La Casa di Dio
Un evangelismo più spontaneo e genuino
Jim Elliff
Non era negli intenti di Gesù dire che ogni cristiano debba continuamente spostarsi per poter evangelizzare. Ma certamente è la responsabilità della chiesa intera fare discepoli nel luogo in cui ci troviamo e farli ora. L’evangelismo non deve essere fatto una volta che ci si è spostati, o quando si è viaggiato in qualche paese lontano, o quando inizi uno specifico progetto evangelistico, benché potrebbe certamente includere ognuna di queste cose.
E tuttavia niente ci scoraggia di più dell’evangelismo. Meramente menzionare la parola “evangelizzare” incute paura in molte persone. Se fosse mio obiettivo parlare in una chiesa per far sal salire il quoziente di colpevolezza di tutti i miei ascoltatori, tutto quello che devo dire è “evangelizzate!”, e l’effetto sarà immediato, come dimostreranno molte teste abbassate, e i rigagnoli di sudore che cominceranno a scorrere sulla fronte del pastore. Questo è il grande comandamento negletto, e nessuno di noi vuole sentirne parlare.
Secondo me, tanta parte di questa paura viene dall’aver reso l’evangelismo troppo difficile e troppo confusionario. Ve ne darò alcune ragioni.
1. Spesso proviamo a fare evangelismo nel nulla. Senza un gruppo di persone che vogliono discutere delle opportunità che hanno avuto, e senza un leader tra loro che sia attivo in questo campo, la gran parte di noi non troveranno stimolo a continuare in questa attività. Tuttavia, quando questo accada, vi è un eccitazione insita nell’attività dell’evangelismo. Avendo fatto io stesso parte di un tale gruppo per lungo tempo, trovo la motivazione costante a continuare. Il sentire le storie di persone normali, alcune delle quali abbastanza riservate, che però hanno fatto quanto potevano per diffondere la parola, mi ricarica e rassicura che Dio può usare perfino me. Ecco la prima parola di aiuto che voglio condividere con voi.
Per alcuni di voi, ciò potrebbe voler dire stabilire un gruppo settimanale di incontro solo per comunicare l’un l’altro cosa accade nel vostro evangelismo personale. Potrebbe essere anche solo vedersi per 30-40 minuti prima di un incontro regolare della chiesa, o incontrarsi con un team di persone motivate per colazione. In questi incontri dovreste parlare dei vostri incontri (perfino i più piccoli) con le persone, le vostre preoccupazioni, le vostre idee creative per raggiungere gli altri, e richieste di preghiera per coloro a cui avete parlato o volete parlare. Nel nostro caso, ogni settimana trascorriamo 30-40 minuti del nostro incontro di chiesa principale a parlare/testimoniare dei nostri incontri evangelistici. Prendiamo anche del tempo alla fine dell’incontro per pregare per ogni persona inconvertita che è stata menzionata. Questo ci dà una motivazione molto forte per continuare a fare dell’altro.
2. Abbiamo l’idea sbagliata che l’evangelismo è una serie di idee coreografate e ben presentate, perfettamente collegate tra loro. Dimenticatevelo. Non è così. Molti di noi hanno provato a fare così e con molta frustrazione. E’ molto meglio pensare all’evangelismo nel modo in cui lo fa la Bibbia, ovvero come un “seminare” in qualsiasi modo si possa. Chiunque di noi può farlo. Mai visto una piccola piantina crescere in un grande parcheggio? A volte il seme è giunto lì così, ed è cresciuto. Una semplice parola nel luogo giusto, o un volantino messo nel luogo giusto nel momento giusto, potrebbe essere il mezzo che Dio usa. Presentazioni ben oliate frustrano perché non lasciano spazio a serie domande e discussione da un lato, e dall’altro perché escludono chi non sa parlare tra noi. Gioite anche per i più piccoli avanzamenti, state di fatto già seminando!
Non desidero dire che non c’è valore nel memorizzare uno schema, ma vi sono molti limiti in tali metodi. La prova è che l’entusiasmo per tali schemi spesso svanisce dopo alcune settimane di particolare sforzo intenso dedicate ad essi. Inoltre, tra gli aspetti meno desiderabili della maggioranza di tali piani è il fatto che potrebbero non incoraggiare la persona a cui vi state rivolgendo. Questo metodo è buono per far passare una serie di concetti, ma non tanto per cercare quali siano le vere domande che le persone hanno e i dilemmi che stanno affrontando. Vi sono persone che usano schemi che si danno da fare per superare tali ostacoli, e questo è buono, ma essi non fanno altro che dimostrare quello che sto dicendo.
3. Non abbiamo tenuto abbastanza in considerazione il fatto che l’evangelismo ha molto a che fare con quanto ci si aspettiche Dio voglia fare. Se estenderemo le nostre antenne già all’inizio della giornata e chiederemo a Dio di renderci strumenti per incontri divini durante il giorno, questo accadrà, quasi ogni volta che lo chiederemo. I cristiani che si aspettano di essere usati da Dio sono come gatti in cerca di topi. Non perdono mai il loro focus, sembrano dormire con un occhio aperto e uno chiuso. Quando si è sempre pronti, allora si sta davvero vivendo per la fede che si dice di stare esercitando!
4. Abbiamo trascurato l’idea di contesto. Siete mai andati in missione per poi ritornare determinati a focalizzarci sugli altri che hanno bisogno di Cristo allo stesso modo in cui lo facevate all’estero? Cosa è accaduto? Vi siete gradualmente distratti con le faccende quotidiane. Ci vuole un campo missionario proprio qui, e sono sicuro di questo: se metti un vero credente che ha le luci accese in un luogo oscuro, lui o lei farà di certo la differenza. Oltre a tutte le altre opportunità che accadono lungo la via, avrete bisogno di trovare un qualche luogo dove il focus sarà sulle persone e il seminare.
