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La Progressione dei Patti e l’Etica Cristiana

 

Stephen J. Wellum

 

 

In che modo i cristiani devono applicare l’intera Bibbia come proprio standard etico? Oggi questa domanda è importante per almeno due ragioni. La prima è che in un’epoca di crescente secolarismo e pluralismo, abbiamo bisogno di articolare gli standard morali di Dio in modo che risultino chiari nel loro carattere di necessità, bontà, ed obiettività. Secondo, in risposta a vari critici non credenti, dobbiamo dimostrare che l’insegnamento etico della Scrittura è coerente lungo tutto il canone perchè è fondato sulla natura e volontà immutabile di Dio.

La teologia del patto ha cercato di fare etica e di stabilire la base della legge morale seguendo la venerabile tradizione della divisione della legge mosaica in tre parti: morale, civile, e cerimoniale.[1] Con la venuta di Cristo, le parti civili e cerimoniali della legge sono ora adempiute ed abrogate, tuttavia rimane immutata la legge morale eterna di Dio per come rivelata nel Decalogo.[2] Una diretta equazione viene fatta tra il Decalogo e la legge morale eterna[3] e viene seguita questa legge ermeneutica generale: a meno che il NT modifichi o abroghi esplicitamente la legge mosaica (come nelle sue parti cerimoniali e civili) essa è ancora in auge. Questa regola diviene il principio col quale si stabilisce cosa sia legge morale nel canone biblico per noi oggi.

C’è molto di encomiabile in questo approccio ed è importante non esagerare, nel fare etica, le differenze, che esistono tra il cosiddetto “pattalismo progressivo” e la teologia del patto. Alla fine entrambe le concezioni arrivano a conclusioni simili riguardo i requisiti morali di Dio per oggi. Tuttavia, la differenza si trova nel come arriviamo alle nostre conclusioni, data la reiezione da parte del pattalismo progressivo della distinzione tripartita della legge come il principio con cui stabilire cosa sia legge morale oggi. Questa differenza è anche illustrata dal continuo dibattito sull’applicazione odierna del comandamento del Sabato, un dibattito che è il test cruciale sul come i patti biblici sono “correlati l’un l’altro” e sul come si stabilisce cosa sia legge morale.

 

In questo capitolo delineo in cinque fasi in che modo il pattalismo progressivo cerca di determinare cosa è la legge morale e di stabilire la norma biblica per fare etica. Data la nostra reiezione della distinzione tripartita della legge, qual è il nostro approccio alternativo? In che modo sfuggiamo l’accusa di antinomismo? Come stabiliamo le norme morali di Dio, specialmente nella nostra epoca secolare e pluralistica quali coloro che ora vivono sotto il nuovo patto?

 

1. Tutta la Scrittura è autorevole e quindi fornisce la norma per l’etica cristiana.

Qual è il nostro standard etico? In che modo stabiliamo norme morali? La risposta è semplice: Tutta la Scrittura è il nostro standard ed essa soltanto stabilisce norme morali. A questo riguardo 2 Tim 3, 15-17 è un testo cruciale: Paolo descrive la Scrittura, e in particolare l’AT, come la parola ispirata di Dio e quindi pienamente autorevole per i cristiani. In altre parole, l’intero AT, inclusa la legge-patto mosaica, funziona per noi come base per la nostra dottrina e la nostra etica. Anche se i cristiani non sono “sotto la legge” in quanto patto, essa opera ancora in quanto Scrittura e come tale richiede la nostra completa ubbidienza.[4]

E’ importante sottolineare questo punto al principio della nostra discussione. Tutti i cristiani dovrebbero confessare che la natura e la volontà di Dio sono lo standard obiettivo della moralità, e noi in quanto creature conosciamo questo standard per rivelazione. L’etica cristiana non è antinomista. Anche se la Scrittura non è una rivelazione esaustiva, essa è una rivelazione vera ed obiettiva della volontà morale di Dio. Il nostro Dio triuno non ci ha lasciato a noi stessi; la Scrittura è il nostro standard morale sufficiente ed autorevole.

Tuttavia, benchè tutta la Scrittura sia il nostro standard, la sua istruzione morale richiede un’applicazione attenta a seconda di dove essa si trovi nella storia dei patti. Alcuni comandamenti specifici sotto l’antico patto, come la circoncisione, leggi dietarie, leggi agricole e così via, che nel loro contesto erano tutte leggi morali, non si applicano più a noi oggi nell’esatto stesso modo (Gen 17, 9-14; Lev 11; 19, 9-10; Mar 7, 1-23; Ebr 5-10). Questo è il motivo per cui è cruciale distinguere tra moralità biblica ed etica cristiana.[5] Come spiega Michael Hill: “la moralità biblica ha a che fare con la moralità che si trova nella Bibbia.”[6] Essa descrive i requisiti morali di Dio in luoghi specifici della storia redentiva, ma “l’etica cristiana posiziona ciò che è normativo per i cristiani in questa epoca presente.”[7]

Come Hill ammette: “Alcuni cristiani poco riflessivi credono che la rivelazione di Dio è esattamente la stessa in qualsiasi parte della Bibbia.”[8] Dunque praticare l’etica è semplicemente prendere “una regola morale, un principio o virtù da qualsiasi parte della Bibbia e senza ulteriori interpretazioni applicarla direttamente come guida morale per i cristiani oggi.”[9] Ma quest’uso etico della Bibbia non fa giustizia all’insegnamento della Bibbia stessa e al dispiegarsi progressivo dei patti biblici.

Dunque, tutta la Scrittura è data per la nostra istruzione etica, ma non tutta la Scrittura si applica a noi in esattamente lo stesso modo! Come, quindi, dobbiamo correttamente applicare l’intero canone alla nostra vita come nostra norma morale?

 

2. Negativamente, rigettiamo la distinzione tripartita della legge mosaica come il mezzo con cui i cristiani determinano cosa è moralmente vincolante per noi oggi.

Come già fatto notare, la teologia del patto determina cosa sia moralmente vincolante per i cristiani appellandosi alla distinzione tripartita della legge mosaica. Benchè questo approccio sia notevole, lo rigettiamo per le seguenti tre ragioni.

