corinzi 8:1-5: “Ora, fratelli, vogliamo farvi conoscere la grazia che Dio ha concessa alle chiese di Macedonia, perché nelle molte tribolazioni con cui sono state provate, la loro gioia incontenibile e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nelle ricchezze della loro generosità. Infatti io ne rendo testimonianza; hanno dato volentieri secondo i loro mezzi, anzi, oltre i loro mezzi, chiedendoci con molta insistenza il favore di partecipare alla sovvenzione destinata ai santi. E non soltanto hanno contribuito come noi speravamo, ma prima hanno dato se stessi al Signore e poi a noi, per la volontà di Dio.”

 

Notate in questo passaggio che i credenti macedoni avevano poco da dare. Essi sono descritti come persone che sopportavano una grande afflizione, ed erano molto poveri. Tuttavia viene detto che diedero oltre quanto potevano! Che meraviglioso esempio di dare sacrificale! Che Dio ci metta in grado di imitarli nelle nostre stesse vite!

 

Marco 12:41-44: “E sedutosi di fronte alla cassa delle offerte, guardava come la gente metteva denaro nella cassa; molti ricchi ne mettevano assai. Venuta una povera vedova, vi mise due spiccioli, che fanno un quarto di soldo. Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico che questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri: poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo, ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere».”

 

In questo esempio Gesù prese questa donna come un esempio unico e meraviglioso del dare per i suoi discepoli. Quando Cristo vide il suo spirito sacrificale, chiamò i Suoi discepoli per mostrare loro una lezione di vita. Che anche noi possiamo imparare a fare lo stesso! 

 

Possiamo dire che il nostro dare è caratterizzato da uno spirito di sacrificio? Il nostro dare vi costa davvero qualcosa o non vi costa niente? Non conta tanto quanto diamo, ma quanto teniamo per noi dopo che abbiamo dato. Che il nostro grande e glorioso Dio ci metta in grado di praticare uno stile di vita gioioso e sacrificale! 

 

 

La motivazione del nostro dare

 

Ora che abbiamo visto cosa le Scritture insegnano sul quanto, perché e come dare, guardiamo brevemente a cosa dicono sul cosa dovrebbe motivare il nostro dare. 

 

1. L’esempio di Cristo: Proprio nel mezzo della più lunga esposizione sul dare nel NT (II Cor. 8-9) l’apostolo Paolo prende l’esempio da Gesù Cristo come la nostra principale motivazione. Consideriamo le sue parole in II Corinzi 8:9: “Infatti voi conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi.” Cristo era infinitamente ricco nella Sua esistenza pre-incarnata in cielo. Era adorato senza sosta da un grande esercito di esseri angelici. Esercitava onnipotenza, onniscienza, ed onnipresenza come Deità. Governava col Padre e lo Spirito Santo sull’universo che avevano creato. E tuttavia, Egli scelse di diventar povero. Depose il Suo diritto di esercitare i Suoi attributi in modo indipendente, nacque in una stalla e fu cresciuto da genitori modesti, visse una vita oscura e semplice. Dipendé dal Padre per ogni cosa. Non accumulò mai un tesoro di possedimenti durante la vita terrena, e sembra che le uniche cose che aveva erano i vestiti che indossava. Alla fine della Sua vita terrena diede anche l’ultima cosa che possedeva, la Sua vita stessa. Deponendo la Sua vita, stava dando tutto per salvarci dai nostri peccati. Benché fosse ricco, divenne povero. E per quale scopo questo grande atto sacrificale? Perché attraverso la Sua povertà noi potessimo diventar ricchi! Se crediamo in Lui, abbiamo ereditato grandi ricchezze: perdono, adozione, giustificazione, lo Spirito che abita in noi, pace con Dio, accesso a Dio, santificazione, e gloria eterna a venire! Notate che Cristo non diede solo 10% o 50%! Ma diede 100%! Un discepolo di Cristo desidera naturalmente essere come il suo maestro. Quindi, sforziamoci di emulare il nostro Signore e maestro! Non accontentiamoci di dare una piccola parte di quanto abbiamo. Preghiamo che Dio ci metta in grado di dare sempre di più per aiutare chi soffre e per espandere il Suo regno nel mondo intero! 

2. Il comandamento di Cristo: Non soltanto abbiamo l’esempio di Cristo a motivarci, ma abbiamo anche il Suo comando. Gesù parlò molto chiaramente in Giovanni 15:12-13: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici.” In questo passaggio Gesù comanda ai Suoi seguaci di amarsi l’un l’altro come Lui ha amato loro, ovvero impegnandosi totalmente nei loro riguardi. Questo tipo di impegno, per sua stessa natura, vorrà dire anche dare quello che possiamo per aiutarci l’un l’altro. Gesù ha dato tutto, perfino la Sua propria vita per noi. Ecco come dobbiamo amarci l’un l’altro. Sapremo se davvero amiamo i fratelli e sorelle quando siamo disposti ad aprire il portafoglio e ad andare incontro ai loro reali bisogni. Che Dio possa metterci in grado di seguire Suo Figlio in ubbidienza! 

 


Conclusione

 

Le Scritture non ci insegnano che la decima è obbligatoria per i credenti del Nuovo Patto. Tuttavia, esse insegnano che i cristiani devono essere generosi, dare facendo sacrifici, farlo con gioia e farlo aspettandosi benedizioni da Dio. E voi state dando in questo modo? Prego seriamente che lo Spirito Santo usi questo scritto per sfidarvi a ripensare il vostro donare e vedere se siete in linea con quanto Dio vuole ed esprime nel Nuovo Testamento. Se non lo siete, andate al Signore in preghiera e chiedetegli di darvi la forza e la grazia per obbedirgli pienamente in ogni cosa. 

 

 

Traduzione di F. De Lucia dall'articolo originale

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