top of page

Israele nella Teologia del Nuovo Patto

 

Geoff Volker

 

 

Il modo in cui si concepisce la nazione di Israele è assolutamente cruciale per comprendere la Teologia del Nuovo Patto. La propria comprensione di Israele può influenzare la propria ermeneutica. Chiediamoci: interpretiamo l’Antico con le lenti del Nuovo o il Nuovo con le lenti dell’Antico? La propria comprensione di Israele può influenzare inoltre il modo in cui si concepisce la vita cristiana. Domanda: la nazione di Israele era una nazione di non credenti? Erano semplicemente dei “cristiani carnali”? Se Israele era una nazione di credenti, ci si dovrebbe aspettare la stessa loro consueta ribellione nella vita dei credenti di oggi? La propria comprensione di Israele può anche influenzare il modo in cui si comprende il funzionamento della chiesa. Vediamo Israele come la chiesa dell’Antico Testamento? Dovremmo quindi imitare il loro modo di riunirsi o dovrebbe piuttosto esserci un contrasto tra il modo in cui Israele si riuniva e a cui ci si rivolgeva, con quello in cui si riunisce il popolo di Dio nell’era del Nuovo Patto? In questo articolo voglio darvi una visione d’insieme di come la Teologia del Nuovo Patto veda Israele nel piano di Dio. 

 

Chi sostiene la Teologia del Nuovo Patto crede che la Bibbia insegni che Israele debba essere visto come il simbolo, la figura[1] delle promesse fatte ad Abraamo nel Patto Abramitico. La nazione di Israele, formata dal Patto che Dio stabilì con Israele sul Monte Sinai (l’Antico Patto), è la figura, l’adempimento fisico, del Patto Abramitico. L’adempimento spirituale del Patto Abramitico invece si trova nella chiesa e nel Nuovo Patto. Tuttavia, nell’era del Nuovo Patto Israele ha ancora un ruolo da svolgere. Benché sembri che Dio abbia abbandonato l’Israele fisico, egli afferma nel libro di Romani (cap. 11) che da esso ne salverà un residuo durante l’intera era del Nuovo Patto.

 

Quando si legge Genesi 15 sembra che la promessa di una discendenza ad Abraamo trovi il suo adempimento nella nazione di Israele: “Allora la parola del Signore giunse a lui: quest’uomo non sarà il tuo erede, ma un figlio che viene dal tuo stesso corpo sarà tuo erede. Egli lo prese fuori e disse: guarda in alto ai cieli e conta le stelle, se riesci a contarle. Poi gli disse: Così sarà la tua discendenza” (Genesi 15, 4-5). Se si approccia questo testo senza il suo adempimento nel Nuovo Testamento si comprenderà chiaramente come una promessa da parte di Dio di dare ad Abraamo moltissimi discendenti di sangue. 

 

Vi è ulteriore evidenza di ciò nel Libro dei Salmi, dove Israele è chiamato a confidare nel Dio di Israele. Essi sono chiamati a confidare in Dio perchè Egli è lo stesso Dio che adempì la promessa ad Abraamo che risultò poi nello stabilimento della nazione di Israele, i figli di Abraamo: 

 

Cercate il SIGNORE e la sua forza, cercate sempre il suo volto! Ricordatevi dei prodigi fatti da lui, dei suoi miracoli e dei giudizi della sua bocca, voi, figli d'Abraamo, suo servo, discendenza di Giacobbe, suoi eletti! Egli, il SIGNORE, è il nostro Dio; i suoi giudizi si estendono su tutta la terra. Egli si ricorda per sempre del suo patto, della parola da lui data per mille generazioni, del patto che fece con Abraamo, del giuramento che fece a Isacco, che confermò a Giacobbe come uno statuto, a Israele come un patto eterno, dicendo: «Ti darò il paese di Canaan come vostra eredità» (Salmo 105, 4-11). 

 

E’ chiaro che l’adempimento del Patto Abramitico è qui concepito come la possessione della terra fisica di Canaan da parte dei parenti di sangue di Abraamo. Questo è l’adempimento fisico o in figura del Patto di Abramitico. 