Ad esempio, potreste fermarvi regolarmente al bar sotto casa al mattino. Conoscere i colleghi e clienti usuali per nome. In momenti appropriati dire qualche parola su Cristo o passare un volantino e aspettarsi dei commenti, o qualsiasi altra cosa provochi una parola. Altri potrebbero unirsi ad un club o partecipare ad una lezione, o insegnare una lezione in qualche università. Si potrebbe incontrare qualcuno in palestra, camminando regolarmente in un centro commerciale, o … dite voi! Si può parlare di queste cose nel vostro gruppo di evangelizzazione. I vostri luoghi regolari per seminare vi terrano all’erta per tutti gli altri momenti di serendipità che potrebbero accadervi.
5. Spesso non abbiamo abbastanza volantini di qualità a disposizione personalmente. Dio ci ha fatto giungere il vangelo non soltanto nella persona di Cristo, ma in parole! La storia dell’uso delle parole nell’evangelismo è rimarchevole. Dovreste sempre avere nelle vostre borse, auto, valigetta, portafogli, e in qualsiasi altro luogo potreste pensare adatto degli strumenti evangelistici da poter usare all’occorrenza. Alcuni fanno uso di CD, file, video, etc. Mi piace quando le persone scrivono la loro testimonianza e la mettono in un libro. Questo moltiplica il valore dell’oggetto che state regalando e lo rende più facile da accettare come regalo ad un amico o collega. “Ecco come la mia vita è cambiata insieme ad un libretto che spiega le verità che hanno fatto la differenza. Mi piacerebbe dartene una copia per vedere che ne pensi, posso?” Fare questo costa. Noi spendiamo tanti soldi per cercare di raggiungere le persone nel modo migliore, ma pensiamo che ne valga la pena!
6. Non abbiamo imparato abbastanza in tre aree importanti: 1) il contenuto del vangelo, 2) come conversare e costruire relazioni, e 3) alcuni punti apologetici (come difendere la fede). E’ interessante che queste cose non vengono insegnate o insegnate poco. Piuttosto che insegnare uno schema, perché non studiare questi tre aspetti strategici del vangelo e della sua presentazione mentre insegnate agli altri come evangelizzare?
1) Condividete ed insegnate il contenuto del vangelo, e non una serie di frasi sul vangelo. Un uomo può parlare per ore di una macchina se capisce cosa si trova sotto il cofano. Una donna può parlare l’intera giornata sul come decorare la casa quando si è preoccupata di imparare le varie combinazioni e stili di quest’arte. Ma quando si impara uno schema e non si conosce molto teologicamente e biblicamente a riguardo di quanto si sta dicendo, chi porta il messaggio appare non sicuro e imbarazzante. Ha memorizzato poche espressioni e passaggi, ma cosa realmente conosce di quello che sta dicendo? Non meraviglia che il credente non vuole avventurarsi. “E se qualcuno mi fa una domanda?”, pensa. Chi può rispondere al meglio con la minor paura possibile è chi conosce la teologia dietro il vangelo che sta portando.
2) Imparare a conversare fornisce una pratica ottima anche per il gruppo. Il mio modo comune di evangelizzare è fare domande. Continuo ad esplorare finché non capisco la visione del mondo di quella persona a riguardo delle questioni fondamentali. Non ci vuole molta intelligenza per fare le domande. Ho imparato a capire il modo di pensare delle persone, e loro lo apprezzano. Li rispetto mentre parlo, ma continuo ad esplorare. A volte dico: “questo è molto diverso da quanto credo io, ma per favore continua”. Non mi spiego ancora, sto soltanto salando la conversazione, per così dire. Non evito nemmeno domande personali. A loro volta, le persone mi chiedono, “E qual è la tua veduta su questo o quello?” Ed ecco che posso così presentare quanto credo sul problema e la sua soluzione in Cristo. La chiesa ne riceverebbe un gran beneficio a studiare la semplice arte di fare una conversazione sensata con una persona.
3) Imparare l’apologetica di base costituisce un altro dei campi di preparazione. Benché semplicemente capire e condividere la teologia del vangelo aiuterà già molto nel vostro compito, imparare come affrontare alcune questioni e/o obiezioni che potrebbero sorgere, e farlo imparando un pò di buona apologetica risulterà molto utile al vostro compito. Io sono per lo più filosofico nel mio approccio apologetico, ma non disprezzo le evidenze. Quando non si ha una risposta, si può dire che non si sa la risposta. Forse si può arrangiare un altro appuntamento per discuterne ulteriormente, o scrivere l’indirizzo della persona o il numero e mandargli un libro o un link. E’ ok non sapere tutto. Tuttavia, è parte del nostro migliorarci nell’evangelismo avere una comprensione dell’apologetica.
Ho sentito una chiama evangelistica per la maggior parte della mia vita, ed ho condiviso personalmente la Buona Notizia con decine e decine di persone in tutto il mondo. Ho pensato a quanto dico in questo articolo molto a lungo. Benché ho iniziato anch’io usando degli schemi, ho presto capito i limiti di questo approccio. Credo che quanto sto proponendo è un modo molto migliore per fare dei discepoli più duraturi e solidi. Penso di poter dire che la prova di quanto dico sono le persone che Dio ha posto sotto la mia cura pastorale. Non vi è niente di nuovo o eccezionale in quanto ho detto, e me ne rendo conto, ma credo che questi concetti offrono un certo aiuto a chi è interessato ad andare oltre un modo di fare basato sui sensi di colpa.
Traduzione di F. De Lucia dall'articolo originale
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