La Casa di Dio
Teologia del Nuovo Patto: Domande e Risposte
Blake A. White
1. Cos'è la Teologia del Nuovo Patto?
La Teologia del Nuovo Patto (TNP) è un sistema biblico-teologico che cerca di usare il più possibile un linguaggio biblico, che prende seriamente la progressività della rivelazione scritturale, e che vede il nuovo patto come il culmine ed apice dei patti biblici precedenti. Riguardo alla Teologia del Nuovo Patto ne ho altrove delineato sette punti essenziali:
1. Un unico piano di Dio centrato su Gesù Cristo
2. L’Antico Testamento deve essere interpretato alla luce del Nuovo Testamento
3. L’Antico Patto era temporaneo per disegno divino
4. La Legge è un corpo unico
5. I cristiani non sono sotto la Legge di Mosè, ma sotto la Legge di Cristo
6. Tutti i membri della comunità del nuovo patto hanno lo Spirito Santo
7. La chiesa è l’Israele escatologico
Se il lettore è al corrente dei due altri principali sistemi di teologia, vedrà che alcuni dei questi punti si confanno alla Teologia del Patto (TP), mentre altri più alla Teologia Dispensazionalista (TD), ma, presi nel loro insieme, costituiscono un sistema teologico a sè.
2. In che modo la Teologia del Nuovo Patto (TNP) e la Teologia del Patto (TP) differiscono?
E’ difficile fare affermazioni definitive a riguardo, dal momento che vi sono vari teologi che risponderebbero in modo leggermente diverso a questa domanda, ma, generalmente parlando, le differenze principali tra TNP e TP sono quattro:
Primo, la TP vede più continuità nel canone biblico rispetto alla TNP. A motivo della categoria del “patto di grazia” la TP tende ad appiattire i patti biblici. Più specificamente, tende a ridurre il nuovo patto ad un patto meramente rinnovato. Quando Geremia profetizzò di un nuovo patto, egli parlò in modo chiaro ed esplicito: “Questo patto non sarà come quello che feci con i loro antenati quando li presi per mani per condurli fuori dalla terra d’Egitto” (Ger. 31, 32; cf. Ez. 16, 61). Il nuovo patto non sarebbe stato come l’antico, ma sarebbe stato radicalmente diverso. La TP vede, correttamente, la struttura della storia redentiva strutturata su due patti, ma erra quando li identifica come “patto di grazia” e “patto d’opere”. Vi è un solo piano di Dio centrato sul Messia, strutturato su due patti – l’antico ed il nuovo. Il primo che punta a Lui, l’altro ratificato da Lui.
Secondo, la Teologia del Nuovo Patto differisce dalla concezione da parte della TP della natura della comunità del nuovo patto. Di nuovo, Geremia 31 parla chiaro: nel nuovo patto non ci sarà più nessuno dei suoi membri che non “conosce il Signore”, perchè ogni membro della comunità del patto avrà il cuore circonciso (Deut. 30, 6; Ez. 36, 25-27). Tutti i membri del nuovo patto conosceranno il Signore. In breve, la comunità neotestamentaria è una comunità di persone rigenerate, a differenza di Israele che era una comunità mista composta dal rimanente fedele e dagli idolatri dal collo duro. Entrambi, sia i fedeli che gli idolatri ricevettero il segno del patto. A seguire dalla prima differenza, questo è il punto in cui la Pentecoste porta discontinuità. L’inabitare permanente dello Spirito Santo in ogni membro della comunità neotestamentaria è una cosa nuova. In Giovanni leggiamo: “Quelli che credettero in Gesù avrebbero ricevuto lo Spirito, perchè lo Spirito non era ancora stato ricevuto perchè Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv. 7, 39; cf. 14, 16-17; 16, 7). E’ chiaro che lo Spirito non era stato ancora dato prima della Pentecoste. L’esperienza che di Lui ne aveva Israele non era affatto la stessa di quella della chiesa (Num. 11, 29; Gio. 2, 28-29; Is. 32, 15; 44, 3).