Primo, la Scrittura concepisce l’antico patto come un tutt’uno e non si appella alla distinzione tripartita come il mezzo col quale stabilire la continuità o discontinuità della legge morale per i cristiani oggi. Ciò non vuol dire che all’interno della legge-patto non si possano fare delle distinzioni (e.g. alcuni principi sono più importanti [Mt. 5, 24; 9, 13], ci sono alcune questioni della legge che sono più importanti [Mt. 23, 23], leggi riguardanti sacrifici [Lev. 1-7] versus questioni civili, o perfino il luogo centrale occupato dal Decalogo [Es. 20; Deut. 5]). Al contrario, è dire che la Scrittura concepisce la legge-patto come un tutt’uno che serve un ruolo specifico nel piano di Dio per la vita di Israele, e come patto nella sua interezza è portato a compimento in Cristo e nel nuovo patto.[10]

Testi come Gal. 5, 3 e Giacomo 2, 8-13 indicano questo. Osservare o trasgredire una sola parte della legge assume che si sia osservata o trasgredita l’intera legge. O, come l’autore di Ebrei argomenta, la legge-patto è un tutt’uno integrato al e fondato sul sacerdozio (Eb. 7, 11) e con un cambiamento di sacerdozio (Sal. 110; Eb. 7) vi è necessariamente un intero cambiamento di patto, non semplicemente in alcune parti del patto (Eb. 7, 12; 8, 7-13). O, si pensi a come Paolo si vede come cristiano: prima era sotto la legge-patto in quanto ebreo, ma ora non lo è più; al contrario ora egli è sotto la legge di Dio essendo ἒνομος Χριστοῦ (I Cor. 9, 21), ovvero sotto il nuovo patto. Paolo vede i patti come dei “pacchetti” unitari e completi in se stessi; l’antico ha raggiunto il suo termine e fine in Cristo.

Secondo, la Scrittura insegna che l’intera legge-patto era temporanea nel piano di Dio, e che serviva un certo proposito, e che in ultima analisi puntava al suo adempimento, al suo telos, e termine in Cristo (Rom. 10, 4; Gal. 3, 15-4, 7; Eb. 7, 11-12).[11] Per comprendere il ruolo della legge-patto nel piano redentivo di Dio, dobbiamo localizzarlo nella cornice del dispiegarsi progressivo dei patti. Quando si faccia questo si realizzerà che la Scrittura insegna la conclusione opposta al Giudaismo del primo secolo. Nel pensiero ebraico si credeva che l’antico patto fosse eterno e immutabile (e.g., Wis. 18:4, Ag. Ap. 2.277; Mos. 2.14; Jub 1:27; 3:31; 6:17); il NT insegna che per quanto importante fosse la legge-patto nel piano di Dio, essa è ora giunta al suo termine in quanto patto.[12]

E’ per questa ragione che la legge mosaica, in quanto patto, non è più direttamente vincolante per il cristiano. Di fatto, il ruolo di supervisione del popolo di Dio e di direzione del loro comportamento come παιδαγωγὸς (precettore, baby-sitter, cf. Gal. 3, 24) ha raggiunto il suo termine e fine con la venuta di Cristo e il nuovo patto (Gal. 4, 1-7).[13] Ne conseguono due importanti implicazioni. La prima è che è difficile separare la legge-patto in tre parti e suggerire che oggi a noi si applicano soltanto le parti morali. Secondo, dato che la legge-patto ha raggiunto il suo telos in Cristo, applichiamo le sue istruzioni etiche a noi oggi soltanto attraverso Cristo e il nuovo patto.

Terzo, e correlato ai punti precedenti, il NT insegna che i cristiani non sono più “sotto la legge” come patto e dunque essa non funziona più come una “autorità diretta” per noi (e.g., Rom. 6, 14-15; I Cor. 9, 20-21; Gal. 4, 4-5; 5, 13-18).[14] Su questo punto, l’argomento di Paolo è totalmente storico-redentivo: l’antico patto ha servito il suo proposito nel piano di Dio, ma ora in Cristo ha raggiunto il suo telos (fine e scopo) (Rom. 10, 4; Gal. 3, 15-17).[15] Un modo comune per evitare questa conclusione è interpretare Paolo in modo da fargli dire che i cristiani non sono più “sotto la legge” in senso legalistico o cerimoniale.[16] Entrambe queste interpretazioni falliscono perchè Paolo non eguaglia “legge” (νομός) ad un suo fraintendimento “legalistico”, ma si riferisce all’intero legge-patto sotto cui i cristiani non si trovano più in quanto in Cristo.[17]

Su questo punto I Cor. 9, 20-21 è cruciale. Come cristiano, Paolo non vede più se stesso come “sotto la legge”, e, da notare, non eguaglia la legge di Dio con la legge mosaica! Al contrario, egli vede se stesso sotto la legge di Dio, che è ora definita in relazione a Cristo (ἒνομος Χριστοῦ).[18] Questo implica, come suggerisce Moo, che “la ‘legge’ sotto cui vivono i cristiani è contigua alla legge mosaica perchè le norme morali eterne di Dio, che non cambiano mai, sono espresse chiaramente in entrambe. Ma vi è discontinuità nel fatto che i cristiani vivono sotto la ‘legge di Cristo’ e non sotto la legge mosaica. La nostra fonte per determinare l’eterna legge morale di Dio è Cristo e gli apostoli, non la legge mosaica e nemmeno i Dieci Comandamenti.”[19] Questo fatto aiuta a far luce sul motivo per cui Cristiani non “osservano” la legge, ma al contrario in Cristo “adempiamo” la legge a motivo dell’opera di Cristo e della potenza dello Spirito.[20]

Cosa ci insegnano questi tre punti? La Scrittura non si appella ad una distinzione tripartita della legge come la base per determinare la legge morale per noi oggi. La legge-patto mosaica è vista come un tutt’uno. Essa ha raggiunto il suo termine in Cristo. Questo è il motivo per cui la legge-patto non è direttamente vincolante per i cristiani. Ciò non vuol dire che non ha alcuna rilevanza per il presente. Infatti, se chiediamo quale sia il proposito della legge (Gal. 3, 19) si possono dare diverse risposte.[21]

