La Casa di Dio
Il vero Vangelo
James M. Frye
Il solo vero Vangelo biblico
Come posso essere salvato? Questa è la domanda più importante che potresti mai farti. Gesù ha detto: “cosa gioverà ad un uomo, se guadagnerà il mondo intero e perderà la sua anima? O cosa darà un uomo in cambio per la sua anima?” (Marco 8:36-37). Immagino che si potrebbe offrire tutto quello che si ha e promettere di pagare tanto per evitare di essere mandati all’inferno.
Ma la salvezza non può essere acquistata o guadagnata. E’ il dono gratuito di Dio dato a chi crede il Vangelo (Ef. 2:8-9). Ma quale vangelo? Vi sono molte versioni differenti del Vangelo in giro oggi. Quale di esse è il vero Vangelo che salva? Qual è il vero Vangelo di Gesù Cristo?
Primo, bisogna capire che nessuno può essere salvato credendo un falso vangelo. Lasciatemi usare un’illustrazione: se venissi a voi e vi dicessi di un uomo che si chiama Gesù, un coltivatore di frutta della Florida, insegnò che se si riuscisse a cogliere 100 arance all’ora si sarebbe salvati, potreste essere salvati credendo a un tale messaggio? Ovviamente no. Dobbiamo non soltanto credere al vero Gesù della Scrittura, ma anche nel vero Vangelo che Egli predicò.
Mi meraviglio che così presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo. Ché poi non c'è un altro vangelo; però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema (Gal. 1:6-9).
Qualsiasi vangelo che non sia quello predicato da Gesù e i Suoi apostoli non può salvare. E chi perverte, sovverte il vero Vangelo predicando falsi vangeli è anatema, ovvero maledetto da Dio. La Scrittura non potrebbe essere più chiara. Se dobbiamo essere salvati, possiamo esserlo soltanto ricevendo il solo vero Vangelo biblico.
La salvezza è in Gesù Cristo soltanto
La Bibbia insegna che la salvezza si trova soltanto in Gesù Cristo.
Gesù gli disse: Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Gv. 14:6).
Quando Gesù parla di “venire al Padre” sta parlando del venire a Dio per la salvezza. E come Egli dice, nessuno può andare a Dio per la salvezza eccetto che attraverso di Lui. Secondo le parole stesse di Gesù Cristo una persona non può essere salvata attraverso Budda, Maometto, o qualsiasi altro leader religioso o religione da egli inventata, ma soltanto attraverso di Lui. Gesù ha detto che Lui è la sola via per andare a Dio.
Sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele che questo è stato fatto nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, che voi avete crocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti … In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati (Atti 4:10, 12)
E’ attraverso il nome di Gesù Cristo soltanto che si deve essere salvati. In altre parole, se si deve essere salvati, si deve essere salvati attraverso Gesù e il Suo nome soltanto. Non vi è alcun’altra via.
Perché vi è un solo Dio, e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo uomo (I Tim. 2:5).
Il solo mediatore tra Dio e l’uomo è Gesù Cristo. Secondo la Bibbia Gesù è sia uomo che Dio, e per questo Egli è il solo che da un lato può raggiungere e afferrare l’uomo, e dall’altro può raggiungere Dio e portare i due insieme.
Il ravvedimento è necessario
Come affermato sopra, l’uomo e Dio sono uniti nella salvezza mediante Gesù Cristo. La ragione per cui è così è che i peccati delle persone li hanno separati da Dio:
Ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio … (Is. 59:2)
La Scrittura dice chiaramente che tutti hanno peccato:
Perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (Rom. 3:23)
Come è scritto: non vi è alcun giusto, no neppure uno (Rom. 3:10).
Poiché tutti hanno peccato, tutti sono stati separati da Dio a motivo dei loro peccati. E’ attraverso la salvezza che i peccati di una persona sono perdonati e si è così riconciliati con Dio. Ma per essere salvati, non soltanto dobbiamo riconoscere che abbiamo peccato, ma dobbiamo anche volerci ravvedere e lasciare la nostra vita di peccato. La Bibbia è chiara che chi continua a vivere una vita caratterizzata dal peccato non sarà salvato e non andrà in paradiso.
Non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio (I Cor. 6:9-10).
