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Intervista a Steve Wellum sul battesimo e i patti biblici

Justin Taylor

 

  

JT: Nel tuo saggio scrivi che “al cuore della difesa della dottrina riformata del battesimo degli infanti vi è l’argomento che esso è un’implicazione che deriva dall’ampia categoria teologica del ‘patto di grazia’ … in molti modi ogni altro argomento a favore del pedobattesimo è subordinato a questa linea generale di ragionamento”. Per cominciare, in che modo i pedobattisti riformati definiscono il “patto di grazia”?

SW: La concezione riformata pedobattista del “patto di grazia” può definirsi in vari modi, ma in essenza essa afferma che Dio salva un popolo scegliendolo sovranamente per grazia e dando ai peccatori la vita e la salvezza mediante l’ultimo Adamo, il capo federale del suo popolo, il Signore Gesù Cristo, e dando loro tutto quanto sia necessario per portare gli eletti alla fede salvifica mediante l’opera efficace dello Spirito Santo. Storicamente, all’interno della teologia riformata, “il patto di grazia” è stato contrastato col “patto d’opere”. Il patto d’opere fu fatto con Adamo come capo dell’intera razza umana. Ad Adamo e la sua intera posterità fu promessa vita eterna a condizione di ubbidienza perfetta alla legge di Dio. Tuttavia, a motivo della sua disubbidienza egli, insieme all’intera razza umana, fu piombato in uno stato di morte e condanna. Ma Dio, per sua libera e sovrana scelta di grazia, ha deciso di salvare per Sé un popolo, e questa cosa viene identificata dalla teologia riformata come “il patto di grazia”. 

 


JT: E perché il battesimo dei neonati sarebbe un’implicazione di questa comprensione del “patto di grazia”?

SW: Semplicemente perché, dato il fatto che il “patto di grazia” è un’unità organica che attraversa le epoche, ciò implica, secondo  questo argomento, che il popolo di Dio (Israele e la chiesa) è essenzialmente uno (in natura e struttura), e che i segni del patto (circoncisione e battesimo) sono anche essenzialmente uno, specialmente per quanto riguarda il loro significato spirituale. Inoltre i pedobattisti riformati argomentano che siccome nel NT non troviamo alcun’abrogazione del comando dell’AT di porre il segno del “patto di grazia” ai figli di chi è nel patto, la medesima pratica deve quindi essere perpetuata nella chiesa di oggi, data l’unità del patto di grazia in ogni epoca. In breve, questo è l’argomento a favore della dottrina riformata del battesimo degli infanti. 

 


JT: Sei in disaccordo sul concetto stesso di “patto di grazia”, o stai dicendo che il battesimo degli infanti non ne deriva in modo giusto e necessario?

SW: Quello che argomento nel mio saggio è che “il patto di grazia” è una categoria fuorviante, e lo spiego così. Va senza dire che il tema del “patto” sia un importante tema unificante nella Scrittura. Tuttavia, se non stiamo attenti la nozione del patto di grazia può appiattire la presentazione biblica del piano salvifico di Dio in termini di patti biblici. In verità “il patto di grazia” è in realtà una categoria teologica, e non biblica. Ciò non significa che non sia legittima, e infatti spesso usiamo in teologia termini teologici che non sono necessariamente dei termini biblici, come ad esempio il termine “Trinità”. Tuttavia il problema inerente alla categoria teologica del “patto di grazia” è che, se non stiamo attenti, esso tende ad appiattire le relazioni tra i patti biblici lungo la storia redentiva senza prima permettere ad ogni patto di esser compreso all’interno del suo contesto storico-redentivo, di essere appropriatamente correlato agli altri patti biblici e di trovare il suo adempimento in Gesù Cristo. Non ho problemi ad usare la categoria “patto di grazia” per enfatizzare l’unità del piano salvifico di Dio e l’essenziale unità spirituale del popolo di Dio in ogni epoca. Ma se questa categoria è impiegata, come nel caso della teologia riformata, per minimizzare il vasto grado di progressione e discontinuità che vi è tra i patti biblici, e specialmente in quanto essi si adempiono nella venuta di Cristo, allora va detto che esso è un termine non utile. Nel mio saggio, difatti, ho argomentato che la cosa migliore sarebbe porre una moratoria su questa categoria, specialmente se vogliamo farci strada nel dibattito battesimale. Al suo posto dovremmo parlare dell’unico piano di Dio accentrato in Gesù Cristo. E, inoltre, nel parlare del “patto”, dobbiamo pensare in termini della pluralità dei patti biblici, spacchettando attentamente le relazioni tra i patti lungo il canone. In breve, è imperativo fare una teologia biblica dei patti che, in verità, sia un esercizio nelle relazione intertestuali tra i patti che preservi un appropriato equilibrio tra continuità e discontinuità lungo il canone tra i patti biblici. E’ soltanto quando facciamo questo, sono convinto, che ci faremo strada nel dibattito sulla relazione tra i patti biblici senza pregiudiziare il dibattito in una direzione o nell’altra. 