Uno dei propositi centrali della legge era, ponendo Israele in condizione di peccato, di rivelare il carattere di Dio, la natura del peccato umano, e anche di far sapere in che modo Dio avrebbe provveduto alla redenzione per grazia mediante il sacerdozio e il sacrificio (e.g., Rom 3:19-20; 5:20; 7:7-12; 8:2-3; Col 2:14; Heb 7:11; 10:3).  La legge-patto conteneva la promessa della vita (Lev. 18, 5; Rom. 2, 13; Gal. 3, 12), ma a motivo del peccato umano non poteva salvarci nonostante fosse “santa, giusta e buona” (Rom. 7, 12).[22] Infatti, in ultima analisi, la legge-patto non intendeva mai salvare, e tuttavia nei suoi pattern tipologici (e.g., il sistema sacrificale, il tempio-tabernacolo, il sacerdozio, etc.)  indicava il fatto che Dio avrebbe un giorno salvato. Tuttavia, alla fine, la giustizia di Dio si ottiene a prescindere dall’antico patto (Rom. 3, 21), e si trova soltanto nel nuovo patto, ciò a cui la legge puntava (Rom. 3, 21-31; 8, 2-4; Gal. 3, 13-14; 4, 4-7). Per un periodo, la legge mosaica ha supervisionato il popolo di Dio (Gal. 3, 24; 4, 1-7), ma ora che Cristo è venuto, la sua opera supervisoria è finita. Tuttavia, la legge-patto funziona ancora come Scrittura, e in quanto tale ci insegna che il glorioso piano redentivo di Dio, ci rende saggi a salvezza mediante Cristo, e ci istruisce sul come vivere saggiamente nel mondo come popolo del nuovo patto.[23]

 

3. Positivamente, determiniamo ciò che è moralmente vincolante per noi oggi appellandoci all’interezza della Scrittura vista attraverso le lenti di Cristo e del nuovo patto.

Benchè i cristiani non sono “sotto la legge” in quanto patto, essa funziona ancora per noi come Scrittura. E come per qualsiasi altro testo biblico, prima di applicarlo direttamente alle nostre vite dobbiamo prima porlo nel suo contesto pattizio, e secondariamente dobbiamo capire in che modo quel testo indica, anticipa e si adempie in Cristo.[24] E’ soltanto facendo così che possiamo applicare in modo corretto qualsiasi testo biblico alle nostre vite come cristiani. Infatti, senza seguire questo processo ermeneutico applicheremo la Scrittura in modo incorretto.

 

Per esempio, se chiediamo se le istruzioni sacrificali levitiche si applichino a noi oggi, la risposta è no se intendiamo che esse si applicano a noi in quanto istruzione di patto che Dio diede ad Israele. In quanto cristiani, viviamo dopo Cristo, che mediante la sua gloriosa opera ha portato i sacrifici dell’AT al loro telos (Eb. 5-10). Tuttavia, Levitico in quanto Scrittura si applica a noi in diverse maniere, come profezia, istruzione, e saggezza, ma soltanto alla luce di Cristo. Ciò che è vero di Levitico è anche vero della legge-patto (e.g., la circoncisione, le leggi dietarie, civili, e il Decalogo). Nessuna parte della legge si applica a noi senza prima averla posta nel suo contesto pattizio (contesto immediato ed epocale), e senza poi chiedere in che modo l’intero patto in considerazione è stato adempiuto in Cristo (contesto canonico).

Nel rispondere alla domanda, cos’è legge morale per i cristiani oggi? dobbiamo seguire lo stesso percorso. Prima confessiamo con gioia che l’interezza della Scrittura è il nostro standard. Ma simultaneamente aggiungiamo che tutto l’insegnamento morale della Scrittura ci vincola alla luce del suo adempimento in Cristo. Entrambi questi punti sono necessari per discernere i requisiti morali di Dio per i credenti del nuovo patto, ed Hill enfatizza questi punti in modo encomiabile nella sua discussione dei Dieci Comandamenti e la loro applicazione a noi oggi.

Da un lato Hill nota che “la legge di Mosè non fornisce una guida completa e vincolante per la moralità cristiana”.[25] Moo asserisce correttamente che “l’intera legge mosaica giunge ad adempimento in Cristo, e questo adempimento significa che questa legge non è più una sorgente diretta ed immediata, o un giudice, della condotta del popolo di Dio. Il comportamento cristiano, invece, è guidato ora interamente dalla ‘legge di Cristo’”.[26] Per Moo, la “legge di Cristo” riflette tutto quello che Dio ci ha dato sotto il nuovo patto, specialmente “l’insegnamento e l’esempio di Gesù e degli apostoli, il requisito centrale dell’amore, e l’influenza e la guida dello Spirito Santo che ci inabita”.[27]

D’altro canto, come insiste Hill, la legge mosaica non può essere ignorata perchè essa è Scrittura autorevole. Come patto, la legge non ci governa più direttamente, ma come Scrittura, e applicata a noi mediante Cristo, essa ora assume una funzione profetico-pedagogica. Hill commenta: nella legge mosaica “la forma basilare della regola di Dio, e il giusto ordine di Dio stabilito alla creazione, è confermato e ulteriormente delineato nella Legge. Tuttavia è delineato in modi negativi e positivi”[28], modi che puntano in ultima analisi ad un patto migliore. Hill nota correttamente che “se i cristiani non sono sotto il pacchetto chiamato Legge (designato come ‘Antico Patto’), gli elementi morali nella Legge sono parte di un continuum che dà forma ad un ideale”.[29] Questo ideale è dato dapprima alla creazione, è distorto alla caduta, è recuperato nella legge-patto, ma in ultima analisi è ristorato pienamente soltanto in Cristo. In tal modo, la legge-patto esprime i requisiti morali di Dio ma punta anche ad un patto più grande. Nel nuovo patto l’istruzione morale precedente non viene licenziata, ma continua ed è trasformata alla luce dell’ideale che è iniziato in Cristo e che sarà consumato al ritorno di Cristo. Il nuovo patto, quindi, non soltanto rimpiazza l’antico, ma altresì lo adempie.