I fornicatori sono quelli che hanno relazioni sessuali con chi non si è sposati. Gli adulteri sono chi è sposato ma ha relazioni sessuali con chi non è la propria sposa. Gli effeminati sono maschi che si comportano o vestono come femmine. Gli omosessuali sono chi ha relazioni sessuali con persone dello stesso sesso, e questa cosa è condannata nella Bibbia molte volte (Lev. 18:22; Rom. 1:26-27, etc.). Gli ubriaconi sono chi si ubriaca abitualmente (e questo si applica anche a chi si droga). E così via per gli altri peccati.
La Scrittura dice molto chiaramente che chi vive in tali comportamenti peccaminosi non erediterà il regno di Dio. Non saranno salvati, non andranno in paradiso quando muoiono. Ma la Scrittura dice anche questo:
E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù, e mediante lo Spirito del nostro Dio (I Cor. 6:11).
Le persone a cui queste parole furono scritte in origine avevano nel passato vissuto nei peccati elencati nel passaggio. Ma ora erano cambiati. I verbi dicono che essi vivevano in quei peccati, ma che poi non fu più così. Si erano ravveduti ed erano stati salvati. Si erano pentiti ed avevano lasciato le loro vite di peccato per vivere nuove vite per Dio. Nel fare questo i loro peccati erano stati lavati, loro erano stati giustificati (dichiarati, considerati giusti agli occhi di Dio), erano stati santificati, ovvero messi a parte per vivere vite sante per Dio.
Non vi è peccato troppo grande che Dio non possa perdonare, ed alcuni dei cristiani più santi sono quelli che un tempo vivevano delle vite molto peccaminose. L’apostolo Paolo, che scrisse questo passaggio, prima della sua conversione perseguitava i cristiani dovunque li trovasse, li puniva, li obbligava a bestemmiare, dava loro la caccia di città in città, li imprigionava e contribuiva a metterli a morte (At. 26:9-11).
In I Timoteo 1:15-16 Paolo parla di sé come il primo, il principale dei peccatori e dice che Dio lo perdonò per dimostrare che può perdonare chiunque. Non importa cosa si è fatto, si può essere perdonati e lavati, se ti ravvedi, ti penti dei tuoi peccati e credi in Cristo per la salvezza.
Poi venite, e discutiamo», dice il SIGNORE; «anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana (Is. 1:18).
Il ravvedimento, il pentimento seguito dall’abbandono del peccato, è parte del credere veramente al Vangelo:
… Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo» (Mar. 1:14-15).
Gesù connette il ravvedimento col perdono dei peccati, e dice che bisogna predicare questo:
… che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme (Lu. 24:47).
Il verso seguente è ancora più chiaro:
Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro (At. 3:19-20).
Non vi è salvezza senza ravvedimento, esso è parte integrate del solo e vero Vangelo biblico. Chi professa di essere salvato, di essere cristiano, ma vive ancora nel peccato sta ingannando se stesso.
Mettete in pratica la parola e non siate soltanto uditori, ingannando voi stessi (Gm. 1:22).
La fede
Nella Scrittura vi sono tre parole usate intercambiabilmente: fede, credere e confidare. Credere in Dio è avere fede in Lui, ed avere fede in Lui è confidare in Lui. La Scrittura è chiara che la salvezza è mediante la fede.
Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti (Ef. 2:8-9).
E che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù (II Tim. 3:15).
Siamo salvati avendo fede in Gesù Cristo, ma cos’è che dobbiamo credere di Lui?
Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture (I Cor. 15:1-4).
Il vangelo include i seguenti fatti storici: Gesù Cristo è morto sulla croce per i peccati di quelli che credono in Lui per la salvezza, che è stato seppellito, e che risuscitò dai morti il terzo giorno. Dobbiamo credere nella morte, seppellimento, e risurrezione di Cristo per essere salvati. Questo è parte del Vangelo. Dobbiamo anche credere che Gesù morì per i nostri propri peccati.
Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Rom. 5:8).
… Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture (I Cor. 15:3).
Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Gv. 3:16).
Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati … Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato (Rom. 10:9-10, 13).
Chiunque crede nel cuore che Gesù morì per i suoi peccati, chiunque confessa apertamente il Signore con la sua bocca, e chiunque invoca il Signore per salvezza sarà salvato.
Aver fede, essere un credente significa anche che si crede tutto quello che Dio dice nella Bibbia.