 


JT: I pedobattisti riformati eguagliano il patto abramitico col patto di grazia? 

SW: Nel mio saggio contendo che quanto accade nella difesa riformata del battesimo dei neonati è appiattire i patti biblici, il che è un potenziale pericolo insito nella teologia riformata stessa. Io argomento che il pedobattista sostanzialmente sta eguagliando il patto abramitico col “patto di grazia”, come se esso fosse proprio quel patto. Questa è la ragione primaria per cui essi argomentano che il principio genealogico e la continuità dei segni del patto vengono chiaramente trasportati nel nuovo patto. Ma dal mio punto di vista il problema di questo approccio è duplice. Primo, la teologia riformata non cerca prima di comprendere il patto abramitico nel suo contesto storico-redentivo, in tutte le sue diverse caratteristiche (e.g. nazionale/disico, tipologico, spirituale). Secondo, la teologia riformata non correla bene il patto abramitico al piano generale di Dio vis-à-vis i patti biblici, capendo appropriatamente le differenze o discontinuità tra i patti, specialmente quanto al loro adempimento in Cristo. Questo nasce dalla tendenza pedobattista a ridurre il patto abramitico meramente alle sue realtà spirituali mentre neglige i suoi elementi nazionali e tipologici, non capendo come questi elementi trovano la loro consumazione in Cristo e nel nuovo patto. 

Dunque non concordo che il battesimo dei neonati sia un’implicazione che deriva da una comprensione appropriata dei patti biblici, specialmente se visti alla luce dell’adempimento che il nostro Signore ha inaugurato nell’introdurre il nuovo patto sigillato dalla Sua morte. 

 


JT: Qual è la tua concezione della relazione appropriata tra il “patto di grazia” e il “patto abramitico”?

SW: Ho accennato a questo nella mia risposta sopra, ma lo affermerò più direttamente. Se pensiamo al “patto di grazia” in termini  diversi, ovvero come un unico piano salvifico di Dio accentrato su Gesù Cristo, allora capiremo più chiaramente che il patto abramitico è uno specifico patto nella storia redentiva, insieme a quello noaico, mosaico, davidico, e il nuovo patto, e che questi, nel loro dispiegarsi lungo la storia ci rivelano come il piano di salvezza di Dio giunge a noi attraverso Gesù Cristo. In altre parole, il patto abramitico è parte dell’unico piano di Dio, ma deve prima essere compreso nel suo contesto immediato in tutte le sue diverse dimensioni, prima di pensarlo in relazione a quanto viene successivamente in termini di progresso rivelatorio dato dai vari patti storico-redentivi. 

 


JT: Come definisci il “nuovo patto”?