 

Il vero e spirituale adempimento delle promesse ad Abraamo si può vedere però nel Nuovo Testamento. Il libro di Galati descrive in che modo la discendenza di Abraamo in realtà non sono i discendenti fisici di Abraamo. Essi ebbero soltanto la funzione di raffigurare temporaneamente la vera discendenza di Abraamo. L’adempimento vero e proprio della discendenza di Abraamo è infatti Gesù Cristo: “Le promesse furono fatte ad Abraamo e alla sua progenie. Non dice: «E alle progenie», come se si trattasse di molte; ma, come parlando di una sola, dice: «E alla tua progenie», che è Cristo.” (Galati 3, 16).  E non solo è Gesù Cristo la vera discendenza di Abraamo ma lo sono anche coloro per cui egli morì sulla croce, anch’essi sono i veri figli di Abraamo e i recipienti delle promesse fatte ad Abraamo: “Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d'Abraamo, eredi secondo la promessa” (Galati 3, 29). I figli fisici di Abraamo, la nazione di Israele, ricevettero una terra fisica, la terra di Canaan. Questa terra è soltanto una figura temporanea di una terra eterna.[2] Si capirà quindi che le promesse fatte ad Abraamo dovevano prima avverarsi in un’adempimento figurale e temporaneo nell’Antico Patto e poi in uno eterno nel Nuovo Patto. L’errore che gli Israeliti al tempo di Gesù e dei suoi apostoli fecero fu di pensare che l’adempimento delle promesse fatte ad Abraamo si trovava nella nazione fisica di Israele.[3]

 

Quando però la nazione di Israele viene valutata dalla Scrittura è sempre concepita come un popolo in patto con Dio e tuttavia come un popolo non credente.[4] Ciò si vede chiarissimamente nel libro di Ebrei dove si afferma che l’Antico Patto, il patto che stabiliva Israele come nazione e come popolo di Dio, non fu in grado di produrre un vero popolo di Dio.[5] Esso produsse soltanto una figura non credente del popolo di Dio:

 

Ora però egli ha ottenuto un ministero tanto superiore quanto migliore è il patto fondato su migliori promesse, del quale egli è mediatore. Perché se quel primo patto fosse stato senza difetto, non vi sarebbe stato bisogno di sostituirlo con un secondo. Infatti Dio, biasimando il popolo, dice: «Ecco, i giorni vengono», dice il Signore, «che io concluderò con la casa d'Israele e con la casa di Giuda, un patto nuovo; non come il patto che feci con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto; perché essi non hanno perseverato nel mio patto, e io, a mia volta, non mi sono curato di loro», dice il Signore (Ebrei 8, 6-8).

 

Dio incolpa Israele perchè era una nazione di increduli. Tuttavia è importante anche capire che c’è sempre stato un residuo di veri credenti all’interno della nazione incredula di Israele.[6] Ma quandunque la Scrittura valuta Israele come nazione essa è sempre vista come non credente e infedele. Israele quindi, in quanto nazione, funziona come una figura temporanea di quanto doveva venire, ovvero un popolo di Dio che avrà il perdono dei peccati e che amerà Dio. 

 

Il “Nuovo Patto” è un espressione usata per descrivere quanto è stato realizzato dalla morte di Gesù Cristo sulla croce:[7]

 

Infatti con un'unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati. Anche lo Spirito Santo ce ne rende testimonianza. Infatti, dopo aver detto: «Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni», dice il Signore, «metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti», egli aggiunge: «Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità». Ora, dove c'è perdono di queste cose, non c'è più bisogno di offerta per il peccato (Ebrei 10, 14-18). 

 

Nel contesto di Ebrei 10, la morte di Cristo è detta essere l’adempimento della profezia fatta a Geremia riguardo il nuovo Patto.[8] E’ la morte di Gesù Cristo che ha acquistato un vero popolo di Dio.[9] Questo popolo di Dio è chiamato la Chiesa, è composto di Giudei e Gentili, e non è più una nazione etnica fatta di soli Israeliti:

 

Lui, infatti, è la nostra pace; lui che dei due popoli ne ha fatto uno solo e ha abbattuto il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell'inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo facendo la pace; e per riconciliarli tutti e due con Dio in un corpo unico mediante la sua croce, sulla quale fece morire la loro inimicizia. Con la sua venuta ha annunciato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini; perché per mezzo di lui gli uni e gli altri abbiamo accesso al Padre in un medesimo Spirito (Efesini 2, 14-18). 