Terzo, la TNP differisce dalla TP sulla relazione tra la chiesa ed Israele. Non è preciso in modo esatto dire che la chiesa è Israele e che Israele è la chiesa. La Scrittura non connette le due in modo diretto ed immediato. Il pattern non è israele=Chiesa, ma: Israele=Messia=Chiesa. Galati 3:29 dice: “Se appartenete a Cristo allora siete discendenza di Abraamo, eredi secondo la promessa”. Vi è una differenza escatologica tra Israele e la chiesa. Il nuovo patto è nuovo. Questo ha anche implicazioni per la natura della comunità neotestamentaria. Per essere parte di questa nuova comunità si deve essere uniti a Cristo, mediante lo strumento della fede. Se essere in Cristo, la discendenza (al singolare) di Abraamo (Gal. 3, 16), è ciò che fa membri dell’Israele escatologico, allora la fede è necessaria affinchè ciò avvenga, e questo dunque non è possibile ai neonati. La chiesa consiste di soli credenti.
Quarto ed ultimo, la TNP differisce dalla TP sulla nozione di “legge”. I “Battisti Riformati” sarebbero per la gran parte d’accordo sui tre punti precedenti, ma è questo punto che divide i Battisti Riformati dai Teologi del Nuovo Patto. Le confessioni basate sulla TP (e.g. Westminster e la Seconda Battista di Londra del 1689) costringono la TP a considerare il Decalogo come legge morale eterna di Dio. La TNP vede il Decalogo come parte della legge dell’antico patto, sotto la quale i cristiani non si trovano più. Dal momento che nove dei Dieci Comandamenti sono sostanzialmente ripetuti nel Nuovo Testamento, essi non costituiscono un problema. Il Sabato, però, è un punto problematico. A noi sembra piuttosto chiaro che il Nuovo Testamento affermi che i cristiani non sono più obbligati ad osservare il Sabato: non vediamo alcun avallo esegetico per poter cambiare il comandamento originale rendendo opzionali tutti e sei i giorni di lavoro o cambiando nella domenica il giorno del riposo. Al contrario, Ebrei 3-4 ci mostra che il Sabato è stato adempiuto quando ci si riposa in Cristo (cf. Mt. 11, 28-12, 8). In uno dei passaggi più scioccanti del Nuovo Testamento Paolo disse che ritornare al Sabato era come ritornare ad essere sotto la schiavitù del paganesimo (Gal. 4, 8-10). Egli disse che il Sabato era un’ombra, ma che la sostanza è Cristo (Col. 2, 16-17) e giunse perfino a dire che si sarebbe dovuto fare quello di cui si era pienamente convinti nella propria mente (Rm. 14, 5), il che è ben diverso da quanto afferma Esodo 20, 8.
Quelli che cercano di imporre il Sabato ai cristiani del nuovo patto farebbero bene a fare attenzione all’insegnamento e agli avvertimenti di Paolo su questo argomento. Il suo rimprovero è severo. Per dirla tutta, è anche vero che molti avvocati della TP non impongono il Sabato sui crstiani, anzi, molti di essi vivono il fine settimana proprio come me. Ma deve essere notato che ciò non è coerente con la loro teologia, perchè per la TP il Sabato, essendo uno dei Dieci, è sullo stesso livello di autorità morale dell’adulterio e dell’omicidio. Quand’è stata l’ultima volta che avete sentito un membro di chiesa messo sotto disciplina perchè ha violato il giorno del riposo? La TNP è più coerente con la pratica stessa della TP su questo punto.
3. In che modo la Teologia del Nuovo Patto differisce dalla Teologia Dispensazionalista (TD)?
La TNP è più lontana dalla TD che dalla TP. Si potrebbe dire molto, ma le differenze principali sono tre:
Primo, penso che la differenza fondamentale tra TNP e TD riguardi l’ermeneutica. La TD cerca di mantenere una lettura “letterale” delle promesse dell’Antico Testamento. La TNP cerca un’ermeneutica più “letteraria”, lasciando che Gesù e i Suoi apostoli ci insegnino come approcciare ed interpretare l’Antico Testamento. La TNP crede che l’ermeneutica “letterale” dispensazionalista fallisca nell’apprezzare pienamente la progressività della rivelazione della Scrittura. A volta la TD accusa la TNP di “spiritualizzare” alcune promesse dell’Antico Testamento, ma la TNP controbatte affermando che essa prende “letteralmente” gli Apostoli quando loro letteralmente “spiritualizzano” l’Antico Testamento (e.g. Gio. 2, 28-32 in At. 2, 14-21, o Am. 9, 11-12 in At. 15, 12-21, per citarne soltanto due di molti). “Noi prendiamo la Scrittura alla lettera” è un buono slogan ma è di fatto impossibile praticarlo in modo coerente. La TNP legge l’Antico alla luce del Nuovo. Questo, ovviamente, è anatema per la TD ed ha delle implicazioni teologiche molto serie.