SW: Il nuovo patto è il patto che il nostro Signore Gesù Cristo ha inaugurato con la Sua vita, morte, risurrezione e gloriosa esaltazione alla destra di Dio. Deve essere visto come il patto culminante, nel senso che tutti i patti precedenti hanno condotto ad esso e lo hanno variamente anticipato. Come gli altri patti, esso è parte dell’unico piano del Dio Triuno di salvare per Sé un popolo, ma deve essere visto vis-à-vis i patti precedenti, e visto così è il patto che ha portato a compimento tutto quello che Dio aveva promesso e tutto quello che l’AT aveva anticipato e desiderato, fin dalla promessa iniziale di Genesi 3:15. 

 


JT: Tu argomenti che sia la “struttura” che la “natura” del “nuovo patto” sono fondamentalmente modificate dall’”antico patto”. In che modo? 

SW: Quando dico che la “struttura” e la “natura” del nuovo patto sono diverse dall’antico patto, sto pensando in particolare al patto mosaico, ma si applicherebbe anche agli altri patti dell’AT. 

 


JT: Cominciamo coi cambiamenti strutturali dall’antico patto al nuovo patto. 

SW: Per “struttura” intendo che l’antico patto, che era più “tribale” in orientamento (per usare un’espressione di Don Carson) era un patto mediato attraverso vari mediatori di patto, in particolare profeti, sacerdoti, e re. Quando si voleva conoscere la volontà del Signore, si andava ai profeti. Quando si voleva il perdono dei propri peccati, si andava al sacerdote, e così via. Di qui la forte enfasi sullo Spirito di Dio sparso non su ogni credente individuale, ma su profeti, sacerdoti, e re, e pochi altri leader specialmente designati (e.g. Bezalel). Data questa struttura gerarchica della comunità di patto, quando questi leader facevano quanto è giusto, l’intera nazione ne beneficiava. Ma quando non lo facevano l’intera nazione soffriva per le loro azioni. Ma Geremia 31:29 (e seguenti) anticipa un giorno quando il nuovo patto non sarà più mediato in questo modo. Tutti quelli che sono parte della comunità di patto avranno lo Spirito (e.g. Gioele 2, cf. Atti 2); tutti conosceranno il Signore (Ger. 31:32 e seguenti); tutti saranno sacerdoti, e anzi profeti, sacerdoti e re. Questo non vuol dire che non vi è un mediatore nel nuovo patto, ma vuol dire che attraverso il nostro Signore Gesù Cristo, che è l’adempimento dei leader tribali dell’AT, in quanto nostro grande profeta, sacerdote, e re, come anche dei precedenti mediatori di patto, l’intera comunità del nuovo patto ha ora accesso diretto al trono della grazia in virtù della Sua gloriosa opera per noi. Correlata a questa anticipazione è la promessa dell’AT del dono dello Spirito Santo e la sua opera di potenziamento nell’era del nuovo patto. Questo è il motivo per cui Gioele 2, Ezechiele 36 ed altri luoghi scritturali anticipano una distribuzione universale dello Spirito nella comunità del nuovo patto, che significa che la “struttura” tribale stessa della comunità del patto viene modificata. Nel NT questo punto diviene la base per l’insegnamento del “sacerdozio di tutti i credenti”. 

 


JT: E sul cambiamento nella natura dei patti? 

SW: Questo cambiamento di “struttura” significa anche che vi è stato un cambiamento di “natura”. Sotto l’antico patto Israele era un’”entità mista”, ovvero una comunità di credenti e non credenti (non tutto Israele era Israele, per usare il linguaggio di Romani 9). Ma con la venuta del nuovo patto in Gesù Cristo e l’adempimento escatologico del dono dello Spirito la comunità del nuovo patto è vista come un popolo rigenerato. Inoltre questo cambio di “natura” è anche collegato all’opera dello Spirito Santo nell’epoca del nuovo patto. Il NT afferma chiaramente che è lo Spirito che ha portato vita e che mette in grado il popolo di Dio di seguire i decreti di Dio e di osservare le leggi di Dio, rendendoci così degli osservatori e non dei violatori del patto. E’ lo Spirito che ci unisce a Cristo in modo che tutti i cristiani, per definizione, sono quelli “in Cristo” che hanno lo Spirito (Rom. 8:9). Io difatti argomento che Geremia 31 anticipa proprio questo, e che questo sia già giunto a noi in Cristo. Potremmo dunque dire così: sotto il nuovo patto tutti conosceranno il Signore in modo diretto, e tutti avranno la legge scritta sui loro cuori e faranno esperienza del pieno perdono del peccato. Quindi, in contrasto alla comunità dell’antico patto che era un’”entità mista”, la comunità del nuovo patto sarà un popolo rigenerato. Questo intendo quando dico che la “struttura” e la “natura” del nuovo patto è diversa dall’antico. 