Per questo ritengo giusti tutti i tuoi precetti e odio ogni sentiero di menzogna (Sal. 119:128).
Un credente è proprio questo: uno che crede! Crede che tutti i precetti di Dio, qualsiasi cosa sia affermato nella Sua Parola scritta sia giusto e vero.
… adoro il Dio dei miei padri … credendo in tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti (At. 24:14).
Un credente è uno che crede tutte le cose scritte nella Scrittura.
Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo … (I Gv. 5:10).
Non credere alla Parola di Dio è farlo bugiardo, e nessun vero credente farebbe Dio bugiardo. Chi è davvero salvato ascolterà la verità delle parole di Dio. Chi non ascolta la verità della Scrittura manifesta soltanto di non essere davvero salvato.
Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non le ascoltate; perché non siete da Dio … Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono (Gv. 8:47; 10:27).
Consideriamo meglio quest’ultimo passaggio nella prossima sezione.
La chiamata a seguire Cristo
Gesù chiama le persone a seguirlo:
Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano (Gv. 10:27-28).
Gesù dice che coloro a cui dà vita eterna (le Sue pecore, i salvati) non soltanto ascoltano la Sua voce (nella Scrittura, la Sua parola), ma lo seguono anche nelle loro vite. Nella Scrittura i seguaci di Gesù vengono chiamati “i Suoi discepoli”:
Gesù salì sulla barca e i suoi discepoli lo seguirono (Mt. 8:23).
Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono (Lu. 22:39).
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? (Mt. 16:24-26).
E’ chiaro che Gesù sta parlando della salvezza qui, perché parla della salvezza o perdizione delle anime. Prendere la propria croce parla del sopportare la persecuzione e la sofferenza come risultato della propria fede (Gv. 15:18-21). Negare se stessi ci parla del perdere controllo sulla propria vita. Il termine “vita” è usato nel senso in cui lo usiamo noi spesso. Alcuni diranno: “è la mia vita, e la vivo come voglio”. Questo è il senso della parola “vita” che Gesù intende qui: chi cercherà di preservare la “sua vita” per viverla per sé nel modo che vuole la perderà per l’eternità. Ma chi la perderà, la darà arrendendola a Cristo per viverla per Lui, la preserverà per tutta l’eternità (otterrà la vita eterna).
Un discepolo ed un cristiano sono la stessa cosa, e questo è il significato di “cristiano”, un discepolo, un seguace di Cristo. Le due parole vengono usate in modo intercambiabile nella Scrittura:
… ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani (At. 11:26).
Chi fino a quel momento era stato chiamato “discepolo” da ora in poi venne chiamato anche “cristiano”. Le due parole si riferiscono alle stesse persone, e divenire un cristiano è divenire un discepolo. Non esiste un cristiano che non è anche un discepolo, un seguace di Cristo. Ci si può chiamare cristiani, ma secondo la Bibbia se non si sta anche seguendo Cristo credendo ed ubbidendo i Suoi insegnamenti nella Scrittura, non si è veramente cristiani. Né si è salvati. Questo insegna la Bibbia.
Sottomettersi alla Signoria di Cristo
Diventare un discepolo, un seguace di Cristo include arrendersi alla Signoria di Cristo.
Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero (Mt. 11:28-30).
Notate che Gesù nell’invitare le persone a venire e partecipare del riposo spirituale della salvezza invita anche a prendere il Suo giogo di controllo sulle proprie vite. Un giogo era un attrezzo che si metteva sul collo degli animali per guidarli e controllarne i movimenti. Chi non vuole prendere il Suo giogo di controllo sulla propria vita non può prendere parte al riposo della sua salvezza. E’ tutto o niente. Il giogo di Gesù è leggero ed il Suo peso è dolce perché le cose che Egli ci dice di fare sono sempre giuste e per il nostro bene. La nostra vita è resa migliore, e molte cadute e problemi ci vengono evitati semplicemente facendo le cose a Suo modo invece che nel nostro. Avremo comunque difficoltà da superare, ma Gesù sarà con noi in esse.
Ai giorni nostri molti dicono che Gesù Cristo è il loro Signore e Salvatore, ed è vero che Lui è sia Signore che Salvatore. Ma Gesù fece una importante domanda a questo riguardo:
Perché mi chiamate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico? (Lu. 6:46).