Secondo, la TNP nega la netta distinzione che la TD fa tra Israele e la chiesa. Questa differenza è particolarmente accentuata quanto alla relazione della chiesa al nuovo patto. La TNP vede il nuovo patto per la chiesa, ovvero quelli che sono in Cristo, l’inauguratore del nuovo patto. La TD crede che vi sia un aspetto del nuovo patto esclusivamente riservato all’Israele etnico e che esso debba ancora adempiersi e sia riservato al futuro. La TNP, similmente alla TP, rigetta la distinzione netta tra Israele e la chiesa. La teologia dispensazionalista, invece, vede il regno come interamente futuro, e afferma perfino che Gesù non è seduto, al momento, sul trono di Davide.
E’ da riconoscere che la TD ha apportato delle correzioni alla sua visione, grazie soprattutto a George Eldon Ladd e alla sua opera sull’escatologia inaugurata da Cristo. Grazie a questo lavoro, molti teologi hanno in gran parte abbandonato la TD tradizionale. Ora molti sposano ciò che viene chiamato il “Dispensazionalismo Progressivo”. Ma secondo Ryrie e molti altri teologi dispensazionalisti tradizionali, il Dispensazionalismo Progressivo non può più chiamarsi davvero dispensazionalismo. Il Dispensazionalismo progressivo crede che la chiesa prenda parte soltanto agli aspetti spirituali del nuovo patto di Israele: dunque il perdono dei peccati e il dono dello Spirito Santo. Ma il cuore del nuovo patto non avrà adempimento fino al millennio e riguarderà l’Israele etnico.
Terzo, la TNP differisce dalla TD a riguardo della tipologia. La maggior parte delle differenze tra le due teologie riguardano la promessa della terra ad Abraamo. Secondo la TNP la TD non riesce a cogliere la natura tipologica della promessa della terra, che trova adempimento coll’essere ora “in Cristo” piuttosto che “nella terra”, e che troverà il suo adempimento ultimo su una terra rinnovata alla risurrezione (Rm. 4, 13; 8, 18 e seguenti; Ap. 21-22). Lo stesso dicasi per la tipologia del tempio.
4. La TNP è un’innovazione teologica o v’è traccia d’essa nella storia della chiesa?
L’etichetta “TNP” è relativamente nuova nella storia, ma questo modo di “mettere insieme il canone biblico” ha molta evidenza esegetica, tanto quanta se ne può trovare per la TP o la TD. Secondo me, anzi, ne ha anche di più, benchè vada fatto altro lavoro a riguardo. Nella Patristica non si trova il linguaggio della TP o della TD, ma si possono trovare molte somiglianze con la TNP. Si consideri il modo in cui Ireneo di Lione e Giustino Martire hanno parlato della novità del nuovo patto. Giustino parla di una “legge nuova”, “il vero Israele spirituale”, e definisce Gesù un “nuovo legislatore” (Dialogo con Trifo, cap. 11). L’esegesi del predicatore dalla bocca d’oro, Giovanni Crisostomo, si allinea con alcuni punti chiave della TNP (vedasi il suo commentario a Galati, ad esempio). Dopo il medioevo troviamo molti passaggi interessanti negli scritti di Martin Lutero. Egli deistoricizzava la “legge” e ne parlava meramente come ciò che Dio esigeva dall’uomo, e non riuscì a catturare la natura storico-redentiva dell’insegnamento neotestamentario sulla legge, ma molti di quelli che sostengono la TNP sarebbero di cuore d’accordo se leggessero il suo trattato In che Modo si Deve Considerare Mosè (1525), così come anche la sua opera su Romani e Galati. Doug Moo, che ora si associa esplicitamente alla TNP, in precedenza chiamava la sua posizione come “Luterana modificata”. Le radici dell’ermeneutica della TNP si trovano anche negli Anabattisti svizzeri. Pilgram Marpeck, ad esempio, colse la progressività della rivelazione scritturale e parla dell’antico patto come “ieri” e del nuovo come “oggi”.