Sia il rimpiazzo che l’adempimento dell’antico patto col nuovo sono insegnati nel NT.[30] Da un lato, nel nuovo patto, l’antico è rimpiazzato dalla legge di Cristo (I Cor. 9, 20-21). Invece di rifarci alla legge, ci rifacciamo a Cristo (Gal. 2, 19-20; Fil. 3, 4-14), e discerniamo la volontà di Dio in Cristo e l’istruzione apostolica (Gal. 6, 2; I Cor. 7, 19; 9, 21). Come contende Rosner: “i cristiani non sono sotto la Legge di Mosè, ma sotto la legge di Cristo, la legge della fede e la legge dello Spirito. Siamo morti alla legge, ma adempiamo la legge in Cristo e attraverso l’amore. Non cerchiamo di camminare secondo la legge, ma secondo la verità del vangelo, in Cristo, in novità di vita-risurrezione, per fede, nella luce e al passo con lo Spirito.”[31]

D’altro canto, il nuovo patto adempie l’antico. Un testo cruciale a questo riguardo è Mt. 5, 17-20. Benchè questo testo sia molto dibattuto, noi proponiamo che la parola adempimento ivi usata si capisce meglio se intesa in senso storico-redentivo (vedasi Mt. 1, 22; 2, 15, 17, 23; 4, 14; 8, 17; 12, 17; 13, 35; 21, 4; 27, 9). Gesù adempie la Legge e i Profeti nel senso che essi si riferivano a lui e che Gesù è colui che li porta al compimento che essi stavano aspettando. La Legge e i Profeti, dunque, hanno una funzione profetica in quanto prefigurano e predicono la venuta di Cristo.[32] Ovviamente, la prefigurazione profetica varia a seconda se essa è un pattern tipologico (e.g. esodo, sacrifici, sacerdozio, e tempio), o se è l’istruzione morale della legge. Tuttavia, alla luce delle antitesi in Mt. 5, 21-48, Gesù insegna che proprio come egli ha “adempiuto le profezie dell’AT nella sua persona ed azioni, così egli ha adempiuto la legge dell’AT col suo insegnamento”.[33] Come nota Carson, “In nessun caso questo ‘abolisce’ l’AT come parte del canone, più di quanto l’obsolescenza del sistema sacrificale Levitico abolisca il rito del tabernacolo come facente parte del canone. Al contrario, l’autorità reale e vincolante dell’AT deve essere compresa attraverso la persona e l’insegnamento di colui a cui essa puntava e che l’adempie riccamente.”[34]

Se le cose stanno così, è importante vedere che nell’insegnamento di Gesù egli adempie la legge non semplicemente estendendola, annullandola, o meramente intensificandola ma dimostrando in sè e nel suo insegnamento “la direzione in cui essa punta”.[35] Nel così fare, Gesù vede se stesso come “il goal escatologico dell’AT, e quindi il suo solo interprete autorevole, il solo attraverso il quale l’AT trova la sua valida continuità e significanza”.[36] Da questo testo, Moo ne trae la seguente implicazione etica: Gesù ci insegna che “la legge dell’AT non deve essere abbandonata. Anzi, deve continuare ad essere insegnata (Mt. 5, 19), ma interpretata ed applicata alla luce del suo adempimento da parte di Cristo. In altre parole, essa non è più lo standard di condotta ultimo per il popolo di Dio, ma deve essere sempre veduta attraverso le lenti del ministerio ed insegnamento di Gesù”.[37]

Affinchè i cristiani, quindi, siano in grado di determinare quale sia la legge morale di Dio, dobbiamo applicare tutta la Scrittura alla luce di Cristo. La legge morale di Dio non è scoperta, come insegna la teologia del patto, in modo aprioristico, cioè, isolando il Decalogo dalla legge-patto e poi applicandolo direttamente a noi oggi. Al contrario, cos’è “legge morale” viene determinato dall’intera Bibbia in un modo a posteriori, cioè, prima leggendo ed applicando i testi biblici considerati nella loro locazione pattale, e poi alla luce di Cristo. Carson ha ragione ad insistere che “non iniziamo con una definizione di legge morale, legge civile, e legge cerimoniale, ma osserviamo (ad esempio) quali leggi cambiano meno lungo la storia redentiva nella natura e nei dettagli dei loro requisiti, e applichiamo felicemente la categoria ‘morale’ ad esse. Questo a me pare riflettere una migliore esegesi e lascia spazio per vedere la natura teleologica, predittiva ed anticipatoria della Tanakh in quanto essa punta avanti al nuovo patto e, oltre, alla consumazione.”[38]

Ciò implica un’attenta lettura/applicazione dell’intera Bibbia nel fare etica. L’intero AT, incluso la legge-patto, è per la nostra istruzione morale. Leggere la Scrittura collocando ogni patto nel suo contesto immediato, epocale e canonico è il modo in cui determiniamo ciò che è legge morale di Dio. Non seguiamo nè la regola ermeneutica che dice che a meno che il NT esplicitamente modifichi o abroghi la legge mosaica (come nelle parti cerimoniali e civili), essa è ancora in forza oggi, e nemmeno la regola che suggerisce Moo, ovvero che i cristiani sono soltanto vincolati “a ciò che è chiaramente ripetuto nell’insegnamento del Nuovo Testamento.”[39] Il primo approccio assume erroneamente la validità di una distinzione tripartita della legge come il principio per cui la legge morale è stabilita canonicamente e fallisce di rispettare la posizione che occupa la legge-patto mosaica nel progresso dei patti. Il secondo approccio, se non attento, si apre all’accusa che siccome alcuni comportamenti non sono chiaramente ripetuti nel NT, come la bestialità (Es. 22, 19; cf. Lev. 18, 23; 20, 16) o il maledire i sordi (Lev. 19, 14), allora non abbiamo alcun avallo neotestamentario per dire che queste azioni sono immorali.[40] Ciò che ci vuole è un’ermeneutica dell’intera Bibbia, che dispieghi le categorie interne alla Bibbia stessa, e che ponga i testi singoli nella linea storica e biblica rispettando la sua locazione pattizia, poi pensandone bene la loro relazione a Cristo. Dobbiamo sviluppare questo approccio brevemente negli ultimi due punti.