 


JT: Cosa ha dunque a che fare tutto questo col battesimo? 

SW: Tutto. Sotto l’antico patto si poteva fare una distinzione tra la discendenza fisica e quella spirituale di Abraamo (il locus della comunità di patto è diverso dal locus degli eletti). Sotto l’antico patto, entrambi le “discendenze” (fisica e spirituale) ricevevano il segno pattizio della circoncisione ed entrambe erano viste pienamente come membri del patto in senso nazionale, benché era soltanto il residuo che era la vera discendenza spirituale di Abraamo. Ma questo tipo di distinzione non è legittimo sotto il nuovo patto, dove il locus della comunità di patto e gli eletti sono il medesimo. In altre parole, non si può parlare di “residuo” nella comunità del nuovo patto, come lo si poteva fare nell’antico patto. Tutti quelli che sono “in Cristo” sono un popolo rigenerato, e in quanto tale è soltanto questo popolo che può ricevere il segno del patto, il battesimo. 

 


JT: La “comunità del nuovo patto” è co-estensiva alla “chiesa visibile”?

SW: Tutto dipende da cosa si intende per “chiesa visibile”. Nel pensiero riformato la “chiesa visibile” è la chiesa che diviene visibile nel ministero della Parola e le pratiche dei sacramenti. Ma essa è anche vista come un’entità composta da credenti e non credenti, quello che chiamo un’”entità mista”. Se si definisce “chiesa visibile” in questo modo, non direi che sono co-estensive. Perché? Perché il nuovo patto è composto di tutti quelli che sono uniti a Cristo per fede, e quindi credenti e rigenerati. 

A questo punto si mette spesso in dubbio questo: in un qualsiasi raduno del popolo di Dio non vi sono forse non credenti nel loro mezzo, o perfino falsi professanti che sono però comunque considerati chiesa visible? Non c’è dubbio che è così: in un qualsiasi raduno del popolo di Dio vi sono non credenti e falsi professanti. La differenza, però, è che nel nuovo patto non vediamo questi individui come uniti a Cristo, uniti a Lui per fede, e membri della comunità del nuovo patto. Essi non hanno fatto esperienza del perdono dei peccati e non hanno la legge scritta sul cuore. Sotto il nuovo patto per esserne membro per definizione si deve essere uniti a Cristo per fede, nati dallo Spirito, e rigenerati. Solo perché vi sono falsi professanti non significa che essi siano parte della comunità del patto. Ma sotto l’antico patto, a motivo della componente nazionale/fisica, vi erano molti Israeliti, membri del patto che avevano ricevuto il segno del patto, che “non erano Israele”, non avevano fede nelle promesse pattizie di Dio. Ora, questo tipo di distinzione è estranea al nuovo patto. 

 


JT: Perché credi che tutti i membri della “comunità del nuovo patto” sono rigenerati e che il nuovo patto stesso non è violabile? 