5. Generalmente, qual è la tesi scritturale a difesa della Teologia del Nuovo Patto?
Io direi che la TNP è il sistema che contiene il numero minore di “passagi problematici”. Il Dispensazionalismo va contro la natura stessa del nuovo testamento, contro uno dei suoi punti centrali, che è l’unità di Giudei e Gentili in Cristo. Si pensi ad esempio al libro degli Atti, Efesini, Romani e Galati. Quando la TD distingue in modo netto Giudei e Gentili questo si scontra col messaggio del Nuovo Testamento, e ciò costituisce un serio errore. La TP, d’altro canto, si scontra con Galati in particolare, dove viene fatta una differenza chiara tra l’antico patto e il patto abraamico, ed è in contrasto ai passaggi che insegnano l’adempimento del Sabato, come detto nel punto 2.
La TNP vede la promessa dell’obsolescenza dell’antico patto nell’Antico Testamento stesso. Questo è l’argomento principale di Ebrei. Si noti come l’autore dell’epistola mostri dall’Antico Testamento stesso che vi era bisogno di qualcosa di nuovo (Sal. 8; 95; 110; Ger. 31). L’argomento del sermone potrebbe essere riassunto così: “Non tornate indietro, Gesù è migliore, le vostre Scritture stesse indicavano lui!”. Cruciali a questo riguardo sono Ebrei 7, 11-12 e il capitolo 8. Il primo passaggio dice in modo esplicito che il popolo ricevette la legge sotto il sacerdozio, e la legge e il sacerdozio sono intimamente connessi in quanto la legge è un corpo unico. La divisione tripartita della legge in morale, cerimoniale e civile è un prodotto di Tommaso d’Aquino, non dell’esegesi biblica. Il predicatore agli Ebrei dice che “quando vi è un cambiamento di sacerdozio, vi deve essere anche un cambiamento di legge”. La TNP non fa altro che ripetere quello che è scritto: vi è stato un cambiamento di legge (contra TP). Nel capitolo successivo poi l’autore cita un lungo passaggio dall’Antico Testamento per dire che il nuovo patto promesso da lungo tempo è stato finalmente istituito. Egli applica la promessa che Geremia aveva fatto all’antico Israele alla chiesa (contra TD). Secondo Corinzi 3 afferma praticamente lo stesso.
Un’altra epistola preferita della TNP è Galati, la nostra Katie Von Bora (che il lettore intenda). Qui l’Apostolo descrive in modo chiarissimo la temporaneità della legge. Essa ebbe un preciso punto di partenza (430 anni dopo la promessa ad Abraamo) ed un preciso punto di arrivo (quando il Messia e la fede sono arrivati). La legge ha funzionato come un precettore, un babysitter per Israele, ma una volta che è giunta la maturità, non v’è più bisogno del precettore. Galati parla chiaramente anche dell’unità tra Giudei e Gentili in Cristo. “Quelli che hanno la fede” – ovvero, la chiesa – “sono figli di Abraamo” – ovvero, sono Israele (Gal. 3, 7). Alla fine della lettera Paolo riassume il suo messaggio, quando parla della regola della nuova creazione: nè la circoncisione nè l’incirconcisione conta. Poi augura una benedizione di pace e misericordia a tutti quelli che seguono quella regola: l’Israele di Dio (Gal. 6, 15-16). In base al contesto del libro, l’Israele di Dio qui è, chiaramente, tutti quelli che sono in Cristo mediante la fede, perchè “non c’è Giudeo o Greco … perchè siete tutti uno in Cristo Gesù” (Gal. 3, 28).
Un altro passaggio chiave per la TNP è I Corinzi 9, 20-21: “con i Giudei, mi sono fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto la legge, mi sono fatto come uno che è sotto la legge (benché io stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge.” Qui Paolo dice che la legge di Dio non può più essere eguagliata alla legge di Mosè. Egli non si trova sotto la legge dell’antico patto, ma ciò non significa che sia autonomo: essere senza la Legge di Mosè non significa essere fuorilegge, o senza legge. No, egli si trova sotto la legge di Dio: sotto la legge di Cristo.