 

4. Fare etica richiede un’attenta spiegazione della storia e delle categorie bibliche.

In che modo si deve fare etica dall’intera Bibbia? Enfatizzerò un solo punto centrale. Nell’usare la Scrittura per fare etica è cruciale dispiegare le categorie intrasistematiche della Bibbia stessa,[41] che includono sia il progressivo dispiegarsi dei patti biblici che la più ampia cornice biblico-teologica di creazione, caduta, redenzione e nuova creazione.[42]

Perchè ciò è importante? Proprio come è cruciale cominciare la storia della Bibbia e il dispiegarsi pattizia nella creazione per poter comprendere il piano di Dio,[43] è anche necessario fondare l’etica nella norma della creazione. Come Hill giustamente insiste, è la creazione originale con i suoi goal o propositi rivelati che “ci fornisce la base per determinare cosa sia moralmente buono”.[44] Questo punto è specialmente significativo nell’ambito della discussione sulla natura e la dignità degli esseri umani, l’uso appropriato della nostra sessualità, il matrimonio, il valore del lavoro, e così via.

Ad esempio, si prenda il caso della bestialità. Prima che lo proibisse la legge mosaica (Es. 22, 19), sappiamo dalla creazione che vi è una distinzione qualitativa tra umani ed animali, e che la sola valida espressione della nostra sessualità è nel matrimonio eterosessuale (Gen. 2, 18-25). Dati il nostro peccato e la nostra ribellione, nella legge-patto Dio ricorda ad Israele ciò che è e ciò che non è moralmente accettabile, ma ciò non implica che sappiamo che la bestialità sia errata soltanto in base alla legge-patto. Inoltre, perfino se il nuovo patto non proibisce esplicitamente la bestialità ciò non implica che la legge mosaica sia ancora in auge a meno che il NT la modifichi/abroghi esplicitamente, o che siamo vincolati soltanto a ciò che è chiaramente ripetuto nel NT. Entrambi questi approcci falliscono di fare giustizia ad una lettura che tenga presenta dell’intera Bibbia, e che sia inquadrata nella cornice biblico-teologica della Bibbia stessa, e che si muove attraverso i patti dalla creazione alla consumazione.

Per poter essere in grado di discernere la volontà morale di Dio, prima di tutto dobbiamo cominciare alla creazione, poi pensare a come il peccato ha distorto l’ordine di Dio, camminare attraverso i patti, e scoprire come la promessa redentiva di Dio ristorerà e trasformerà l’ordine creato, una realtà che è stata ora realizzata in Cristo. Ad ogni stadio nella storia redentiva i patti riflettono i requisiti morali di Dio, spiegando così perchè ci aspettiamo di trovare e di fatto troviamo una continuità di requisiti morali lungo tutto il canone. Ma i patti precedenti in sè non ci danno una visione completa e vincolante di cosa sia la moralità cristiana oggi.[45] Non vi è dubbio che i patti precedenti sono parti cruciali dell’unico piano redentivo di Dio, ma ora, a motivo dell’opera di Cristo, in quanto patti, sono stati adempiuti. In quanto Scrittura, tutti i patti, incluso la legge-patto mosaica, sono per la nostra istruzione, perchè, come osserva Hill, “la forma basilare della regola di Dio e del giusto ordine creazionale di Dio viene confermato e delineato ulteriormente nella Legge”.[46] Ma applicare un’istruzione etica specifica a noi oggi va fatto leggendo la Bibbia nel suo insieme e alla luce di Cristo, colui nel quale “tutti gli elementi dell’ideale morale sono realizzati e rivelati … In Cristo vediamo il giusto e buono ordine di Dio”.[47]

 

5. Alcune illustrazioni del fare etica dalla “Scrittura intera” e sotto il nuovo patto.

Hill riassume in che modo i cristiani dovrebbero approcciare la Scrittura per trarne conclusioni etiche. Egli scrive, “Su qualsiasi punto particolare dovremo considerare sezioni rilevanti della Scrittura così da poter sapere ciò che è buono in casi particolari. Il pattern creazionale di base è il punto di partenza per questo esercizio. La Legge e i Profeti indicano la forma e il proposito originale del buon ordine di Dio e mettono in evidenza le fratture e il disordine causati dal peccato. Infine, la rivelazione in Cristo ci fornisce uno scorcio dell’ordine completo e perfetto. Con menti rinnovate dallo Spirito di Dio mediante l’opera di Cristo i credenti possono usare questa informazione per discernere ciò che è giusto e buono. Tale discernimento è la sostanza della saggezza.”[48] Qualche esempio può essere utile, ma, bisogna ammetterlo, la discussione è breve, e in qualche modo provvisoria.

 

Primo, pensiamo all’etica sessuale. La Scrittura ci insegna che la norma di Dio per la sessualità umana è stabilita alla creazione (Gen. 1, 26-30; 2, 15-25). Nella creazione di maschio e femmina, Dio ha designato la sessualità umana perchè funzioni all’interno della permanente relazione di patto del matrimonio eterosessuale (Mt. 19, 4-9). Ogni abuso della nostra sessualità, che sia fornicazione, adulterio, divorzio, omosessualità, bestialità, e perfino poligamia sono distorsioni dell’intento  di Dio nella creazione. Tristemente, alla luce della caduta, ogni distorsione sessuale diviene parte della condizione umana. Negli stadi precedenti della storia redentiva, a volta veniva permesso uno standard comportamentale meno che normativo (come la poligamia), ma quando considerata alla luce dell’ordine creazionale divino e alla luce della relazione Cristo-chiesa, la poligamia non è mai concepita come normativa.[49] E’ per questa ragione che con il sorgere dell’epoca del nuovo patto la poligamia non è più accettabile. Lo standard creazionale di Dio è riaffermato e vissuto nella chiesa.