Che senso ha chiamare Gesù Signore quando non Lo si ubbidisce come tale? Gesù disse chiaramente che la fede e l’ubbidienza vanno di pari passo:
Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?" Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!" (Mt. 7:21-23).
Come ho detto prima in questo articolo, Gesù è sia uomo che Dio. Siccome è Dio dobbiamo relazionarci a Lui in quanto tale, ubbidendolo. Gesù non ha messo da parte i Suoi diritti divini nel regnare su di noi quando è morto sulla croce per diventare il nostro salvatore. Egli ha dimostrato il Suo essere degno di regnare:
Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre (Fil. 2:5-11).
Il fatto che Gesù morì per salvare quelli che credono in Lui soffrendo per i loro peccati alla croce non mette da parte la Sua deità, né la necessità di ubbidirgli da parte nostra. Piuttosto la Sua opera afferma tutto questo, perché dimostra che è degno di essere ubbidito.
Il frutto della fede
Come abbiamo imparato finora, la salvezza non si può acquistare o guadagnare, ma è il dono di Dio dato a coloro che credono il vangelo. Ma abbiamo anche discusso il ravvedimento, la chiamata a seguire Cristo e il bisogno di arrendersi alla Signoria di Cristo. Queste non sono “opere” fatte in aggiunta alla fede per poter essere salvati, ma sono i frutti, i risultati della vera fede che salva. Chi crede veramente al vangelo riconoscerà come risultato della fede che ha peccato contro Dio e si ravvedrà. Seguirà la chiamata ad obbedire ed arrendersi alla Signoria di Cristo.
Nella Scrittura la chiamata del Vangelo spesso include non solo la chiamata a credere ma anche quella a mostrarne il frutto. Ad esempio in Romani 10:9-10 una persona è chiamata non solo ad avere fede, a credere per essere salvata, ma anche a confessare Cristo come Signore. Significa che si è salvati per fede più confessione? No, la confessione è un frutto della fede. Chi crede veramente in Gesù Cristo Lo confesserà esteriormente (Mat. 10:32). Così vediamo che il Vangelo, per come presentato nella Scrittura, spesso unisce la fede col suo frutto come un tutt’uno nella chiamata alla salvezza.
Una persona non è salvata col seguire Cristo, è salvata per fede, ma la fede genuina ascolta sempre la chiamata a seguire Cristo. Né si è salvati arrendendosi alla Signoria di Cristo, ma chi ha una fede genuina si arrenderà alla Sua Signoria. Questa è la relazione tra la fede e le opere. Giacomo capitolo 2 spiega questa verità:
A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? (Gm. 2:14).
Può una “fede” che non produce anche opere, risultati, salvare una persona? No.
Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta (Gm. 2:17).
Una fede che non produce anche opere è morta, e non è vera fede che salva.
… mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (Gm. 2:18).
La vera fede è vista dalle opere che produce nella vita di una persona. Ricordate quando abbiamo discusso del ravvedimento e abbiamo visto come chi una volta aveva vissuto una vita molto peccaminosa era stato cambiato e non viveva più così? Quelle persone non erano salvate a motivo dei cambiamenti avvenuti nelle loro vite, ma per fede. I cambiamenti però erano il risultato di una vera fede.
Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano (Gm. 2:19).
Il diavolo crede i fatti che Gesù morì e risuscitò per i peccatori ma non è salvato. Né una persona è salvata meramente perché crede i fatti del Vangelo, se la Sua vita non manifesta anche il frutto di una fede genuina.
Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta (Gm. 2:26).
Una fede che non produce opere non è una vera fede biblica ma un mero assenso mentale ad una serie di fatti. Questo tipo di “fede” non è quello che vuol dire la Bibbia quando parla di fede che salva. Siamo salvati per sola fede, ma essa è una fede che non è mai sola! E’ sempre accompagnata da opere che sono il frutto di quella vera fede. Ebrei capitolo 11 parla delle opere che molti credenti fecero nei tempi dell’Antico Testamento come risultato della loro fede. Dice cose come “per fede … fecero questo … per fede fecero quello”. Perché fecero quelle cose? A motivo della loro fede. Potremmo parlare delle loro opere come “opere di fede” opere fatte come risultato della loro fede.