SW: Essenzialmente, per tre ragioni: 

  1. Geremia 31 ed altri testi dell’AT anticipano questa verità. Geremia 31 non soltanto contrasta fortemente il nuovo e l’antico patto in termini della loro violabilità (v. 32), ma insegna anche che la comunità del nuovo patto sarà composta di persone che conoscono tutte il Signore, che hanno la legge scritta sul loro cuore (linguaggio che io vedo molto vicino a quello della circoncisione del cuore, ovvero la rigenerazione) e i cui peccati sono stati perdonati. Queste realtà possono essere vere soltanto di un popolo rigenerato. 

  2. Il NT annuncia che il nuovo patto è stato inaugurato e ratificato dalla morte sacrificale di Cristo e che è ora in auge. Intimamente legato all’arrivo del nuovo patto è l’adempimento escatologico del dono dello Spirito a tutti quelli che sono nella comunità del nuovo patto (conformemente alle aspettative di Gioele 2, Ezechiele 36; cf. Atti 2). Nel nuovo patto Dio ha sparso il Suo Spirito su tutti quelli che fanno parte di quella comunità, e lo Spirito di Dio è presentato come l’agente che non soltanto ci dà la vita ma ci mette anche in grado di seguire i decreti di Dio e di osservare le leggi di Dio, rendendoci così degli osservatori del patto. Lo Spirito ci unisce anche a Cristo, e così essere “in Cristo” è avere lo Spirito (Rom. 8:9), e l’opera dello Spirito è vista come un’opera permanente ed efficace. Questo io credo implichi che chi è nato dallo Spirito ed è unito a Cristo per grazia mediante la fede è parte della comunità del nuovo patto, non cadrà mai e sarà preservato per sempre dalla grazia e potenza di Dio. 

  3. Il NT proclama anche la natura “migliore” del nuovo patto che Cristo ha inaugurato. La natura “migliore” del nuovo patto è vista alla luce della perfezione dell’opera di Cristo che è qualitativamente migliore di tutto quanto l’ha preceduta: migliori promesse, migliori sacrifici, e un patto stesso migliore. Ma cosa è migliore in questo patto? Questo: a motivo di chi è il nostro Redentore e di cosa offre come sacrificio, noi ora abbiamo un sacrificio più efficace e quindi un patto più efficace, che non può essere violato. Parlare del nuovo patto come un patto violabile è sminuire la persona ed opera del Redentore del nuovo patto, il nostro Signore Gesù Cristo. 

 


JT: Alcuni pedobattisti riformati, come Richard Pratt, direbbero che stai operando in base ad una escatologia iperrealizzata, enfatizzando il “già” a discapito del “non ancora” del “nuovo patto”. Come rispondi? 

SW: Ovviamente, sarei in forte disaccordo con questo tipo di valutazione. Anzi, direi che questo tipo di obiezione non soltanto è un fraintendimento di cosa sia “l’escatologia inaugurata”, ma implicitamente rimanda la questione. Perché questo tipo di obiezione attacchi, si deve prima presumere che l’aspetto del “già” del nuovo patto è che in questo periodo di interim tra le venute di Cristo la comunità del nuovo patto è ancora un’entità “mista”, mentre nel “non ancora” sarà poi una comunità rigenerata. Ma questo non è quello che dice il NT. L’epistola agli Ebrei, ad esempio, stabilisce la realtà del nuovo patto nella chiesa senza alcun indizio che il pieno stabilimento di una comunità rigenerata sia ancora futuro. Pratt nota giustamente che la promessa che presenta Geremia è una promessa salvifica che anticipa una comunità di persone rigenerate. Ma il NT afferma chiaramente che il nuovo patto è qui adesso (e.g. Ebrei cap. 8 e 10). I cambiamenti strutturali dell’antico hanno lasciato spazio al nuovo. Non c’è dubbio: attendiamo ancora gli aspetti del “non ancora” della nostra redenzione, ma questo non implica che la comunità del nuovo patto non sia “già” un popolo rigenerato. Al contrario, nella venuta di Cristo è arrivata la nuova epoca, lo Spirito è stato sparso sull’intera comunità, già adesso facciamo esperienza della nostra adozione di figli (il che include il pieno perdono dei peccati) benché desideriamo ancora la consumazione della fine. Ecco perché, parallelamente, quando la realtà del pieno perdono dei peccati è anticipata in Geremia 31 non cerchiamo di difendere la posizione che il “già” sia un parziale perdono dei peccati, mentre attendiamo ancora nel futuro il pieno perdono, nel “non ancora”. No, la giustificazione avviene adesso (Rom. 8:1), benché dovremo ancora stare davanti al giudizio di Cristo ed udire il verdetto finale. Lo stesso deve essere affermato per quanto riguarda la comunità del nuovo patto. 