 

Benchè la legge mosaica proibisca esplicitamente alcune specifiche distorsioni sessuali (Lev. 18, 1-30) è importante capire che tutte quelle proibizioni non fanno altro che spacchettare l’ideale creazionale di “una sola carne”. Inoltre, data la funzione profetica della legge-patto, e poichè la legge anticipa una più grande giustizia a venire, i requisiti etici sotto il nuovo patto sono maggiori. Anche, nei profeti, nell’anticipare il sorgere della nuova creazione, si parla di un giorno in cui Dio trasformerà l’intera comunità in modo che il popolo del nuovo patto diverrà un popolo di osservanti e non di trasgressori (Ger. 31, 31-34; Ez. 36, 25-27), che è precisamente ciò a cui il nostro Signore fa riferimento quando insegna sul regno di Dio (Mt. 5, 17-48).[50] Con la venuta ed opera di Cristo è arrivato anche il nuovo ordine. Mediante l’opera rigenerativa dello Spirito, coloro che entrano nel regno di Dio sono uniti a Cristo e liberati da Adamo e dalla vecchia era. In Cristo, gli individui e la chiesa sono la “nuova creazione” (2 Cor. 5, 17; Ef. 2, 8-10, 11-21), ed è per questo che cominciamo a vivere che significa essere la nuova creazione di Dio, benchè viviamo ancora tra due epoche. Il NT, nel chiamare la chiesa ad un uso appropriato della sua sessualità, si fonda sulla creazione e su ciò che siamo in Cristo. Questo è il motivo per cui i requisiti morali di Dio per noi oggi sono maggiori: lo sono nel ristorarci a ciò che eravamo creati ad essere fin dall’inizio e nel chiamarci a vivere ora come nuova creazione di Dio.[51]

 

Secondo, un breve excursus su varie questioni. Data la nostra creazione ad immagine di Dio, la vita umana è preziosa (Gen. 1, 26-28; cf. Gen. 9, 6). Contese, rabbia, omicidi, e trattamenti inumani degli altri sono un risultato della caduta. Nella legge-patto questi comportamenti errati sono esplicitamente proibiti e puniti, ma la loro proibizione è basilarmente lo sviluppo di ciò che siamo in quanto creati ad immagine di Dio. Gesù dice chiaramente che l’intento di Dio dal principio era che coloro che sono immagine di Dio amassero Dio e il loro prossimo, che è proprio quello che enfatizza l’intero canone (Lev. 19, 18; Deut. 6, 5; cf. Mt. 22, 34-40). Tuttavia, ora, nella nuova epoca, il pieno intento di come dobbiamo amare come popolo di Dio è realizzato in modo maggiore. Questo è il motivo per cui Gesù sottolinea che non è meramente l’assenza di omicidio, adulterio, o menzogna che è proibito, ma l’attitudine stessa del cuore gli uni verso gli altri (Mt. 5, 21-48). Ciò che Dio richiede dal suo popolo è l’amore. Nell’antica era la legge-patto lo richiedeva ma anticipava anche qualcosa di maggiore. Ora, in Cristo, ciò che l’antico patto anticipava è qui. Questo è il motivo per cui Paolo può dire che l’amore adempie la legge (Rm. 13, 8-10; Gal. 5, 14), non un amore amorfo, ma un amore governato dalla volontà di Dio e dal nostro rinnovamento in Cristo mediante lo Spirito. Quando questa comprensione degli umani e dell’amore viene applicato all’etica, per materie come aborto, infanticidio, eutanasia, benchè ogni punto specifico riguardi anche altre questioni,[52] un’etica basata sulla santità è fondazionale ad un’etica cristiana ed è un concetto coerente in tutta la Scrittura.

 

Terzo, come dobbiamo applicare la legge-patto a noi oggi? Non l’applicchiamo come se siamo sotto essa come patto. Non vi è dubbio che prima della venuta di Cristo, questo è precisamente il modo in cui essa era applicata al popolo di Dio. Tuttavia, in quanto credenti del nuovo patto, la legge-patto non è più direttamente applicabile a noi in tal modo. Dunque, nel leggere i vari requisiti morali della legge, non l’applichiamo alle nostre vite in modo diretto fin quando non abbiamo prima compreso in che modo essi sono stati portati ad adempimento in Cristo. Per esempio, per quanto riguarda non seminare due semi diversi in un solo campo, non mangiare cibi impuri, il bisogno di circoncidere i figli maschi, o il trattamento di disordini sanguigni, etc., non ubbidiamo questi comandamenti in modo diretto, come obblighi di patto. Tuttavia, in quanto Scrittura, la legge-patto è per la nostra istruzione. Nell’applicare questi comandamenti alle nostre vite oggi sotto il nuovo patto, dobbiamo pensare in che modo e se i comandamenti dell’antico patto sono legati alla creazione, se sono collegati soltanto all’antica epoca, e come sono adempiuti nel NT. Seguendo questa procedura impariamo in che modo applicare a noi stessi tutta la Scrittura attraverso Cristo.

 

Nel caso del sistema di sacrifici, per esempio, esso non funziona più per noi in modo pattizio. Tuttavia, in quanto Scrittura, il sistema sacrificale ci istruisce ancora sul nostro peccato, ci insegna ancora qualcosa sui santi requisiti di Dio, sulle Sue provvigioni per il peccato, e, soprattutto, sul nostro bisogno di qualcuno più grande. O si pensi alle leggi sui cibi. Benchè non si applicano più a noi in modo diretto, esse ci continuano ad istruire: nel pensare sul perchè Dio le diede nell’AT e in che modo sono adempiute in Cristo, scopriamo che il loro proposito primario era di separare il popolo di Dio dalle nazioni ed istruirle sul loro bisogno di una trasformazione interna del cuore (At. 10-11; Mar. 7, 1-23). Anche se questi due propositi sono terminati in Cristo, in quanto credenti del nuovo patto veniamo ancora istruiti da essi. Furono le implicazioni teologiche e pratiche di questi punti stessi che il Concilio di Gerusalemme dovè risolvere per preservare il Vangelo (At. 10-11, 15; Rm. 14, 1-15, 13; Gal. 1, 6-10).