Ubbidire a Dio è anche un frutto della vera fede salvifica. Abbiamo visto prima in Matteo capitolo 7 quelli che Gesù manderà via nel Giorno del Giudizio. Benché avevano chiamato Gesù Signore, non fecero la volontà di Dio rivelata nella Scrittura ubbidendolo come Signore. Gesù disse loro di allontanarsi da Lui perché Non li aveva mai conosciuti, ovvero non li aveva mai conosciuti nella salvezza. La Bibbia dichiara questa stessa verità altrove.
Da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Io l'ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui (I Gv. 2:3-4).
Come possiamo sapere di conoscere Dio in modo salvifico? Se osserviamo i Suoi comandamenti. Di nuovo, non siamo salvati osservando i Suoi comandamenti, siamo salvati per sola fede. Ma chi ha una vera fede praticherà l’ubbidienza a Dio osservando i Suoi comandamenti.
Il Giorno del Giudizio
Al principio di questo articolo ho detto che nel giorno del giudizio una persona non salvata darebbe qualsiasi cosa per evitare di essere mandata all’inferno. Ma come abbiamo visto la salvezza non può essere guadagnata o acquistata, e quindi non importa quanto implorare o negoziare si cerchi di fare, ciò non salverà una persona dall’inferno in quel giorno. Nel giorno del giudizio sarà troppo tardi. Il tempo della salvezza è ora!
… Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza! (II Cor. 6:2).
Ora in questa vita, prima che una persona muoia, è il tempo della salvezza. Se si muore è troppo tardi. Non esiste la reincarnazione e non vi sono seconde possibilità:
Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio (Ebr. 9:27).
Gesù morì per i peccati di quelli che credono in Lui per essere salvati, ma chi non crede è ancora nei suoi peccati, che non sono perdonati e per cui è ancora responsabile.
Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati (Gv. 8:24).
Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui (Gv. 3:36).
Chi muore senza essere salvato non sarà salutato dalla misericordia, amore e perdono di Dio. Il tempo della misericordia e del perdono è ora, prima che si muore. No, si andrà incontro all’ira di un Dio santo che punisce il peccato con giustizia.
È terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Ebr. 10:31).
Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini … (I Cor. 5:11).
Dio è misericordioso e perdona e lo ha dimostrato mandando Gesù a morire sulla croce per i peccati di quelli che crederanno in Lui per la salvezza. Ma è anche un Dio santo e giusto che non può passare sopra il peccato e rimanere giusto e dunque non lo farà.
Il SIGNORE è lento all'ira e grande in bontà; egli perdona l'iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole … (Num. 14:18).
Se una persona non ha Gesù come suo salvatore i suoi peccati non sono perdonati. Non si sarà giustificati, dichiarati giusti, davanti a Dio, ma si sarà giudicati colpevoli davanti a Lui per i propri peccati. E siccome Gesù morì solo per i peccati di crede in Lui, gli altri porteranno essi stessi la giusta punizione per i loro peccati. Il seguente passaggio ci dice come sarà il giorno del giudizio sia per i credenti che per i non credenti.
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra (Mt. 25:31-33).
Come abbiamo visto prima, “pecore” si riferisce ai veri credenti che ascoltano la voce di Gesù nella Sua Parola e lo seguono ubbidendo ad essa come Suoi discepoli. Queste percore sono alla Sua destra. Cosa accade loro?
Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo (Mt. 25:34).
I veri credenti erediteranno il regno di Dio. Ricordate che prima abbiamo letto che quelli che non si ravvedono veramente dei loro peccati ma continuano a vivere nel peccato non erediteranno il regno di Dio (I Cor. 6:9-10)? Questi non credenti sono chiamati “capri” e sono posti alla sinistra del Re. Cosa accade loro?
Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! (Mt. 25:41).
Questi che non si ravvidero e divennero veri credenti sono gettati nel fuoco dell’inferno. Il passaggio parla ancora di entrambi i gruppi:
Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna (Mt. 25:46).
Proprio come la vita sarà di durata interminabile per chi è salvati, così saranno anche le punizioni dell’inferno per i non credenti. La Bibbia su questo è chiara.
Ora è il tempo della salvezza. Dopo la morte il destino di una persona è sigillato per sempre e sarà troppo tardi.
Traduzione dall'articolo originale di F. De Lucia COPYRIGHT © 2016