 


JT: I pedobattisti riformati argomentano che il battesimo adempie e rimpiazza la circoncisione. Qual è la tua veduta? 

SW: La domanda cruciale che ci si deve fare è questa: la circoncisione significa le stesse esatte realtà spirituali del battesimo? Se sì, allora è facile affermare che il battesimo adempie e rimpiazza la circoncisione, ma questo è precisamente quello che il NT non insegna. Senza dubbio questi due segni di patto sono paralleli in vari modi, ma dovrebbero essere concepiti come segni di patto legati a patti diversi. Si ricordi che dobbiamo prima trattare ogni patto nel suo proprio contesto storico-redentivo, e poi pensare a come si correla agli altri patti. La circoncisione è un sacramento dell’AT stabilito in un contesto specifico, e lo stesso è vero del battesimo nel NT. Ma, secondo me, è un errore eguagliare i due in modo diretto. 


 

JT: Cosa significava la circoncisione nell’AT? 

SW: Nel mio capitolo cerco di difendere la posizione che la circoncisione nell’AT significa un certo numero di cose. Primo, nel contesto dei patti abramitico e mosaico, il suo proposito primario era distinguere una discendenza fisica in preparazione alla venuta del Messia. Quanto a questo ha fatto bene quello che doveva fare. Ma ora che Cristo è giunto, il suo compito è completo e il NT l’ha abrogata come segno di patto. Secondo, la circoncisione, in quanto incorporata nel patto mosaico, continuava a marcare e delineare la nazione, ma per sua stessa natura la nazione era costituita come entità mista. Perfino nei momenti più oscuri della storia di Israele i profeti non misero mai in questione il diritto di Israele di circoncidere i loro figli, benché ricordassero loro che la circoncisione fisica non era abbastanza; quello che ci voleva era la fede nelle promesse di Dio che veniva da un cuore circonciso. Inoltre, sotto il patto mosaico, vi era anche un altro proposito nella circoncisione che inizia ad indicare realtà spirituali e tipologiche. A questo riguardo la circoncisione fisica indicava il bisogno di un cuore spiritualmente circonciso (vedi le promesse nel nuovo patto), e in questo senso è tipologica della rigenerazione. 

 


JT: Dunque cosa cambia nel NT? 

SW: Quando si approccia il NT è chiaro che la circoncisione non è soltanto abrogata e in quanto tale non è più un segno significativo per il popolo di Dio dal punto di vista pattizio, che si parli di credenti giudaici o gentili, ma anche che ora che Cristo è venuto la legge-patto è stata adempiuta e le divisioni stabilite in precedenza da Dio, legate a quella legge-patto, sono state rimosse (Ef. 2:11-22; Gal. 6:15). Il nuovo segno del nuovo patto è quello del battesimo. Ma il battesimo non anticipa una circoncisione del cuore, ma anzi testimonia ed annuncia che chi lo ha ricevuto è stato già unito a Cristo e che è già parte della vera discendenza spirituale di Abraamo. Il battesimo non è un segno di discendenza fisica, né è un segno che anticipa della realtà evangeliche, che è precisamente come deve essere invece concepito nel battesimo degli infanti.  Piuttosto è un segno che significa la già avvenuta unione con Cristo di un credente e tutti i benefici già ricevuti che sono implicati in quell’unione. 