O si pensi alle varie punizioni capitali nell’AT. Dato il cambiamento da Israele a Cristo e la distinzione chiesa-stato nel nuovo patto, non applichiamo in modo diretto la legge civile di Israele ai governi odierni, e tuttavia dobbiamo dire un paio di cose. Primo, dato il ruolo del governo per come ordinato da Dio e la santità della vita umana, il ruolo dello Stato è quello di proteggere la vita e punire chi non lo fa (Gen. 9, 6; Rm. 13, 1-7) e in quanto tali alcune forme di punizione capitale sono coerenti lungo il corso del tempo. Tuttavia, in altre aree, non vi è alcun avallo neotestamentario per praticare delle punizioni specifiche per come esse funzionavano per Israele al tempo della legge-patto. Secondo, è soltanto la chiesa a funzionare come una teocrazia nel nuovo patto e l’esercizio della disciplina ecclesiale riprende alcune punizioni civili dell’antico patto e le spiritualizza ed amplifica. Ad esempio, si pensi ai vari peccati sessuali. Sotto la legge-patto, il peccato sessuale era punibile con la morte. Sotto il nuovo patto, la chiesa non tratta il peccato sessuale in questo modo, ma lo affronta mediante la disciplina ecclesiastica (Mt. 18, 15-20; I Cor. 5). Ma, cosa cruciale da ricordare, se la parte colpevole non si ravvede, il verdetto di scomunica è molto più grande di quanto avveniva nell’antico patto perchè ha a che fare con conseguenze eterne (vedasi Ebr. 2, 1-4).

E come applicare il Decalogo oggi? Deve essere applicato in maniera simile, ovvero, localizzandolo nella sua posizione pattale e poi applicarlo a noi alla luce di Cristo. Ad esempio, nel leggerene il preambolo di apertura (Es. 20, 1-2), diveniamo coscienti della sua locazione pattale, e tuttavia  possiamo applicarlo a noi oggi alla luce del dispiegarsi del piano redentivo di Dio che è culminato in Cristo. Non siamo stati redenti dalla schiavitù in Egitto come gli antichi Israeliti, ma siamo stati redenti da ciò a cui l’esodo puntava tipologicamente (vedi anche i profeti, ad es. Is. 11, 42, 53), ovvero la liberazione-esodo dal peccato mediante la croce di Cristo (Lu. 9, 31). Nell’applicare ogni suo comandamento alla luce della nostra redenzione in Cristo scopriamo che vi è un incentivo, un obbligo e una pretesa ancora maggiore da parte di Dio nei nostri confronti di non avere altri dii (Es. 20, 3) e di onorare il grande nome del nostro Dio triuno (Es. 20, 7). In un certo senso i requisiti morali del Decalogo non sono cambiati, ed in un un altro senso sono ancora più profondi per noi oggi in Cristo.

Nell’approcciare il comandamento del Sabato (Es. 20, 8-12), ancora una volta, lo applichiamo esattamente allo stesso modo. Una volta riflettuto sulla sua locazione pattale, e nel capire che esso guarda al riposo creazionale alla creazione (Gen. 2, 1-3), capiamo anche che era un giorno da rispettare da parte di Israele sotto la legge, un giorno che indicava un più grande riposo che doveva venire (Sal. 95; cf. Mt. 11, 28-30; Ebr. 3, 7-5, 13), e in questo modo applichiamo quel comandamento a noi oggi alla luce del suo adempimento in Cristo, Colui che ha ottenuto per noi il riposo della salvezza. Lo stesso dicasi per tutti gli altri comandamenti (Es. 20, 12-17): essi vengono applicati a noi oggi nella medesima maniera.

Che dire del quinto comandamento (Es. 20, 12)? Paolo lo cita in modo diretto in Ef. 6, 2, e secondo alcuni questo dimostrerebbe che il Decalogo ha una rilevanza diretta per noi oggi. Ma prima di giungere a questa conclusione, è importante osservare che benchè vi sia continuità morale in questo comandamento, come anche negli altri comandamenti, vi è anche una notevole trasformazione. Paolo non dice più che onorare i genitori ci porterà una lunga vita nella terra, ma espande la promessa al mondo intero, così confermando ulteriormente che la legge-patto viene applicata a noi oggi in ed attraverso Cristo nella sua gloriosa opera del nuovo patto.[53]

 

Riflessione conclusiva

In che modo il pattalismo progressivo applica l’intera Bibbia a noi oggi come nostro standard etico? Ho cercato di dare una breve risposta a questa domanda. La maggior parte dei cristiani, indipendentemente dal loro campo teologico, che sia teologia del patto o dispensazionalismo, arriveranno a conclusioni simili. Ma, come fatto notare in questo articolo, la differenza importante sta nel come ci arriviamo. Alla fine, il nostro scopo è raggiungere due risultati simultaneamente: primo, impiegare un’ermeneutica coerente che relazioni i patti biblici in modo appropriato secondo i termini biblici stessi, e, secondo, imparare ad ubbidire a tutto quello che la Scrittura insegna. La mia preghiera è che questo capitolo possa raggiungere entrambi i risultati, specialmente il secondo.

 

Traduzione dall'articolo originale di Francesco De Lucia.

 

Note

[1] Ad esempio, Greg L. Bahnsen, “The Theonomic Reformed Approach to Law and Gospel” in The Law, The Gospel, and the Modern Christian: Five Views, ed. Wayne G. Strickland (Grand Rapids: Zondervan, 1993), 93-173; John M. Frame, The Doctrine of the Christian Life (Phillipsburg, NJ: P&R, 2008), 203-236; Philip S. Ross, From the Finger of God: The Biblical and Theological Basis for the Threefold Division of the Law (Fearn, Ross-shire, Scotland: Christian Focus, 2010).

[2] All’interno della teologia del patto vi è dibattito sull’applicazione della legge civile allo stato per come concepita dalla teonomia. Inoltre, per quanto riguarda l’applicazione della legge morale viene fatta una distinzione tra precetti morali generali del Decalogo e applicazioni specifiche di quei precetti, le leggi caso. Oggi i Cristiani devono applicare il primo alle loro vite e non necessariamente i secondi.

[3] Vedasi Douglas J. Moo, “The Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses: A Modified Lutheran View,” in The Law, the Gospel, and the Modern Christian, 170-171.

[4] Vedsi Brian S. Rosner, Paul and the Law: Keeping the Commandments of God, NSBT 31 (Downers Grove: InterVarsity Press, 2013).

[5] Michael Hill, The How and Why of Love: An Introduction to Evangelical Ethics (Kingsford, Australia: Matthias Media, 2002), 43-54, e John S. Feinberg and Paul D. Feinberg, Ethics for a Brave New World, 2nd ed. (Wheaton: Crossway, 2010), 40-49.

[6] Hill, How and Why of Love, 43.