La TNP cerca di leggere la Scrittura per come essa stessa parla. Si potrebbe dire molto di più, ma spero che dai passaggi a cui ho fatto riferimento finora si possa cogliere la fondazione esegetica della TNP.
6. Come vede la Teologia del Nuovo Patto la relazione del cristiano alla Legge dell’Antico Testamento?
Paolo afferma chiarissimamente di non essere sotto la legge. Per “legge”, il 98% delle volte Paolo intende la legge-patto di Mosè. Per lui e tutti gli ebrei del 1° secolo d. C., la legge era un “pacchetto unico”. Se si legge attentamente Esodo 19-24 si scoprirà che è così. Le parole di Esodo 20 e le ordinanze di Esodo 21-23 costituiscono il Libro del Patto (Es. 24, 3-7). Non si possono estrapolare i comandamenti dal patto in cui essi furono dati. L’antico patto e la sua legge sono stati rimpiazzati dal nuovo patto e la sua legge. A Paolo piaceva fare contrasti e presentare alternative. Geerhardus Vos aveva ragione nel dire che esse sono parte della struttura della teologia paolina. I vari contrasti (legge/Spirito, peccato/giustizia, carne/Spirito, morte/vita, etc.) possono essere riassunti con “Adamo e ultimo Adamo”. Adamo è il capo dell’epoca antica. L’ultimo Adamo è il capo dell’epoca nuova. Nell’equazione della storia redentiva Paolo associa la legge al primo Adamo. Per questo egli comincia la lettera ai Galati col dire che Gesù ci ha liberati dalla malvagia età presente (Gal. 1, 4) e la termina menzionando la nuova creazione (Gal. 6, 15). Si ricordi che il punto fondamentale a cui stava rispondendo era che alcuni falsi insegnanti cercavano di forzare i cristiani gentili ad osservare la legge. Essi non sapevano che ora era nella storia redentiva: i loro orologi escatologici avevano bisogno di batterie nuove.
Questo è il motivo per cui Paolo può dire quello che dice in Romani 6, 14. Paolo lì insegna che la nostra vittoria sul peccato è mediante la nostra unione con Cristo. Avrebbe avuto senso che egli concludesse la sezione così: “Perchè il peccato non vi dominerà, perchè non siete sotto il peccato, ma sotto la grazia”. Ma invece egli scrisse: “Perchè il peccato non vi dominerà, perchè non siete sotto la legge, ma sotto la grazia”. Si ricordi che Paolo aveva appena finito di descrivere la rappresentatività di Adamo e Cristo (Rom. 5, 12-21). Per Paolo essere sotto la legge è qualcosa di escatologicamente vecchio.
Per riassumere, non si può dirla meglio di Paolo in Romani 7, 4-6: “Così, fratelli miei, anche voi siete stati messi a morte quanto alla legge mediante il corpo di Cristo, per appartenere a un altro, cioè a colui che è risuscitato dai morti, affinché portiamo frutto a Dio. Infatti, mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose, risvegliate dalla legge, agivano nelle nostre membra allo scopo di portare frutto per la morte; ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito e non in quello vecchio della lettera.”
Mi affretto ad aggiungere che ciò non implica che la TNP sia antinomista. Vi sono qualcosa come 2000 imperativi nel Nuovo Testamento, e dunque a dirla tutta la sua visione morale è ampliata, e punta al cuore (vedasi le antitesi del Sermone sul monte). I cristiani sono vincolati all’esempio di Cristo, l’insegnamento di Cristo e dei Suoi Apostoli (supremamente il comandamento dell’amore), e l’Antico Testamento interpretato ed applicato alla luce del nuovo patto. Ma centralmente i cristiani del nuovo patto hanno l’obbligo morale di camminare ed essere condotti dallo Spirito (Gal. 5; 2 Cor. 3).