 


JT: Ti andrebbe bene dire che il battesimo è analogo alla circoncisione? 

SW: Sì, il battesimo è analogo alla circoncisione in quanto è un rito iniziatico, ma non è un mero rimpiazzo di essa. Da nessuna parte il NT dice che la circoncisione è adesso non più necessaria perché il battesimo l’ha rimpiazzata. Il NT non dà mai questa risposta perché il battesimo è un rito nuovo, applicato a tutti quelli che si sono ravveduti ed hanno creduto, e che sono nati dallo Spirito, sono stati uniti a Cristo e così hanno dimostrato di essere entrati nelle realtà del nuovo patto inaugurate dal nostro Signore. La circoncisione, in molti modi, anticipa la venuta di Cristo e l’era del nuovo patto; il battesimo è un segno che afferma che Cristo è giunto, il nuovo patto è qui, e quelli a cui viene applicato il segno sono coloro che sono entrati in un’unione di fede con Cristo. La circoncisione, alla fine può anticipare ed indicare queste realtà del nuovo patto in modo tipologico, ma non testimonia che tutte queste realtà sono di fatto vere di chi la riceve. Il battesimo, invece, è un’ordinanza del NT, comandata dal nostro Signore, che comunica la grazia di Dio a quelli che hanno fede, qualcosa che non si sarebbe mai potuto dire della circoncisione. Il battesimo è un nuovo rito per il popolo di Dio del nuovo patto; non è un mero rimpiazzo della circoncisione. 

 


JT: Saresti d’accordo con i pedobattisti riformati che la prova spetta al credobattista? Essi argomentano che la chiesa nel primo secolo avrebbe dato per scontato, in assenza di un’evidenza chiara per il contrario, il principio genealogico secondo cui i figli avrebbero dovuto ricevere il segno del patto, e che Atti 2:38-39 significava per loro dare ai figli dei credenti il segno del battesimo. Come rispondi? 

SW: Non è così scontato che la prova spetti a noi. Se si presume in partenza la concezione riformata del “patto di grazia”, della continuità che vi è tra i patti, della natura  mista della comunità di patto, della natura immutata del principio genealogico, e di una certa lettura di Geremia 31, allora, ovviamente, la prova spetta al credobattista. Ma questo, alla fine, è rimandare la questione. Tutti questi punti devono essere dimostrati dal pedobattista e non meramente dati per scontato. Alla fine si deve cercare di fare giustizia all’AT nel suo contesto come anche al modo in cui il NT intende la natura del suo adempimento. Si deve essere “cristiani dell’intera Bibbia”, e leggere l’AT nella sua collocazione storico-redentiva, e capire come il NT vede queste questioni, e poi stare bene attenti, alla luce di questo, al modo in cui mettiamo insieme le varie parti. 

Dato il mio tentativo di capire la relazione tra i patti in modo diverso, che io credo faccia giustizia all’intera Scrittura meglio della posizione pedobattista (in questo senso voglio dire che sono più pattizio di loro!), non accetto che la prova spetti a me, perché non accetto le loro premesse. Dunque, ad esempio, perché dovremmo pensare che la chiesa nel primo secolo avrebbe presunto che il principio genealogico dovesse essere interpretato in termini fisici? Il NT non insegna questo. Anzi, dove vediamo evidenza nel NT che il principio genealogico sia mai “ai credenti e ai loro figli”? I soli figli e figlie che il Signore Gesù Cristo ha nel NT sono i rigenerati che dimostrano una fede salvifica in Lui. Quello che preme a Paolo nel NT non è difendere una discendenza fisica, ma mostrare che sia Giudeo che Gentile, che sia uomo, donna, ragazzo, ragazza, è figlio di Dio attraverso la fede in Cristo Gesù