 

Coloro per cui Gesù morì sono i veri figli di Dio e, a differenza dell’antico Israele,[10] hanno la vita eterna.[11] L’Antico Patto non provvedeva il perdono dei peccati per coloro che erano sotto di esso.[12]

 

Nell’era del Nuovo Patto, che va dalla Pentecoste fino alla seconda Venuta di Gesù Cristo,[13] gli Israeliti non sono stati però del tutto rigettati. Con la venuta dell’era del Nuovo Patto, Israele non può più concepire se stesso come il popolo di Dio, ma in questa era Dio ha scelto alcuni tra gli Israeliti a salvezza: 

 

Dico dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? No di certo! Perché anch'io sono israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino. Dio non ha ripudiato il suo popolo, che ha preconosciuto. Non sapete ciò che la Scrittura dice a proposito di Elia? Come si rivolse a Dio contro Israele, dicendo: «Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno demolito i tuoi altari, io sono rimasto solo e vogliono la mia vita»? Ma che cosa gli rispose la voce divina? «Mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal». Così anche al presente, c'è un residuo eletto per grazia. Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia (Romani 11, 1-6). 

 

Gli Israeliti nell’epoca del Nuovo Patto sono stati rimossi come popolo di patto di Dio perché il patto che li stabiliva in quanto tali,[14] ovvero l’Antico Patto, è giunto al suo termine.[15] Il popolo di Dio che in ultima analisi adempie la promessa fatta ad Abraamo sono coloro che sono stati salvati dall’opera di Gesù Cristo sulla croce, che è il Nuovo Patto.

 

Vi ho dato un breve ragguaglio di come la Scrittura e la Teologia del Nuovo Patto comprende Israele nel piano di Dio. Come ho scritto in precedenza, la propria comprensione dell’ermeneutica, la vita cristiana, ed il modo in cui la chiesa si raduna dipende da come si comprende Israele nel piano di Dio. Se ho ragione, ed Israele è la figura non credente del popolo di Dio e non sono mai stati credenti in quanto nazione, cosa deve cambiare nel tuo sistema teologico perchè si adatti a questa verità? In che modo la tua comprensione della vita cristiana e della chiesa debbono cambiare? Queste sono domande a cui ho dovuto dare una risposta nella mia vita. Le risposte non sono state facili ed a volte sono state dolorose, ma abbandonare la propria vecchia teologia è soltanto una questione di fedeltà a Dio, e, per quanto mi riguarda, io sono disposto ad andare dovunque la Sua Parola mi porti. 

 

Traduzione dall’articolo originale di Francesco De Lucia

 

Note

[1] Nell’Antico Patto vediamo in figura o forma fisica ciò che poi si è adempiuto nel Nuovo Patto. Israele è la figura del popolo di Dio (ovvero erano generalmente non credenti e parenti di sangue di Abraamo mediante la stessa carne), ma non il vero popolo di Dio (ovvero credenti e parenti spirituali di Abraamo mediante lo stesso Spirito). La chiesa nell’era del Nuovo Patto è il reale adempimento del Patto Abramitico. 

[2] Ebrei 4, 1-11.

[3] In Romani 9, 6-8 Paolo chiarisce questo fraintendimento. 

[4] Deuteronomio 31, 24-29; 2 Re 21, 14-15; Malachia 3, 7; Matteo 8, 10-12; 21, 33-44.

[5] La nazione di Israele sotto l’Antico Patto era una figura non credente del popolo di Dio, ma non il vero popolo di Dio. Coloro che sono nel Nuovo Patto, ovvero coloro per cui Gesù è morto, sono il vero popolo di Dio. Essi ricevono sia il perdono dei peccati che una nuova vita. Ebrei 8, 7-8; 10, 14-18. 

[6] Romani 11, 1-6. 

[7] Luca 22, 19-20; I Corinzi 11, 23-26. 

[8] Geremia 31, 31-33.

[9] Atti 20, 28; Apocalisse 5, 6-10.

[10] Quegli Israeliti che erano veri credenti e che tuttavia vivevano sotto l’Antico Patto facevano esperienza dei benefici del nuovo Patto benchè fossero nell’epoca dell’Antico Patto. Essi facevano esperienza del pieno perdono dei peccati e di un cuore nuovo. Romani 4, 1-8; Atti 13, 22. 

[11] Giovanni 3, 16; Romani 6, 23. 

[12] Ebrei 10, 1-4; 8, 7-8; 7, 18-25. 

[13] L’era dell’Antico Patto va dalla consegna della legge sul Sinai alla croce di Gesù Cristo. L’era del Nuovo Patto va dalla Pentecoste alla seconda venuta di Gesù Cristo. Matteo 27, 51; Atti 2. 

[14] L’Antico Patto giunse a termine alla croce ed è quindi non più in auge. Dunque, gli Israeliti non sono più il popolo di Dio in quanto nazione e figura temporanea. Romani 9, 6-8; Efesini 2, 14-16; Galati 4, 21-31; Ebrei 8, 13. 

[15] Ebrei 8, 13. 

bottom of page