[7] Ibid.

[8] Ibid., 44.

[9] Ibid.

[10] Per una difesa dettagliata di questo punto, vedasi Peter J. Gentry and Stephen J. Wellum, Kingdom through Covenant: A Biblical-Theological Understanding of the Covenants (Wheaton: Crossway, 2012). Anche D. A. Carson, “The Tripartite Division of the Law: A Review of Philip Ross, The Finger of God,” in From Creation to New Creation: Essays in Honor of G. K. Beale, ed. Daniel M. Gurtner and Benjamin L. Gladd (Peabody, MA: Hendrickson, 2013), 226-228; Rosner, Paul and the Law, 26-44; Hill, How and Why of Love, 74-75; e Moo, “Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 336-337.

[11] Vedasi Moo, “Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 321-324; Thomas R. Schreiner, 40 Questions About Christians and Biblical Law (Grand Rapids: Kregel, 2010), 67-71.

[12] D. A. Carson, “Mystery and Fulfillment: Toward a More Comprehensive Paradigm of Paul’s Understanding of the Old and the New,” in Justification and Variegated Nomism: Volume 2—The Paradoxes of Paul, ed. D. A. Carson, P. T. O’Brien, e M. A. Seifrid (Grand Rapids: Baker, 2004), 412.

[13] Vedasi Moo, “Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 338. Anche, idem, Galatians, BECNT (Grand Rapids, Baker, 2013), 192-247.

[14] Douglas J. Moo, “Response to Greg L. Bahnsen,” in The Law, the Gospel, and the Modern Christian, 166; Rosner, Paul and the Law, 45-81; and Schreiner, 40 Questions, 73-76.

[15] Su Rom 10:4, vedasi Douglas J. Moo, The Epistle to the Romans, NICNT (Grand Rapids: Eerdmans, 1996), 636-643, e idem, “The Law of Moses or the Law of Christ,” in Continuity and Discontinuity: Perspectives on the Relationship Between the Old and New Testaments, ed. John S. Feinberg (Wheaton: Crossway, 1988), 206-208.

[16] Per esempio, Bahnsen, “Theonomic Reformed Approach to the Law and Gospel,” 96-108; cf. la discussione in Schreiner, 40 Questions, 35-64, 73-76.

[17] Vedasi Moo, “Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 328-333; Rosner, Paul and the Law, 45-81. Cf. Stephen Westerholm, Perspectives Old and New on Paul: The “Lutheran” Paul and His Critics (Grand Rapids: Eerdmans, 2004), 297-340.

[18] Su questo punto, vedasi Carson, “The Tripartite Division of the Law,” 235.

[19] Douglas J. Moo, “Response to Willem A. VanGemeren,” in The Law, the Gospel, and the Modern Christian, 89.

[20] Vedasi la discussione di questo punto in Rosner, Paul and the Law, 83-109.

[21] Vedasi Moo, “The Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 324-343; Schreiner, 40 Questions, 81-84.

[22] Vedasi Rosner, Paul and the Law, 45-81.

[23] Ibid., 135-205, parla della legge in quanto Scrittura ancora funzionante per i Cristiani come profezia (i.e. il dispiegarsi del piano redentivo di Dio che punta a Cristo [Mt. 11, 13] e come saggezza (i.e., ci dà istruzioni su come vivere benchè l’antico patto non ci vincola in modo diretto in quanto patto).

[24] Per uno sviluppo di questi punti ermeneutici, vedasi Gentry and Wellum, Kingdom through Covenant, 81-108.

[25] Hill, How and Why of Love, 74.

[26] Moo, “Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 343.

[27] Ibid. Cf. idem., Galatians, 376-378,

[28] Hill, How and Why of Love, 74.

[29] Ibid.

[30] Vedasi Rosner, Paul and the Law, 111-134.

[31] Ibid., 134.

[32] Vedasi Moo, “Law of Christ s the Fulfillment of the Law of Moses,” 347-376, Schreiner, 40 Questions, 161-169; D.A. Carson, “Matthew,” in Expositor’s Bible Commentary, vol. 8 (Grand Rapids: Zondervan, 1984), 142-145.

[33] Carson, “Matthew,” 144.

[34] Ibid.

[35] Ibid.

[36] Ibid.

[37] Moo, “Law of Moses or the Law of Christ,” 206.

[38] Carson, “The Tripartite Division of the Law,” 236.

[39] Moo, “Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 376.

[40] Vedasi Bahnsen, “Response to Doug Moo,” in The Law, the Gospel, and the Modern Christian, 386-387, il quale porta questa accusa contro Moo.

[41] Per questo termine, vedi Michael S. Horton, Covenant and Eschatology: The Divine Drama (Louisville: Westminster John Knox, 2002), 1-19.

[42] Vedasi Hill, How and Why of Love, 65-78, 121-135, che spiega la più larga cornice biblico-teologica di creazione, caduta, redenzione e nuova creazione per l’etica.

[43] Su questo punto, vedasi Gentry and Wellum, Kingdom through Covenant, 601-652.

[44] Hill, How and Why of Love, 66.

[45] Vedasi ibid., 74.

[46] Ibid.

[47] Ibid., 75.

[48] Ibid., 78. Vedasi anche Rosner, Paul and the Law, 207-222.

[49] Su questo punto, vedasi R. C. Ortlund, Jr., “Man and Woman” e “Marriage,” in NDBT, 650-657.

[50] Vedasi Carson, “Matthew,” 140-161.

[51] Vedasi Rosner, Paul and the Law, 121-134, 196-205; Hill, How and Why of Love, 139-205.

[52] Le altre materie a cui sto pensando sono varie eccezioni e complicazioni. Ad esempio, terminare una vita umana è sbagliato eccetto che nelle aree del parto ectopico, auto-difesa, guerra, etc. O, nel caso dell’eutanasia, dobbiamo ancora sforzarci di curarci dei malati terminali mediante mezzi ordinari e non straordinari. Su questi punti, vedasi Frame, The Doctrine of the Christian Life, 684-745

[53] Vedasi Moo, “Law of Christ as the Fulfillment of the Law of Moses,” 370, and P. T. O’Brien, The Letter to the Ephesians, PNTC (Grand Rapids: Eerdmans, 1999), 442-445.

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