7. Qual è la concezione della Teologia del Nuovo Patto della relazione di Israele alla Chiesa?
Vedasi le Domande 2 e 3 sopra. In breve, la chiesa è l’Israele escatologico in virtù dell’unione col Messia d’Israele. Gesù riassume in sè la storia di Israele, Egli è la discendenza (al singolare) di Abraamo, e tutte le promesse di Dio trovano in lui il loro “sì” (Gal. 3, 16; 2 Cor. 1, 20). Quelli uniti a Cristo mediante la fede sono i Suoi co-eredi. Il messaggio del Nuovo Testamento su questo punto è univoco: “Quelli che hanno fede sono figli di Abraamo” (Gal. 3, 7). Non vi è più Giudeo o Gentile, ma sono tutti figli di Dio mediante la fede poichè se si appartiene a Cristo si è la discendenza di Abraamo, eredi con lui della medesima promessa che Dio fece a lui (Gal. 3, 26-29). Abraamo è ora il padre di tutti quelli che credono (Rom. 4, 12, 16; cf. 1 Cor. 10, 1). I credenti sono quelli la cui madre è la donna libera, la Gerusalemme di sopra e sono loro i figli della promessa fatta ad Abraamo, proprio come Isacco (Gal. 4, 21-31). La chiesa è la comunità della nuova creazione, il nuovo Israele, quelli che seguono la regola che l’etnicità nel nuovo patto non conta più alcunchè (Gal. 6, 16). I Gentili erano senza il Messia, ma sono ora in Lui per fede, e sono cittadini di Israele (Ef. 2, 11-12, 19). Gesù ha reso uno Giudei e Gentili abbattendo il muro di divisione nella sua carne, creando in sè stesso delle due una sola nuova umanità (Ef. 2, 14-15). La “circoncisione” sono i credenti, quelli che servono Dio nello Spirito, e che si vantano in Cristo e non nella carne (Fil. 3, 3). Nel nuovo patto, una persona non è più un Giudeo in virtù di qualcosa di esterno, ma lo è internamente mediante un cuore circonciso dallo Spirito (Rom. 2, 28-29).
8. Quali diresti sono le tre ragioni principali per adottare le Teologia del Nuovo Patto, se le dovessi spiegare a qualcuno che non crede in questo sistema teologico?
Rischiando perfino di passare per arrogante, come prima cosa direi che è la sola teologia che si può trarre da una semplice lettura della Scrittura. Non è facile trovare una persona convinta della TP che è giunta alle sue conclusioni a prescindere da libri sulla Teologia Riformata o dalle confessioni riformate. Similmente, non si troverà un dispensazionalista che sposa la sua posizione senza aver mai letto Scofield, Ryrie, MacArthur o qualche altro “aiuto” biblico scritto da una prospettiva dispensazionalista.
Secondo, non si troveranno nella Scrittura categorie teologiche come “patto di grazia”, “patto d’opere”, la divisione della legge in tre parti, un Sabato mutato da sabato a domenica, un rapimento pre-tribolazionista, il battesimo dei neonati, e molti altri punti che definiscono la TP e la TD. In altre parole, la TNP cerca di usare il linguaggio stesso della Scrittura nelle sue formulazioni teologiche. Crediamo che la teologia debba essere radicata esclusivamente nell’esegesi contestuale del testo biblico, e secondo noi la TNP è la più coerente nello svolgere il compito esegetico.
Terzo, direi che la TNP è il sistema teologico che è più coerentemente cristocentrico. Tutta la teologia evangelica cerca di esserlo, ma secondo noi non è sempre coerente. Come ha fatto notare John Reisinger in un suo libro, la TP e la TD condividono la stessa ermeneutica, ironicamente, su due punti diversi: la TD sul patto abraamico e la promessa della terra; la TP sul patto abraaamico e i suoi discendenti. Nessuna delle due vede questi punti con le lenti cristoteliche che Gesù Stesso ci ha detto di indossare (Lu. 24). La TD non vede che Cristo, nell’adempiere il patto e le promesse ad Abraaamo, conquista per il Suo popolo la nuova creazione, e non meramente una fetta di terra nel Medioriente. La terra promessa da Abraamo è un tipo della nuova terra. La TP non vede invece che la promessa era per il capo e mediatore del nuovo patto e la sua discendenza, e non per il credente individuale e la sua discendenza. Cristo è il capo e mediatore del nuovo patto e la promessa è per la Sua discendenza, che è spirituale, non fisica. Gesù non ha nipoti. Lo stesso si potrebbe dire per il modo in cui Cristo trasforma il Sabato e riassume in sè Israele. La TNP cerca di praticare un’ermeneutica robustamente cristocentrica in tutta l’interpretazione biblica.
Dall’articolo originale. Traduzione di Francesco De Lucia.