Senza dubbio sotto i patti precedenti il principio genealogico, ovvero, la relazione tra il mediatore di patto e la sua discendenza, era fisica. Ma ora, in Cristo, sotto la Sua mediazione, la relazione tra Cristo e la Sua discendenza non è più fisica ma spirituale, il che implica che il segno del patto deve essere applicato soltanto a chi è di fatto la discendenza spirituale di Abraamo, figli e figlie di Dio in Cristo, per la fede. In molti modi, siccome questo è precisamente quanto Geremia e l’AT anticipano in termini della venuta dell’era del nuovo patto, e siccome questo è precisamente il modo in cui il NT comprende queste relazioni, la prova spetta al pedobattista: deve dimostrare che il nuovo patto è qualcosa di diverso rispetto sia a quanto anticipa l’AT che a quanto il NT annuncia e proclama. 

 


JT: Cosa significa, secondo te, il battesimo? 

SW: Il battesimo significa l’unione di un credente con Cristo, per grazia attraverso la fede, e tutti i benefici che risultano da quell’unione. Testimonia ed annuncia che si è entrati nelle realtà del nuovo patto e quindi che si è fatto esperienza della rigenerazione, del dono e pegno dello Spirito, e del perdono del peccato. Significa graficamente che un credente è ora un membro del corpo di Cristo (Ef. 4:22-25). E’ il nostro marchio definitorio di appartenenza alla chiesa come anche di distinzione dal mondo. Significa l’entrata nell’ordine escatologico della nuova creazione, che il nostro Signore Gesù Cristo ha introdotto. In tutti questi modi il battesimo è un bellissimo rito, stabilito da Dio, che mostra, proclama e testimonia delle realtà del vangelo. 

 


JT: Perché questo dibattito è importante per la chiesa? 

SW: Il dibattito tra pedobattisti riformati e credobattisti riformati è, grazie a Dio, non un dibattito che tocca l’essenza del Vangelo. Tra credobattisti e pedobattisti vi è molto in comune, e possiamo essere grati per questi accordi e per questa unità in Cristo. Tuttavia, date le nostre differenze sul battesimo, vi sono anche delle profonde divisioni tra noi, e non è utile cercare di ignorarle a motivo dell’unità. In ultima istanza il battesimo è connesso alla proclamazione del Vangelo stesso, delle glorie del nostro Signore Gesù Cristo e delle piene realtà evangeliche della grazia sovrana. Sbagliare sul battesimo non è un errore innocente. Non soltanto fraintende il comandamento del Signore e le istruzioni date alla chiesa, ma conduce anche ad un fraintendimento degli elementi del vangelo, in particolare di chi siano i beneficiari del nuovo patto e di quale sia la natura della chiesa sotto il nuovo patto. Se non si sta attenti, potrebbe perfino condurre a minimizzare il bisogno di chiamare a fede e ravvedimento i figli dei credenti. Spesso i battisti sono accusati di non apprezzare il luogo dei loro figli all’interno della comunità di patto. Quest’accusa però fraintende in modo fondamentale la struttura e natura della comunità del nuovo patto, e corre il rischio di non cogliere quanto è davvero imperativo: chiamare tutti, inclusi i nostri figli, alla fede nel nostro Signore Gesù Cristo. Soltanto allora la promessa del nuovo patto diviene nostra, e non solo per noi, ma anche per i nostri figli, per tutti quelli che sono lontani. Il battesimo, come segno del nuovo patto, benché non ci porti esso stesso in uno stato di grazia, è stato ordinato dal nostro Dio come un appropriato mezzo di grazia che noi ignoriamo, distorciamo, e minimizziamo a detrimento della nostra vita e missione spirituale. Il battesimo ha una certa importanza. Il modo in cui concepiamo il battesimo si dimostrerà in molti modi un test di come stiamo mettendo insieme le varie parti della Bibbia. Alla luce di questo, mi auguro che sia i credobatisti che i pedobattisti possano continuamente ritornare alla Scrittura per esaminare quale veduta sia coerente con l’intera Bibbia, perché in questi dibattiti e disaccordi vi è molto in palio. 

 

Traduzione di F. De Lucia dal link originale

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